Così Wallace con cinquemila dollari creò un immenso impero editoriale

Così Wallace con cinquemila dollari creò un immenso impero editoriale LA SCOMPARSA DEL FONDATORE DEL «READER'S DIGEST» Così Wallace con cinquemila dollari creò un immenso impero editoriale L'anno 1889, il segno dello Scorpione, che cade tra ottobre e novembre, si dimostrò particolarmente propizio per la nascita di futuri editori: infatti, a pochi giorni di distanza, nascevano in Italia. Angelo Rizzoli e Arnoldo Mondadori, negli Stati Uniti, nel Missouri. De WitlWallace. destinali a figurare tra i massimi editori del nostro secolo. Di origini modeste, ma di grande ingegno naturale. Rizzoli, martinitt, Mondadori, tipografo artigiano. Wallace figlio di un professore di una piccola università di provincia, seppero tutti e tre creare colossi editoriali, lavorando fino all'ultimo giorno della vita, con l'occhio rivolto a pubblici sempre più numerosi. Wallace, ideatore del più vasto e conosciuto dei tre imperi, quello del Reader's Digest, è stato l'ultimo a lasciare il mondo, in cui aveva raggiunto successi senza precedenti: è morto infatti pochi giorni fa. novantunenne. L'origine del suo primato mondiale è un'idea, semplice come tutte le grandi scoperte. Convalescente da una ferita riportata nella prima guerra mondiale, accanito lettore di riviste e giornali, si chiese come fosse possibile mettere il pubblico in condizioni di leggere quanto lui. pur disponendo di poco tempo, e spendendo meno. Scopri il segreto che. in genere, gli articoli offerti al pubblico erano troppo lunghi: bisognava leggerli per loro e ridurli al succo, all'idea originale che contenevano, insomma, con una parola bruita, ma efficace «condensarli» in un'unica pubblicazione capace di tenerli rapidamente al corrente di quanto di meglio si pubblicava. Un'altra e ancor più geniale trovata gli permise di crearsi direitamente un proprio pub¬ blico, senza passare attraverso una casa editrice già esistente. Investì il premio di smobilitazione, tutto il suo capitale, nella compilazione di un indirizzario di potenziali lettori a cui espose in una circolare la sua idea, chiedendo un dollaro in anticipo se desideravano vederla realizzala. Fin dal primo giorno ebbe una collaboratrice impareggiabile, la fidanzata. Lila Acheson. che l'aiutò nella ricerca degli indirizzi e nel lancio della circolare. Wallace aveva capito che il pubblico americano era un terreno fertile per la sua idea: 5000 dollari furono il risultato delle risposte e con quella somma furono stampate le 5000 copie del primo numero della rivista, quello del febbraio 1922. Il successo insperato di quel primo numero portò rapidamente la tiratura a cifre cosi al- te da permettergli di aggiungere ai «condensati» tratti da altre riviste, articoli originali, affidati a esperti collaboratori. Altra trovata fondamentale fu il formato tascabile, che permetteva la lettura ai milioni di pendolari che si recano al lavoro in città. E' cosa noia a tutti che. a meno di sessanl'anni dalla fondazione, il Reader's Digest è diventato il maggior gruppo editoriale del mondo: vende la rivista in 164 Paesi, tradotta in sedici lingue, alimentando 48 edizioni diverse. Poche settimane fa. a Milano, si è festeggiata la tiratura di un milione di copie raggiunte dall'edizione italiana. Selezione, col fascicolo di marzo. Il passaggio all'editoria libraria, alla metà degli Anni 50. permise di allargare in modo considerevole la cerchia dei lettori, e soprattutto consentì di diffondere, con maggiore spazio e lettura più distesa, i temi cari alla rivista: la conoscenza della natura, l'esaltazione dei valori umani e culturali. De Wilt-Wallace. uomo di grande prestanza fisica e di compagnia gioviale, dei suoi collaboratori teneva prima di tutto a conoscere le origini familiari, il carattere, le tendenze. Lavoravo per lui a Milano e la prima volta che ci incontrammo non cominciò a chicdermi del mio lavoro, ma di mio padre, professore universitario come il suo. sapendo che in quei giorni ero in America per ricevere un premio attribuito alla sua memoria. Paragonò la figura di mio padre con quella del suo. professore di teologia presbiteriana. Mi fece poi una quantità di domande sulla pittura italiana contemporanea. L'arte figurativa era infatti la passione sua e della moglie e li aveva guida¬ ti nel formare una delle maggiori collezioni private di pittori impressionisti. Ma di questi tesori, in casa sua — un castelletto in stile Tudor in cima a una collina — teneva solo qualche esemplare: un grande pannello delle Ninfee di Claude Monet. uno squisito Toulouse-Lautrec e pochi altri capolavori. Le altre opere della collezione sono nella sede stessa del Digest, un grande edificio di mattoni rossi che spicca nel verde di Pleasantville: ci sono un Modigliani e un Van Gogh nelle sale d'aspetto e se si chiede dov'è l'ufficio di mr. X.. la receptionist, seduta sotto un disegno di Picasso, risponde: «Seguile quel corridoio, dopo due Braque e un Utrillo, proprio accanto a un Molisse c'è la stanza che cercate». Amava proteggere la arti americane, ricostruendo case del '700. regalava al Metropolitan Museum la fontana d'ingresso, manteneva a sue spese l'università dove aveva studiato. Credeva egualmente in Dio e nella cultura, sia pure «condensala» per renderla accessibile a tutti. Era rimasto, nello spirilo, un ragazzo innamorato dell'avventura, come un pioniere del vecchio West: la sala di ritrovo per i redattori era arredata come una stazione di pompieri dell'800. «Cosi, mi disse mostrandomela, i miei uomini ritornano ragazzi ed evitano il rischio di sentirsi troppo seri e importanti». Anche impegnato al vertice della rete di compagnie che aveva creato, riusciva a mantenere contatti personali con molti collaboratori in tutto il mondo, esercitando su di loro un'azione stimolante e legandoli sempre più alla grande impresa a cui aveva dedicato la sua esistenza e che essi sapranno continuare e sviluppare. Guido Artom

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