Come ad Avellino si attende la «calata» dei giapponesi di Francesco Santini

Come ad Avellino si attende la «calata» dei giapponesi Molte perplessità per lo stabilimento Alfa-Nissan Come ad Avellino si attende la «calata» dei giapponesi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AVELLINO — Nella città devastata dal terremoto arrivano i giapponesi dell'Alfa-Nissan e il sindaco di Avellino, sconcertato, ammette: -Già cominciano le raccomandazioni per il posto di lavoro, siamo soltanto agli inizi perché altri problemi ci assillano». Fra i principali ci sono 15 mila senzatetto, dieci edifici scolastici occupati, una nuova ondata di emigrazione. Si aspettano i tecnici del Giappone e l'anziano professore di liceo, Pionati, chiamato alla carica di sindaco, è attraversato da mille perplessità: 'L'automobile giapponese — si domanda — rappresenta una scelta funzionale al territorio?: L'avvocato Mauriello, direttore dell'Unione degli industriali, con amarezza commenta: .Questi giapponesi, ma chi li ha mai visti? Sono troppi gli interrogativi nella stessa area di sviluppo industriale. I nostri imprenditori dell'indotto lavorano per la Fiat e per l'Alfa Romeo: sono pieni di inquietudini. Che fine faranno? Troppe sono le perplessità, quando i termini di un accordo passano lontani da noi, in altre sedi». Anche i sindacalisti più attenti sono pieni di timore. Se alla Cgil, Sergio Simeone, si interroga sul sistema d'assunzione e domanda: 'Ma per i 1100 operai quali criteri saranno scelti? Si terrà conto dei terremotati? La Regione Campania sarà in grado di organizzare dei corsi di qualificazione professionale?», un altro esponente del sindacato, Vincenzo Luciano, della segreteria Cisl, alterna lo studio della lingua giapponese, alla battaglia contro la «fascia costiera». Vincenzo Luciano ricorda l'antica polemica tra zona interna e zona esterna in Campania e denuncia: «/I pericolo è che dopo l'esproprio del terremoto, Avellino possa subire da Napoli anche l'esproprio del sindacato». E' per questo che si esercita alla grammatica giapponese e, con determinazione, dichiara: 'L'Alfa-Nissan di Avellino non deve diventare una seconda Alfa Sud: qui di assenteismo non vogliamo neppur sentir parlare. Ai malati diremo: curatevi, ma con i giapponesi siate puntuali. Il presidente degli industriali della Campania, nel suo ruolo di presidente del Consorzio per l'area di sviluppo della provincia di Avellino, è ancora più esplicito: 'Siamo di fronte ad una grande scommessa per tutto il Meridione. Dobbiamo creare ad Avellino la controimmagine di Pomigliano d'Arco: riscattare i guasti dell'Alfa Sud con un modello irpino all'industrializzazione che sia d'esempio per il Mezzogiorno». Giannattasio, presidente degli industriali, è l'unica persona che in città abbia avuto contatto con i giapponesi. •Dopo aver visitato il Consor-*\ zio — dice convinto — mi sono apparsi tranquilli. Certo, il pericolo di una realtà dirompente è in agguato. Sarà bene non ripetere gli errori di Povùgliano: evitare la pendolarità, offrire servizi e strutture efficienti. ■ Alla Nissan si è opposta fino all'ultimo Armida Tino, esponente repubblicana della città, assessore ai Beni culturali nella giunta di Pionati. «72 pericolo — dice con lucidità — è quello di avere una seconda Alfa Sud, con una nuova sconfitta e, in più, il timore è grande per la vecchia regola: il voto contro il posto di lavoro. La Nissan non risolve i problemi della nostra economia che ha una struttura essenzialmente agricola. Fin quando non si arriverà alla trasformazione dei prodotti di base, saremo condannati a un ruolo subalterno». Lasciando la città disastrata, ecco, a Baiano, un energico imprenditore torinese, Mario Figino. Crede nello sviluppo del Sud, esperto nella realizzazione di grandi impianti, ora guida con successo un'azienda specializzata nella verniciatura di prodotti industriali. 'Io ho 100 dipendenti. Qualsiasi azienda che venga in questa zona — dichiara con sicurezza impetuosa — non è gestibile se ha più di 500 operai. Io sono riuscito a sopravvivere soltanto perché mi sono allontanato da ogni interesse politico: io guardo soltanto la professionalità, ma attenzio¬ ne, in questa sona, per fare un operaio, occorrono tre anni di tempo, non meno. La Nissan? Ce la può fare soltanto se organissa la sua produzione in compartimenti stagni: tante piccole fabbriche, con dei dirigenti che stiano sul posto, dalla mattina alla sera, in tuta, operai tra operai. Altrimenti, niente da fare. Qui non si giapponesizza nessuno. Del resto noi dai giapponesi non abbiamo nulla da imparare: né per tempi né per metodi. Qui bisogna stare tra gli operai, parlare con loro, imparare il loro dialetto, risolvergli ogni problema, uno ad uno, premiando la professionalità, pagando meglio il lavoro più qualificato, incentivando chi merita. Figino viene da Torino, Figino ha lavorato in Fiat, Figino se ne sta in fabbrica diciotto ore al giorno». Francesco Santini

Persone citate: Giannattasio, Mario Figino, Mauriello, Pionati, Sergio Simeone, Vincenzo Luciano