L'energia, una strada per superare la crisi
L'energia, una strada per superare la crisi La Regione e il rilancio del Piemonte L'energia, una strada per superare la crisi Se ne è discusso ieri in Consiglio - Il psi appoggia le misure del governo - De, pli e pri: ridurre le spese correnti e investire Il Piemonte sta cercando la strada per uscire dalla crisi e la Regione ha proposto un piano di emergenza che il Consiglio dovrà discutere e approvare il 29 aprile. Annunciato all'indomani delle misure restrittive prese dal governo, questo Piano nascerà dall'iniziativa comune della giunta, dei gruppi, delle associazioni industriali ed economiche, delle banche. Ci sono già state riunioni, sono state presentate proposte, domani pomeriggio ci sarà un nuovo incontro con le banche. Ieri mattina il presidente della giunta, Enrietti, si è incontrato a Roma con gli altri presidenti per discutere un'azione comune verso il governo. Pur approvando le misure si chiede che i tagli alla spesa pubblica tengano conto dei progetti che molte Regioni già hanno avviato proprio per favorire l'occupazione e anche dell'accelerazione che in molti casi è stata data alla spesa con la riduzione dei residui passivi. Il problema non è solo piemontese, ma è anche piemontese e ieri mattina il vicepresidente Sanlorenzo, riferendo sui primi incontri e le prime proposte, ha ricordato un elemento significativo: l'Enel perde 5 miliardi al giorno più gli interessi passivi e l'energia si presenta quindi come «una delle punte essenziali del processo inflazionistico». Chiaro riferimento alla necessità del Piemonte di accelerare i tempi per la nuova centrale. «Sarebbe deleterio seminare l'illusione che si possa con le sole nostre forse — ha detto Sanlorenzo — dominare processi che hanno origini e cause nazionali e internazionali» comunque qualcosa si può fare «con l'impegno delle nostre risorse, attuando pienamente le nostre competenze regionali». L'altro lunedì, annunciando il piano, ancora sotto lo choc delle misure restrittive. Sanlorenzo aveva criticato parzialmente e duramente queste misure ministeriali. Ieri Viglione. capogruppo psi. ha affermato che. invece, «le misure del governo debbono essere portate avanti: noi socialisti siamo partner nel governo nazionale e abbiamo contribuito, col nostro apporto critico, affinché alle misure restrittive si affiancasse il programma a medio termine per il rilancio dell'economia». Che significa, ha aggiunto. «investimenti per l'aumento della produttività e la difesa reale del salario». Questa posizione socialista non e piaciuta a Montefalchesi (pdup) che l'ha attaccata esprimendo un giudizio completamente negativo sulle decisioni ministeriali: mentre Carazzoni (msi) attende, per pronunciarsi sul piano regionale, che esso si concretizzi. Tutti i gruppi si sono dichiarati disposti a collaborare, la finalità e unica, ma le proposte diverse. Brizio (de): «L'emergenza non è di oggi, la giunta avrebbe dovuto pensarci già nel bilancio, ma non l'Ila fatto. Noi ora potremmo chiedere, secondo la tesi Berlinguer, che questo governo regionale si dimetta, ma non 10 facciamo. Chiediamo però che questa giunta ora s'impegni su alcune misure: politica urbanistica, edilizia, fonti energetiche, riorganizzazione degli uffici, predisposizione del piano di sviluppo-, Altre richieste concrete vengono dal pli (Bastianini): 11 10 per cento delle risorse manovrabili, cioè 20-30 miliardi, siano distolte dall'attività socioassistenziale e messe a disposizione di investimenti a sostegno delle attività economiche, compresa l'agricoltura: accelerazione del piano energetico con localizzazione dell'impianto nucleare. Il pri (Bianca Vetrino) chiede riduzione della spesa corrente improduttiva, accelerazione e espansione dei programmi d'investimento, realizzazione di servizi capaci di agevolare i processi di ristrutturazione industriale. Alasia (pei) ha sostenuto la tesi della giunta.
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