Calore per Pertini in Colombia Paese straziato dal terrorismo di Sandra Bonsanti

Calore per Pertini in Colombia Paese straziato dal terrorismo L'ultima tappa del viaggio presidenziale in America Latina Calore per Pertini in Colombia Paese straziato dal terrorismo Il sindaco di Bogotà: «Che lezione da quest'uomo che ha affrontato la prigionia e l'esilio per la libertà» - Eversione, Salvador, rapporti Cee-Patto Andino nel primo colloquio con il collega colombiano - Firmato un contratto da trecento miliardi per una diga DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOGOTA' — Nell'immensa piazza Bolivar. che sembra finire là dove cominciano le Ande, un motto scolpito sul Palazzo di Giustizia dice: «Le armi ci hanno dato l'indipendenza, le leggi ci daranno la libertà*. E' di Francesco Santander. «fondatore civile» della Colombia. Ma mentre Pertini si avviava a rendere omaggio al monumento a Bolivar. che in una mano stringe la spada e nell'altra la pergamena del diritto, un intero esercito lo proteggeva. I soldati della Policia militar s'erano appostati fin sull'orologio della cattedrale. I caschi bianchi della Policia nacional pattugliavano ogni angolo della piazza. I dragoni della Guardia presidencial. nelle antiche divise blu e rosse, spianavano i fucili. Questa piazza, che è nel cuore della vecchia Bogotà. è anche il cuore del Paese: ci sono il Parlamento, il Municipio, la piccola casa dal balcone di legno verde dove il 20 luglio del 1819 fu firmata la dichiarazione d'indipendenza della Colombia: c'è la cappella «del cardinale», che fu la prima chiesa di Bogotà. Quell'esercito, quella piazza sono apparsi come il simbolo di questa terra travagliata dal terrorismo, ultima tappa del viaggio di Pertini in America Latina. I guerriglieri del Fare e de\l'M-19, i due gruppi più numerosi, sono braccati in ogni angolo del Paese. Il 19 aprile del '74 si portarono via la spada di Simon Bolivar, dalla casa dove visse, oggi diventata un museo. Non è mai stata trovata, e i colombiani sanno che fino a quando quella spada non tornerà al suo posto, i guerriglieri non saranno sconfitti. Questo è il Paese che ha accolto Pertini, e la presentazione più bella l'ha pronunciata il sindaco della città, dentro la saletta bianca e oro del municipio. Alzando la voce per vincere il rullo dei tamburi che arrivava dalla piazza, il sindaco ha esclamato: -Che lezione, per noi, da quest'uomo che ha affrontato l'esilio, la prigionia, la guerra, le difficoltà, la povertà in difesa di una causa, di un'idea, della libertà. Che lezione...*. Pertini gli ha risposto citando proprio una frase di Santander. che si legge anche nel suo monumento a Villa Borghese: «Patria per me è qualunque angolo della Terra dove ci sia la giustizia*. E ha spiegato: «Questo è lo spirito che mi guida nei contatti con la gente di tutti i Paesi, e questo il motivo per cui sarò sempre al fianco, ovunque nel mondo, di chi combatte per la giustizia e perla libertà*. La Colombia, che dieci giorni fa ha rotto le relazioni con Cuba, passa momenti di grande tensione. I giornali parlano dell'operazione in corso nella zona di Urabà. dove diecimila soldati stanno dando la caccia ai gruppi del Fare, stalinisti radicati soprattutto nelle campagne. Ij'M-19 non sembra affatto sgominato dalle recenti operazioni, molti si sono rifugiati nell'Ecuador. E' ancora latitante il «grande capo» Batiman Cayón. e la ragazza che col cappuccio bianco trattò all'epoca del sequestro degli ambasciatori sembra essersi dileguata. Sono in carcere, invece, l'ideologo Carlos Toledo e il mitico «capitano uno». Rosenberg Pavón. In quale carcere? -Non si sa* rispondono a Bogotà. Chi li processerà? «I militari. Un tribunale speciale*. Il governo ha varato una legge che prevede l'amnistia per quei guerriglieri che entro quattro mesi si consegneranno. Ma per ora nessuno l'ha fatto. 'Temono una trappola si dice. Davanti all'università na¬ zionale stazionano agenti di polizia militare. L'ateneo è stato chiuso dieci giorni fa per gli incidenti avvenuti in seguito alla rottura delle relazioni con Cuba e la fuga in Messico di Gabriel Garda Màrquez. Un nuovo ministro dell'Educazione tenta una difficile mediazione. Gli studenti e i professori dell'università pubblica sono quasi tutti di sinistra. In questa difficile situazione, i militari sembrano guadagnare potere di giorno in giorno. Il presidente Turbay Ayala secondo alcuni non è in grado di arginare la loro «invadenza». Proprio per metterlo sull'avviso dei rischi di un golpe militare, lo scrittore aveva cercato di parlare con Pertini a Città del Messico. Ma l'incontro non è stato possibile. La diplomazia ha avuto il sopravvento, e Pertini ha dovuto dire di no. Due i motivi: prima di tutto non poteva fare quello che voleva essendo ospite di un Paese straniero: in secondo luogo era necessario evitare il rischio di «dispiacere» alla Colombia. proprio alla vigilia del viaggio a Bogotà. Garda Màrquez ha però potuto parlare a lungo con alcuni stretti collaboratori di Pertini. Di terrorismo e del Salvador hanno discusso i due presidenti nel primo, lungo colloquio. Il governo della Colombia ha concesso a Duarte una specie di «patente di democraticità». La posizione italiana è assai più sfumata, più concreta: appoggio a Duarte, ma con l'ingresso nella Giunta del socialista Ungo, che potrebbe servire ad ottenere un minimo di rappacificazione. Sembra che le idee di Pertini sul Salvador, nel corso del lungo viaggio in America Latina, si siano fatte più precise: il Presidente della Repubblica avrebbe registrato tutta la complessità della situazione, facendo sua l'analisi già compiuta dal ministro Colombo. «Abbiamo parlato come vecchi amici* ha detto Pertini del suo colloquio con Ayala. «un uomo molto franco, intelligente, colto. Abbiamo toccato un po' tutti i temi, dal Patto Andino alla situazione economica al petrolio al terrorismo*. E ai giornalisti colombiani che gli chiedevano quale fosse la situazione in Italia ha risposto: «Il terrorismo è un male che affligge il mio Paese, ma anche il vostro. Mi è stato detto che sono stati arrestati 170 terroristi che venivano da Cuba. Il terrorismo cerca di destabilizzare il nostro sistema democratico, ma non ci riesce e non ci riuscirà*. Sui difficili rapporti tra la Cee e il Patto Andino, Pertini ha detto che il Patto «non può esser ignorato: ormai il mondo .è piccolo, o andiamo avanti sulla stessa barca o naufraghiamo sulla stessa barca*. C'è stata una domanda sul governo italiano. Quanto durerà? gli è stato chiesto. 'Lasciamolo vivere questo governo* — ha risposto il capo dello Stato — ha tutte le possibilità per vivere: ha un presidente del Consiglio giovane, molto valido, onestissimo, e la composizione del governo, per me. è fatta di uomini validi. Dovrebbe durare tutta la legislatura. Se poi accade qualche incidente, vedrò come risolverlo*. Parallelamente agli incontri politici, come sempre, le trattative economiche: la Colombia chiede la nostra collaborazione soprattutto nel campo delle centrali idroelettriche. E' stato firmato un contratto di 300 milioni di dollari per una diga, alla cui costruzione parteciperanno alcune società italiane. Sandra Bonsanti