Banditi uccisero guardia giurata L'imputato: «Io sono innocente»

Banditi uccisero guardia giurata L'imputato: «Io sono innocente» Banditi uccisero guardia giurata L'imputato: «Io sono innocente» Nel novembre '76 Antonio Lapalorcia. 36 anni, «cittadino dell'ordine-, viene ucciso dai banditi mentre tenta di sventare una rapina alla Banca Popolare di Novara in largo Giachino. Per rispondere di quel tragico fatto è comparso in assise un solo imputato. Antonio Faleo, 27 anni. I presunti complici, almeno quattro, non sono mai stati scoperti. E Faleo nega tutto. -Quella mattina ero a casa con mia moglie, ho saputo dell'omicidio da mia suocera che rientrava dalla spesa- ha ripetuto ai giudici della prima corte d'assise (pres. Barbaro, pm Maddalena, cane. Farlito). Per lui il pm Maddalena ha chiesto 10 anni e mezzo di carcere. Secondo l'accusa l'imputato ha preso parte all'assalto in banca. Non sarebbe stato lui a sparare, il colpo che uccise la guardia giurata, parti quasi certamente dalla pistola di un complice, ma l'imputato risponde dell'omicidio a titolo di concorso, oltre che della tentata rapina. L'accusa contro Faleo è puntellata, secondo il pm. da due testimonianze. Quella di un giovane che ha assistito all'assalto e l'altra di un benzinaio che gestisce un distributore in largo Giachino. Entrambi avrebbero riconosciuto l'imputato in un confronto in questura. L'alibi del Faleo presenta poi qualche falla. Sui riconoscimenti si sono soffermati in particolari i difensori avvocati Marcello Gallo e Rossomando. L'arringa del prof. Gallo è stata una lezione di diritto sul valore della prova e delle ricognizioni di persona in particolare. -uno dei punti più problematici del nostro sistema penale-. Il legale ha analizzato poi il concetto di concorso nel reato, la non prevedibilità di un evento eccezionale da parte dell'imputato. Duro l'intervento dell'altro difensore avv. Rossomando: -Che valore ha un riconoscimento effettuato, e in modo parziale, dopo che il teste ha già visto su "La Stampa" la fotografia di uno indicato già dalla polizia come probabile omicida?E' necessario una verifica critica ». _ In sintesi, questa la difesa. Sull'auto della rapina non sono state trovate impronte del Faleo. Un pensionato che si trovava in largo Giachino ha escluso la presenza sul posto dell'imputato. Il nome di Faleo è venuto fuori in modo rocambolesco, per sentito dire, una semplice congettura. L'imputato era il -magazzi¬ niere delle armi- di una banda specializzata in rapine di cui facevano parte anche due suoi cognati. Per quei colpi c'è già stato un processo con varie condanne. Faleo ammise: « Tenevo le armi per i miei parenti, non erano mie-. Fu condannato a 5 anni di carcere per concorso in rapina. Un particolare sottolineato dall'avv. Rossomando: «/ banditi erano a riso scoperto. Faleo che abitava a 200 metri dalla banca sarebbe stato un pazzo a presentarsi in agenzia senza passamontagna.

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