«L'Italia riconosca alla Libia il diritto ai danni di guerra» di Igor Man

«L'Italia riconosca alla Libia il diritto ai danni di guerra» Incontro a Tobruk di giornalisti col leader libico «L'Italia riconosca alla Libia il diritto ai danni di guerra» Gheddafi vuole una dichiarazione di principio - «Gli aspetti materiali del problema possono essere oggetto di successive trattative» - La futura visita a Roma DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BENGASI — -Diamo primaria importanza a una dichiarazione di principio con cui l'Italia riconosca il nostro diritto al risarcimento dei danni di guerra', cosi ha risposto il colonnello Gheddafi a una mia precisa domanda sulla spinosa questione. E' toccato a me interrogare per primo il leader libico nel corso della conferenza stampa concessa, a Bengasi, lunedi, a un gruppo di giornalisti italiani. E ne ho approfittato, giustappunto, per porre sul tappeto un problema che costituisce una -vecchia spina- nei rapporti, non sempre facili sul piano politico ma felici su quello economico, tra la Libia e l'Italia. Domenica, celebrando a Tobruk, proprio nella storica rada, l'undicesimo anniversario della «cacciata» degli inglesi, Gheddafi aveva, fra l'altro, detto con forza: •/ danni di guerra sono un diritto storico riconosciuto dalla comunità internazionale, dall'Onu. Dichiaro alto e forte che non rinunceremo a pretenderli dall'Inghilterra, dalla Germania, dall'Italia, dalla Francia-. Sicché gli ho chiesto in modo diretto se pretendesse il pagamento -in contanti- dei danni di guerra o se gli bastasse una dichiarazione di principio. Per il colonnello la cosa più importante è che il nostro Paese riconosca il diritto della Libia, «gli aspetti materiali del problema possono essere oggetto di successive trattative nel quadro di valutazioni diverse-. «Le relazioni fra l'Italia e la Libia sono buone — ha aggiunto Gheddafi —, da parte nostra esiste la ferma volontà di mantenerle tali, anzi di migliorarle. Indubbiamente il problema dei danni di guerra costituisce un ostacolo al miglioramento delle relazioni, in tutti i campi: Il colonnello ha ricevuto i giornalisti italiani in una sala del comando militare di Bengasi (un'ex caserma britannica). Col suo solito sorriso tra l'ironico e l'imbarazzato, elegante in una sahariana di lino, Gheddafi ha affrontato diversi argomenti — dal terrorismo alla bomba atomica, dai rapporti con gli Stati Uniti alla emancipazione della donna —, trascorrendo, com'è suo costume, dalla lapidarietà alla vaghezza, dalla politica alla demagogia. Quando gli è stato chiesto «un giudizio» sull'assassinio di cittadini libici in Italia, motivo di sgomento e indignazione, ha chiesto a sua volta: -Ma l'opinione pubblica italiana si è mai preoccupata dell'uccisione di oltre un milione di libici durante l'occupazione? E chi si preoccupa in Italia dell'uccisione in massa dei palestinesi, dei libanesi?-. La Libia è contraria alla corsa all'atomica e considera l'armamento nucleare - la più abbietta forma di terrorismo-. In quanto al terrorismo diremo corrente -noi lo condanniamo. Non appoggiamo movimenti terroristici così come non appoggiamo quelli sepa¬ ratisti- (allusione all'Età). Gheddafi è sempre deciso a sollecitare la Nazione araba ad attaccare le basi americane in Medio Oriente. -Le basi sono una minaccia per la pace e una nuova forma di colonialismo-. A questo proposito il colonnello ha sostenuto che •il destino del popolo italiano è in pericolo proprio a causa delle basi americane. L'Italia rischia di diventare l'obiettivo centrale di qualsiasi attacco nucleare perché costituisce lo scudo degli Usa. Il popolo italiano dovrebbe ribellarsi a questa situazione!-. Gheddafi ha avuto un solo, breve momento di imbarazzo quando gli è stato chiesto se durante la sua prossima visita a Mosca solleciterà Breznev a ritirare le truppe dall'Afghanistan. Dopo aver fatto raffreddare la domanda ha risposto: -Non è ancora venuto il momento di parlare di certe cose-. E, infine, a chi gli chiedeva se e quando verrà in Italia visiterà la Fiat: «La visita non è stata ancora fissata-, ha replicato laconicamente. Igor Man

Persone citate: Breznev, Gheddafi