Le carceri sono nel mirino dei terroristi in sei anni 16 persone uccise e 18 ferite

Le carceri sono nel mirino dei terroristi in sei anni 16 persone uccise e 18 ferite L'attacco ai «lager di Stato» ha fatto ieri un'altra vittima Le carceri sono nel mirino dei terroristi in sei anni 16 persone uccise e 18 ferite ROMA — L'agente di custodia Raffaele Cinotti è la nuova vittima di quello che è stato definito V«attacco al personale carcerario», uno degli obiettivi ricorrenti nella strategia delle Brigate rosse. Da sei anni, agenti di custodia, funzionari del ministero della Giustizia, medici, progettisti —cioè chiunque direttamente o indirettamente ha legami con l'istituzione carceraria —è nel mirino del terrorismo, non solo delle Br. Dal 1975 sono 34 le persone colpite: 16 uccise e 18 ferite. Le Brigate rosse hanno colpito 13 volte: 11 morti e due feriti. All'inizio agiscono i «Nap»: H 7 ottobre 1975 feriscono a Milano il brigadiere degli agenti di custodia Cosimo Vernich; il 28 gennaio 1976 a Roma il funzionario del ministero della Giustizia Pietro Margariti. responsabile del movimento dei detenuti. Poi, nel 1977, entrano in azione le «Brigate rosse»: il 13 gennaio feriscono l'ispettore ministeriale addetto alle carceri Valerio Traversi. Nello stesso anno, il 30 marzo, anche «Azione rivoluzionaria» com¬ pie un attentato: ferisce Alberto Mammoli, ex medico del carcere di Pisa, ritenuto colpevole della morte dell'anarchico Franco Serantini, avvenuta nella prigione toscana nel 1972. TI 1978 si apre con un assalto, attribuito a «Prima linea», al carcere fiorentino delle «Murate». E' il 20 gennaio. Per sventare un'evasione, un agente di custodia. Fausto Dionisi, viene ucciso, un altro, Dario Atzeni, ferito. Sempre nel 1978 cominciano gli attacchi pianificati delle «Brigate rosse». Tn dieci mesi colpiscono sette volte, sempre mortalmente. Altre tre vittime le fanno «Prima linea» e le sue strutture gregarie, le «Formazioni combattenti comuniste» e le «Squadre proletarie di combattimento». Inoltre il terrorismo diffuso ferisce quattro volte. La prima vittima delle «Br» è Riccardo Palma, responsabile dell'edilizia carceraria per il ministero della Giustizia, ucciso a Roma il 14 febbraio. Dopo di lui sono uccisi gli agenti di custodia Lorenzo Cotugno (l'il aprile a Torino). Francesco De Cataldo (il 20 dello stesso mese a Milano), e Antonio Santoro (il 6 giugno a Udine), il direttore degli istituti di prevenzione e pena Girolamo Tartaglione (il 10 ottobre a Roma) e. infine, (il 15 dicembre a Torino) le guardie di pubblica sicurezza Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu. che vigilavano a bordo di un pulmino le mura esterne del carcere. Nel frattempo entra in azione anche «Prima linea», direttamente e con le sue strutture minori. L'11 ottobre a Napoli. «PI» uccide il criminologo Alfredo Paolella, consulente del ministero della Giustizia per il problema delle carceri. A Patrica (l'8 novembre) le «Formazioni comuniste combattenti» uccido- no, con il procuratore Fedele Calvosa, l'agente di custodia Giuseppe Pagliei e il dipendente ministeriale Luciano Rossi. A Torino le «Squadre proletarie di combattimento» feriscono l'architetto Mario De Orsola, uno dei progettisti della ristrutturazione della caserma dei carabinieri «Lamarmora». Nel 1979 continuano, ma a ritmo meno serrato, gli attentati: nel corso dell'anno due persone sono uccise e sette ferite. Molto attiva «Prima linea»: uccide l'agente Giuseppe Lo Russo (il 19 gennaio a Torino) e ferisce un altro agente di custodia, e una vigilatrice. due medici carcerari e il figlio del titolare di un'impresa di costruzione che collaborava all'edilizia carceraria. Più «selettivo» il disegno delle «Brigate rosse» una sola vittima: il colonnello dei carabinieri Antonio Varisco, responsabile per Roma delle traduzioni e delle scorte dei detenuti, ucciso il 13 luglio. Per tutto l'anno però si intensifica l'azione, all'interno delle carceri, dei detenuti politici o dei comuni politicizzatisi: Le sommosse si moltiplicano nel 1980: alcuni detenuti, sia comuni sia politici, ritenuti delatori, vengono uccisi. La strategia dell'«annientamento individuale» sembra abbandonata. Nei dodici mesi due sole vittime, ma scelte accuratamente: il direttore del centro clinico di .Regina Coeli» Giuseppe Furci e il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi. che si occupava della sicurezza delle carceri. Entrambi sono uccisi a Roma dalle «Brigate rosse»; Furci il primo dicembre. Galvaligi il 31 dello stesso mese, in pieno sequestro D'Urso. Anche «Prima linea» è selettiva: colpisce Sergio Lenci. un architetto che si occupa di edilizia carceraria. Il 2 maggio, a Roma, gli sparano alla testa: si salva per miracolo.