Il petrolio divide (e unisce) Paesi arabi e Paesi europei di Mario Salvatorelli

Il petrolio divide (e unisce) Paesi arabi e Paesi europei Aperto a Roma rincontro con TOapec organizzato dall'Eni Il petrolio divide (e unisce) Paesi arabi e Paesi europei Forlani: «Altri rincari sarebbero disastrosi per tutti» - Il ministro degli esteri Colombo: «Occorre un negoziato» - Il ministro libico del petrolio: «Alcuni Paesi industriali sottovalutano le nostre esigenze» ROMA — «Sviluppo attraverso la cooperazione» è il tema del convegno che si è aperto ieri tra i Paesi arabi produttori di petrolio. l'Italia e il Sud Europa. La distinzione tra il nostro e gli altri Paesi dell'area mediterranea — Cipro, Francia, Jugoslavia. Malta, Portogallo, Spagna. Turchia, in ordine alfabetico — non è dovuta solo al fatto che il convegno è organizzato dall'Eni, in collaborazione con l'Oapec. l'organizzazione, appunto dei Paesi arabi petroliferi. C'è un motivo ben preciso, al tempo stesso politico ed economico, che deriva dall'intenzione dell'Italia, «ufficializzata» proprio in questa occasione, di porsi come cerniera tra la regione Europa e la regione araba, cioè tra Paesi industrializzati e Paesi fornitori di petrolio, che oggi è, ma fino a chissà quando continuerà ad essere, la fonte di energia più importante per lo sviluppo economico e sociale. Questo ruolo di collegamento tra due mondi, al tempo stesso opposti — produttori e consumatori — e complementari, è stato sottolineato, ovviamente, da tutti gli interventi di ieri. E' rimasto, però, nello sfondo, un po' per logico «pudore» diplomatico da parte nostra, un po' per prudenza, e, diciamolo pure, per diffidenza, da parte degli altri. E' emerso, invece, volutamente sottolineato fin dall'inizio da Alberto Grandi, presidente dell'Eni e della prima sessione dei lavori, il tema dell'interdipendenza tra le due regioni, europea e araba. Da una parte c'è il petrolio, dall'altra i prodotti industriali, la tecnologia, e questo è lo schema più semplice di interdipendenza e di collaborazione. Ma Grandi ha ricordato che esiste, e attende solo di essere valorizzata, la possibilità di scambi e rapporti politici e culturali. Ed ha concluso affermando che. forse, dal risultato di questo dialogo può dipendere il futuro del mondo. Impostato su questi temi, l'incontro sembrava avviato a una normale «routine» di reciproci saluti, auguri e impegni di buon vicinato. Non è stato cosi. Ad aprire il fuoco degli ammonimenti è stato il nostro presidente del Consiglio. Dopo aver sottolineato, com'era ovvio, la complementarietà, geografica ed economica, dell'Europa meridionale e della regione araba, e l'importanza di questo incontro nel dialogo Nord-Sud. Arnaldo Forlani ha ricordato che i consumi petroliferi, nel mondo industrializzato, sono stazionari da alcuni anni (e poteva aggiungere che in Italia sono addirittura in calo). Poi ha insistito a lungo sui programmi di sviluppo delle fonti alternative e aggiuntive di energia, annunciando che l'Italia ha in programa la costruzione di centrali nucleari per 4 mila megawatt, oltre Caorso e Montalto di Castro, e vuole triplicare l'apporto del carbone e raddoppiare quello del metano. Infine, Forlani ha ammonito che nuovi, improvvisi aumenti del prezzo del greggio pregiudicherebbero ogni sforzo di sviluppo, sarebbero disastrosi per tutti e farebbero ripiombare la società internazionale in una crisi simile a quella degli Anni Trenta. Agli ammonimenti di Forlani ha aggiunto i suoi il ministro degli Esteri, Emilio Colombo. Ha ricordato che il concetto di interdipendenza, economica e sociale, delle due aree non può essere disgiunto da quello di responsabilità collegiale. Ha criticato passate azioni di politica economica, dovute a scarsa conoscenza delle rispettive realtà e dei reciproci interessi, e ha invitato i Paesi produttori e consumatori di petrolio a un «positivo negoziato», sia nel campo energetico, sia nel «riciclaggio» degli attivi delle bilance dei pagamenti, verso investimenti remunerativi e a favore del Terzo Mondo non petrolifero. Ha risposto al fuoco, dopo alcuni interventi interlocutori, il Segretario di Stato per il petrolio della Libia, Abdul-Salam Al Zagaar, affermando che la difficoltà del dialogo Nord-Sud deriva dall'incomprensione di alcuni Paesi industriali per le necessità del Terzo mondo in via di sviluppo. Ha denunciato, poi, le pressioni che esercitano le multinazionali petrolifere, per distorcere i programmi di sviluppo dei Paesi arabi verso settori non necessari. Al Zagaar ha. quindi, ricordato, che i Paesi arabi alimentano il mondo con energia pulita, petrolio e metano, i cui costi so- no inferiori, in rapporto al rendimento, ai costi di altre fonti di energia. E. a questo proposito, ha affermato che la crisi economica internazionale non è dovuta al petrolio, ma a squilibri interni, e che nella spirale dei prezzi tra petrolio e prodotti industriali, i maggiori colpevoli sono i secondi. Il segretario generale dell'Oapec. Ali A. Attiga. è tornato sul tema della collaborazione: politica, commerciale, tecnologica, tra le due «regioni», definendo questo incontro un'eccellente occasione per sintonizzare i programmi economici dei Paesi partecipanti. E il ministro del petrolio dell'Iraq. Tayeh Abdul Karim. ha rasserenato l'atmosfera, assicurando che il suo Paese, nonostante la «guerra di difesa» contro l'aggressione iraniana, rispetterà i suoi impegni di forniture petrolifere, in particolare con l'Italia, di cui ha riconosciuto il grosso sforzo nei programmi di sviluppo dell'Iraq. Le relazioni del vice-presidente dell'Agip. Marcello Colitti, del presidente del Cnen, Umberto Colombo, e di altri, hanno concluso la prima giornata del convegno, che continua oggi e domani nel Palazzo Barberini, in Roma. Mario Salvatorelli

Persone citate: Abdul Karim, Alberto Grandi, Arnaldo Forlani, Barberini, Emilio Colombo, Forlani, Marcello Colitti, Umberto Colombo