Il petrolio non ho vinto gli ultimi carbonai sardi di Mario Guerrini
Il petrolio non ho vinto gli ultimi carbonai sardi Lavorano sulle montagne della Gallura Il petrolio non ho vinto gli ultimi carbonai sardi CAGLIARI — Neanche il petrolio è riuscito a sconfiggere i carbonai, ultimi protagonisti di un'epoca ormai scomparsa. In Sardegna è ancora possibile trovarne soprattutto in Gallura dove con metodi arcaici trasformano la legna in carbone. Quest'arte i carbonai sardi l'hanno imparata dai toscani che si insediarono nell'isola nell'800 e da allora viene tramandata di padre in figlio. Ottimi conoscitori della foresta con la quale convivono, abilissimi nell'uso della roncola e della scure, arnesi sostituiti ma non del tutto negli ultimi anni dalla motosega. E' un cambiamento comunque questo che è avvenuto soltanto parzialmente e che ha consentito di accelerare il lavoro e di diminuire sensibilmente la fatica. -Ho cominciato a lavorare a 17'anni — dice Pancrazio Oggiano — ed è da trentanni che faccio questo lavoro. E' un lavoro pesante che ci tiene occupati tutto l'anno. Svolgiamo la nostra attività all'interno d'immense foreste e in zone impervie dove spesso i muli sono l'unico mezzo di trasporto-. «La giornata lavorativa non ha limiti di orario e si allunga o si accorcia — dice Luigi Micheli, anche lui carbonaio — a seconda che si lavori in inverno o in primavera-. II taglio della legna comincia ai primi di novembre e prosegue fino ad aprile, mese propizio per dare fuoco alla carbonaia. Il carbone migliore si ottiene dal leccio e dal corbezzolo: la legna tagliata in pezzi uguali viene trasportata su appositi piazzoni preparati in prossimità di strade e in luoghi riparati dal vento, unico serio pericolo oltre alla neve. «Ogni carbonaia — dice ancora Luigi Micheli — contiene tra i 100 e i 150 quintali di legna che accatastiamo a forma di cono e intrecciamo con molta fatica. Al centro della capanna della carbonaia facciamo un piccolo foro verticale, cioè il camino, che attraversa tutta la catasta in cui poi getteremo i tizzoni accesi. Per impedire che la legna bruci in fretta, trasformandosi in cenere, copriamo la carbonaia tutt'intorno con uno strato di terriccio che impedisce l'ingresso dell'aria. Per 12-15 giorni il fuoco si sviluppa lentamente; durante questo periodo apriamo altri fori ai lati e da ognuno di essi si sprigiona del fumo grigio, dal quale è possibile stabilire se tutto procede per il verso giusto-. Per produrre un quintale di carbone ne occorrono cinque di legna. Complessivamente i carbonai della Gallura producono circa un migliaio di quintali di carbone venduti in parte a Sassari e in altri piccoli centri, in parte agli alberghi ed ai ristoranti della costa gallurese e perfino della Costa Smeralda. Un mercato ridotto che si va assottigliando sempre di più nonostante la richiesta abbia ripreso lentamente a salire in questi ultimi anni. Purtroppo la concorrenza del petrolio è spietata e anche gli ultimi carbonai minacciano di scomparire. Mario Guerrini
Persone citate: Luigi Micheli, Pancrazio Oggiano
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