Le «auto blu» costano 105 miliardi all'anno di Giuseppe Zaccaria
Le «auto blu» costano 105 miliardi all'anno A carico dello Stato 40-50 mila vetture Le «auto blu» costano 105 miliardi all'anno Secondo alcuni, la spesa reale potrebbe essere anche molto più elevata: impossibile stabilire esattamente quanti funzionari abbiano a disposizione un autista ROMA — Le stime più prudenti parlano di un parco di quarantamila vetture: dati più attendibili indicano invece che le «auto blu» a disposizione di ministri, sottosegretari, alti ufficiali, presidenti e amministratori di enti pubblici, dirigenti, funzionari e chissà di quanti altri ancora, sono almeno 52 mila. Per tenerle in efficienza, sostituendole quando occorre, lo Stato, secondo dati ufficiosi, ha speso lo scorso anno quasi 105 miliardi. Forse la cifra reale è più che doppia: ma da questo dato, adesso, sta partendo la riscossa di tutti quelli che vanno al lavoro in autobus. L'altro ieri l'opposizione di comunisti e radicali su un articolo che riguardava proprio le «berline blu» ha rischiato di bloccare l'approvazione del bilancio dello Stato. Ma il fatto più interessante è che adesso, per evitare altre polemiche e ridurre nello stesso tempo gli sprechi, il ministero del Tesoro proprio a quella cifra sembra si voglia ancorare. La vicenda è nota: nel bilancio dello Stato un articolo, il 94, prevedeva per ogni ministero la possibilità di 'trasferire somme di danaro pubblico su altri capitoli di spesa». In sostanza, un semplice de¬ creto di ciascun ministro avrebbe consentito di assegnare ad altri impieghi milioni (forse miliardi) destinati, poniamo, al rinnovo di attrezzature. Secondo comunisti e radicali, gli «altri impieghi» si sarebbero risolti in uno, uno soltanto: la gestione, e all'occorrenza l'ampliamento, del parco auto. Il gioco, in questi anni, è stato sempre lo stesso: dinanzi a stanziamenti che raramente, nel bilancio complessivo, superavano i 2-300 milioni, ogni ministero, ogni ente hanno fatto da sé, destinando alle «auto blu» somme che avrebbero dovuto avere impieghi diversi. E questo in parte spiega come mai nessuno sia oggi in grado di stabilire con esattezza quante berline risultano essere essenziali all'attività dello Stato, quanto costino a tutti noi, quanti utilizzino l'auto di servizio senza averne diritto, o largamente al di fuori degli orari d'ufficio. Le polemiche ormai duravano da anni: le inchieste giornalistiche, le proteste dei sindacati, perfino una legge che in parte modificava l'originaria norma del 1929 non hanno mutato di una virgola le abitudini di funzionari e burocrati, tranne forse che per il colore dell'auto, in qualche caso fatto cambiare per non dare troppo nell'occhio. Nessuno ormai sperava più che il privilegio di essere condotto da casa in ufficio venisse davvero limitato a quelle tre, quattrocento persone che in base alla norma originaria ne avrebbero avuto diritto. Ed ecco invece la votazione dell'alerò ieri: negata l'approvazione di quell'articolo, il sottosegretario al Tesoro, Calogero Mannino, si è visto rivolgere una lunga serie di richieste. Radicali e comunisti vogliono sapere quante automobili pesano sul bilancio dello Stato, qual è la loro destinazione, quali i criteri di assegnazione. Il sottosegretario ha chiesto tre giorni di tempo per studiare modifiche alle norme e sostanziosi «tagli» di spesa. Martedì prossimo il nuovo progetto sarà pronto, e se le anticipazioni di queste ore sono esatte. Mannino si riferirà proprio ai 105 miliardi impiegati lo scorso anno per fissare il nuovo limite di spesa. Le conseguenze appaiono già piuttosto suggestive: bloccata la «mobilità» dei fondi, fissato rigidamente il tetto della esposizione finanziaria, l'uso delle «auto blu» dovrà essere drasticamente ridimensionato. In che modo, è ancora tutto da stabilire: forse limitando finalmente l'uso dell'auto di servizio al percorso casa-ufficio, forse rivedendo i criteri di assegnazione. Funzionari, dirigenti, alti burocrati: ci sarà un autobus anche nel loro futuro? Giuseppe Zaccaria
Persone citate: Calogero Mannino, Mannino
Luoghi citati: Roma
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