l latte, ancora un alimento completo ma non più la cura per tutti i mali

l latte, ancora un alimento completo ma non più la cura per tutti i mali Il tempo ha ridimensionato le sue mirabolanti qualità l latte, ancora un alimento completo ma non più la cura per tutti i mali n famoso medico del Settecento ha scritto che il latte è l'alimento più dolce, più innocente e più salutare di tutti, il migliore ed il più efficace dei balsami ed unguenti, «la natura lo ha preparato per le persone giovani, tenerelle e deboli; perciò è veramente da stupirsi che non sia usato in tutti i morbi tisici, scorbutici e cachettici, come pure in tutti quelli che hanno per causa alterazioni infiammatorie acute e croniche». Già gli antichi avevano tenuto conto di queste qualità del latte, usando preferibilmente quello di capra perché «le capre che pascono di pian¬ te leggere ed aromatiche, in luoghi alti, devono comunicarne lo spirito, il balsamo e la dolcezza al loro latte». Purtroppo, continua il nostro autore, è d'abitudine oggi spressare «tutte le cose semplici, naturali e comuni, per ricorrere ad ingredienti nuovi, stranieri, costosi e a rimedi complicati, ma è da augurarsi che presto queste mode cessino e che gli uomini finiscano d'ingannarsi e ritornino alla natura». Questo elogio è stato tributato al latte in un secolo in cui la povera umanità era, tra clisteri e salassi, farmaci strani e misture incredibili, in balia d'una quasi tragica sorte, e certamente questo richiamo alle cose semplici e naturali aveva una giusta ragione d'essere, nel solco dell'antica tradizione ippocratica che insegnava «anzitutto di non nuocere», e poi di «affidarsi alla natura che è la miglior medicina». Anche al latte di asina sono state attribuite grandi virtù, specialmente nei mali cronici in cui doveva esser preso più come alimento che come medicina; anche al latte di mucca sono stati riconosciuti dei pregi, ma siccome esso può generare qualche inconveniente digestivo, si suggeriva di «nettare anzitutto le prime vie digerenti o con vomitavi o con pillole d'aloe» e di usarlo annacquato con acque minerali leggere; il latte di vacca poi poteva esser usato anche per preparare il pan pesto, ed a cuocervi riso, grano, avena, magari con un cucchiaio di vin bianco, ed a fare biscotti o' addirittura il pane, torte, focacce, budini ecc. La dieta a base di latte, detta anche - dieta bianca», è stata raccomandata nella gotta, nella tisi, nel reumatismo, nella scrofola, nel cancro, nella lebbra, nell'epilessia, nella melanconia, nei disturbi artritici, nella gonorrea, nella pleurite e nella sifilide; con il latte d'asina, preso da solo a due boccali al giorno, il nostro medico affermava di guarire «alla lunga un cancro, in qualunque parte del corpo si ritrovi», e se anche le condizioni di salute del malato fossero già troppo gravi, questo latte «ne diminuirà i dolori, ne prolungherà la vita, e men crudele gli renderà il morire», specie se assoderà al latte l'uso di «scolopandre, d'occhi preparati di gambero, di nitro e di rabarbaro, e si farà tirare di quando in quando un po' di sangue». Il latte però non è sempregiovevole, aveva già ammonito Ippocrate sconsigliandolo a chi soffriva di cefalee, di malattie febbrili o di disturbi digestivi, ed Ezio d'Amida lo proibiva in caso di dissenteria, e Galeno lo interdiceva ai malati di reni o di fegato. Ma perché il latte può in tali casi esser cosi pregiudizievole per la salute? Perché, rispondevano questi grandi medici del passato, esso contiene molte sostanze che coagulano gli umori; infatti assai più giovevole ed utile è in tutti i casi il siero del latte che «attenua netta e deterge, scaccia la bile e gli umori grassi, ha facoltà lassative, specialmente nei vecchi, fanciulli e convalescenti». Cosa rimane oggi dell'uso del latte in medicina, esclusi naturalmente i primi mesi di vita? Non molto, perché non sono rari i casi di intolleranza, per cui non vi è più la generalizzazione della «dieta lattea». anche se può esser utile nei pazienti anemici, astenici, nelle malattie febbrili infettive, e sotto forma di latte scremato anche nell'epatite, colecistite, diabete, gotta. Il latte però conserva tutto il suo valore come alimento, oltre che per gli zuccheri ed i grassi, per l'alto contenuto in proteine «nobili» (cioè più vicine a quelle umane) e per la sua ricchezza in calcio, ed è da considerarsi tra gli alimenti più completi. E' ancora da sottolineare che può avere un ruolo importante nell'alimentazione di chi lavora, sia manualmente che intellettualmente, ed è consigliabile agli operai esposti all'intossicazione da benzolo, trinitrotoluolo, piombo ecc. La donna gravida può, ingerendo mezzo litro di latte al giorno, assumere tutto il calcio che le serve, oltre naturalmente alle calorie date dagli altri componenti; gli anziani ne possono trarre giovamento, e gli sportivi considerarlo un prezioso componente della dieta. Tirsi Mario Caffaratto

Persone citate: Galeno, Mario Caffaratto