I verbali di Fioroni riaprono pagine oscure dei terrorismo

I verbali di Fioroni riaprono pagine oscure dei terrorismo A Milano il processo d'appello per la vicenda «Gap-Feltrinelli» I verbali di Fioroni riaprono pagine oscure dei terrorismo II «grande accusatore» assente alla prima udienza - Tra gli imputati Curcio, Seme ri a, Viel - Il giudice relatore: «Le vere talpe sono l'ottusità di certi organi dello Stato» MILANO — - Hanno chiuso l'armadio di Catamaro e qui ne riaprono un altro», è il commento di Giannino Guiso. avvocato per anni del nucleo storico delle Br, all'apertura del processo d'appello per la vicenda «Gap-Feltrinelli» e cioè sulla preistoria del terrorismo. In aula doveva esserci per la prima volta il confronto faccia a faccia fra i brigatisti e il grande accusatore di Negri, dell'Autonomia e del «livello occulto» di Potere operaio, quel Carlo Fioroni primo «pentito» sul cui esempio poi tanti altri si sono mossi. E' mancata la contrapposizione fisica perché Fioroni non è venuto, ma la sua presenza è stata avvertita in questa prima udienza dedicata all'inizio della relazione del giudice a latere che molto si è basato sulle centinaia di cartelle dettate da Fioroni nel carcere di Matera a magistrati di quattro città. E' stata la prima volta che questi verbali sono stati acquisiti in un dibattimento per iniziativa della pubblica accusa e quindi presumibilmente come prova a carico. Carlo Fioroni sarà chiamato a confermarli ed eventualmente ad arricchirli con altri particolari La cronaca della mattinata è scarna. Sistemi di sicurezza come sempre in questi casi, pubblico scarsissimo, meno di dieci persone, dietro le transenne. Il presidente della corte fa l'appello degli imputati. Nel gabbione ci sono Renato Curcio, Pier Luigi Zuffada, Attilio Casaletti, Giorgio Semeria. Enzo Fontana ed Augusto Viel. A pie- de libero Giovanbattista Lazagna e Giuseppe Saba. Assenti tutti gli altri: Verena Vogel. Franco Marinoni. Giacomo Cattaneo. Umberto Frioli, Marinella Gassa. Luigi Sangermano oltre, ovviamente, al da sempre latitante Mario Moretti. Le accuse sono tante, frutto dell'unificazione di molti tronconi di inchieste diverse: si va dall'associazione sovversiva, alla detenzione di armi ed eplosivi, al sequestro del dirigente della Sit Siemens Idalgo Macchiarmi, all'evasione di Curcio dal carcere di Casale Monferrato nel febbraio '75. I brigatisti nella gabbia salutano con effusione Giuseppe Saba che non vedono da anni, poi rispondono correttamente alla chiamata dei giudici. Se ne staranno in silenzio ad ascoltare per tutta la mattinata. Solo Curcio ad un certo punto, prima che cominci la relazione del giudice a latere Giovanni Arcai interviene: - Vorrei revocare gli avvocati a nome di tutti- dice. ••Ma lei chi è?» gli domanda due volte il presidente Cassone, poi lo avverte che può solo parlare a titolo individuale. Interviene il giudice Arcai: -Aspettate a revocare. Prima ascoltate la relazione, mi sembra la tattica migliore- consiglia. -Si, si, va bene, ma tanto è lo stessorisponde Curcio e si risiede rimanendo in silenzio per più di quattro ore ad ascoltare la relazione del giudice Arcai. Il relatore tra l'altro critica severamente il disordine nel quale ha trovato le carte processuali. Accenna poi: «Le vere talpe sono l'ottusità di certi organi dello Stato, la rivalità tra corpi separati e la pervicace volontà politica di non dotare la magistratura di una efficace polizia giudiziaria». Parlando poi dei servizi segreti, commenta: -E' inutile stracciarsi le vesti dopo sentenze del tipo di quella di Catanzaro-. Parecchio tempo dedica ai memoriali accusatori dell'informatore della polizia Marco Pisetta dei quali mette in dubbio l'attendibilità Infine ricorda un memoriale (da tutti dimenticato) in cui con la scrittura di Pisetta, ma con il falso nome di Vanzetta, si avanza l'ipotesi di collaborazione tra il gruppo di Feltrinelli e quello di estrema destra di Carlo Fumagalli, il «Mar», nel rilancio della teoria degli opposti estremismi, m. f.

Luoghi citati: Casale Monferrato, Catanzaro, Matera, Milano