la telefonata con Schmidt di Bernardo Valli

la telefonata con Schmidt L'ultimo suo impegno la crisi polacca la telefonata con Schmidt Lunedi mattina, prima di recarsi all'Hotel Hilton, Ronald Reagan ha avuto una conversazione telefonica con Helmut Schmidt. Il cancelliere tedesco aveva chiamato la Casa Bianca per parlare del problema internazionale più preoccupante: la Polonia. Il presidente americano, durante il colloquio di quindici minuti, ha ricevuto l'assicurazione che la Germania Federale avrebbe decretato, insieme agli Stati Uniti, il blocco degli aiuti economici a Varsavia, nel caso di un 'azione di forza contro il movimento sindacale guidato da Lech Walesa. Per Reagan era un successo, poiché gli europei si erano rivelati fino allora piuttosto riluttanti ad allinearsi sulla posizione americana, circa le sanzioni da applicare nel caso di una svolta repressiva in Polonia. Al vertice comunitario di Maastricht, il 24 marzo, i capi dell'esecutivo del vecchio continente avevano auspicato una soluzione pacifica del caso polacco e avevano lanciato un avvertimento riguardante soprattutto un eventuale intervento sovietico. La posizione americana era invece più netta poiché minacciava la sospensione degli aiuti anche nel caso di una repressione interna. Con la sua telefonata mattutina, Helmut Schmidt accettava invece, con qualche giorno di ritardo, il più severo progetto annunciato dalla Casa Bianca. Per la diplomazia di Washington era una vittoria non tanto trascurabile, poiché era riuscita a far adottare, in questo caso, dai titubanti alleati europei una decisione ferma, sema ambiguità. Prima di accompagnare il presidente verso la Connecticut Avenue, dove poche ore dopo sarebbe stato gravemente ferito, il portavoce James Brady ha comunicato ai giornalisti l'accordo Reagan-Schmìdt, e si è prodigato nel precisare che la sanzione verrà applicata in risposta a una eventuale repressione proveniente dall'interno o dall'esterno, insomma anche come ritorsione a un'azione dei soldati o poliziotti polacchi, e non soltanto in seguito a un intervento sovietico. L'accordo Washington-Bonn sul caso polacco rappresentava un ulteriore avvertimento,a Mosca; rivelava anzitutto che Reagan era riuscito a creare una maggior compattezza tra gli occidentali, trascinando la Germania Federale, maggiore alleato europeo oltre che il più esitante, sulle sue posizioni. Il problema degli aiuti alla Polonia non è trascurabile. L'indebitamento di Varsavia ammonta a venticinque mi¬ liardi di dollari, cifra destinata ad aumentare nei prossimi giorni, con i soccorsi urgenti che i Paesi capitalisti hanno deciso di inviare per consentire al regime polacco di rifornire i negozi quasi vuoti di Varsavia, Danzica e Cracovia. Il brusco arresto di questi aiuti, chiesti dal governo del generale Jaruzelski, metterebbe in serio imbarazzo i sovietici. Non a caso Mosca autorizza l'eccezionale rapporto economico tra l'Occidente e la Polonia, benché quest'ultima abbia superato da tempo la quota fissata dai regolamenti del Comecon. L'Urss è stata generosa in aiuti nei confronti di Varsavia, ma non è in grado di soddisfare le esigenze di un Paese di trentacinque milioni di abitanti, inghiottito da una crisi sema fondo. Invaderlo, reprimerlo, sarebbe già un'impresa ardua, ma sarebbe poi altrettanto difficile mantenerlo, provvedere alle sue enormi necessità economiche. L'ultimo atto di politica internazionale del presidente americano, prima di essere ferito sulla Connecticut Avenue, è stato dunque importante: grazie a quella telefonata di Helmut Schmidt, egli ha potuto ricordare a Breznev quanto sia indigesto il caso polacco. Bernardo Valli