L'economia «curata» in ospedale

L'economia «curata» in ospedale L'economia «curata» in ospedale Dopo il pronto accoglimento da parte dei medici ospedalieri della proposta del ministro Aniasi di sospendere l'agitazione di fronte all'impegno di risolvere in venti giorni i loro problemi più scottanti, ora ci troviamo chiamati dal governo a dimenticare le nostre più che sacrosante richieste per accorrere a curare un malato molto grave, l'economia del nostro Paese. Può sembrare strano che la gravità della situazione fosse sfuggita una settimana prima al ministro, quando ci prometteva quelli che non si possono in alcun modo definire aumenti, ma correttivi di una situazione iniqua. Ma chi fa il medico da tanti anni può anche non stupirsi che la gravità della situazione possa non essere rilevata sino a pochi minuti prima che si faccia disperata. Abbiamo dimostrato, con la nostra condotta nei giorni degli scioperi, di saper anteporre l'interesse del malato alla tutela dei nostri diritti: anche oggi, credo, i medici ospedalieri di fronte a questo malato grave, all'economia disastrata del nostro Paese, saranno pronti a pazientare ancora. Altri, sempre pronti a condannare i medici dei quali disconoscono la situazione, di fronte all'economia malata non esitano a proclamare scioperi che certo non giovano alla soluzione del problema. I medici ospedalieri sanno capire e pazientare, ma pazientare non vuol dire accettare di essere vilipesi e beffati. Se ingiustizia vi è stata — e nessuno, cifre alla mano, può negarlo — si riconosca ai medici ospedalieri il loro credito. Per non gravare il bilancio dello Stato, l'adeguamento degli stipendi venga fatto con titoli di Stato, esenti da tasse, non commerciabili per due o tre anni. Si tratterà di un grosso sacrificio, ma almeno verrà riconosciuto il principio di giustizia oggi cosi offeso. La riforma sanitaria, certamente giusta, comporta un impegno di spesa cospicuo ed un oculato impiego delle risorse disponibili si impone. Ma il risparmio non può essere fatto sempre sulla pelle delle stesse persone. Ben venga il ticket sui ricoveri ospedalieri e. aggiungerei, sugli esami di laboratorio, divenuti oggi un rito da eseguire 3-4 volte all'anno per la gioia dei laboratori privati che continuano a fiorire godendo delle convenzioni con le Regioni. Ma venga anche meglio controllato l'impiego dei farmaci imponendo, ad esempio, che i nuovi costosissimi antibiotici non possono essere prescritti dai medici di base nel primo anno della loro introduzione, se non su indicazione dello specialista ospedaliero, con un sicuro vantaggio, non solo economico, per la comunità, dato che cosi si eviterebbe la facile emergenza di ceppi batterici resistenti. Per uscire da una situazione difficile occorre buona volontà, ma anche la capacità di cercare nuove vie e l'impegno di distribuire il carico in modo equo per tutti. prof. Luigi Resegotti Ospedale di Savigliano

Persone citate: Aniasi, Luigi Resegotti