Nullo si è fermato nella macchina Usa malgrado l'incubo di una nuova Dallas

Nullo si è fermato nella macchina Usa malgrado l'incubo di una nuova Dallas DAGLI STATI UNITI UNA GUANI*! PROVA PI MATURITÀ* Nullo si è fermato nella macchina Usa malgrado l'incubo di una nuova Dallas Prima Haig, poi Bush hanno assicurato la continuità del potere con fermezza e senza scosse - Stroncate le polemiche sul segretario di Stato - Persino Ted Kennedy elogia il governo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Nemmeno per un attimo, pur nello sgomento e nel caos dell'attentato al presidente Reagan, la macchina del governo americano ha smesso di funzionare. Lunedi pomeriggio a Washington il Congresso lia chiuso i battenti e a New York la Borsa ha troncato tutte le trattazioni. Ma dalla Casa Bianca al Dipartimento di Stato, l'intero potere esecutivo ha continuato a operare senza soluzione di continuità. In Polonia la crisi era giunta all'apice, in Indonesia un dirottamento aereo minacciava la vita di cittadini Usa. All'interno del Paese \% scarsità di notizie sull'attentato alimentava voci di complotti e timori di attacchi esterni. Con straordinaria compattezza, il governo ha fatto fronte a tutto, senza ricorrere ad alcuna misura d'amergenza. Ieri mattina tutti i pericoli erano stati sventati o allontanati. Con il vicepresidente Bush al controllo della quotidiana attività, Reagan firmava sul letto dell'ospedale il primo documento. In un cerimoniale quasi liturgico, l'America ripete ogni quattro anni, per la campagna elettorale, le sue dimo¬ strazioni di coerenza e di democrazia. Questa volta la prova della sua forza istituzionale l'ha fornita in un frangente tragico. Un uomo come Kissinger, non facile all'elogio, si è spinto sino ad esaltare il comportamento del governo. Alludendo all'Urss ha rilevato che -nessuno ha approfittato del difficile momento*. Gli automatismi disposti per le crisi sono scattati tutti. Dalle ambasciate americane all'estero, su istruzione della Casa Bianca, sono pervenute ai governi ospiti segnalazioni ferme che non cambiava nulla. All'interno del Paese, dai governatori degli Stati dell'Unione agli alti comandi delle Forze Armate, è stato detto che non vi era bisogno né di mobilitazioni né di allerta. L'attentato al Presidente è avvenuto in un'ora delicata. Il vicepresidente Bush era nel Texas a illustrare il programma economico di austerità. In sua assenza il segretario di Stato, Haig, si è precipitato alla Casa Bianca. Nella gerarchia del governo, egli è il primo dei ministri. L'intero gabinetto ha preso posto al suo comando nella .situation room*. il sotterraneo donde si gestiscono le crisi. Qualche polemica è scoppiata quando un'ora e mezzo dopo il ferimento di Reagan, alle 16 locali, Haig si è presentato ai giornalisti giustificando il proprio ruolo con la Costituzione. Nella successione al Presidente egli viene infatti al quinto posto. Ma il generale non faceva un gioco di potere: si riferiva solo alla macchina governativa, che non poteva subire battute d'arresto, nell'interesse della comunità occidentale. Dal Texas Bush è giunto a Washington alle 18,30. Per misura cautelativa i servizi segreti hanno impedito che fosse avvicinato da chiunque. Ma un'ora dopo era anch'egli di fronte ai giornalisti, per dare lettura di un comunicato. «Siamo confortati — ha detto — dal bollettino medico sulle condizioni del presidente Reagan... Le prospettive di un suo recupero sono le migliori'. « Voglio rassicurare il Paese e il mondo che ci guarda — ha proseguito Bush — che il governo americano sta lavorando con efficienza e a tempo pieno. Per tutta la giornata abbiamo adempiuto con impegno al nostro dovere*. Neppure per un attimo, ha ag- giunto, abbiamo contemplato l'eventualità che il Presidente abdichi. Il vicepresidente ha terminato con parole di affetto e incoraggiamento per le famiglie di Reagan, del portavoce Brady e degli altri due feriti, e con espressioni di encomio per quanti rischiano la vita nel pubblico servizio. Dalla tarda sera di lunedi al pomeriggio di ieri, in assenza del Capo dello Stato, Bush ha pilotato con mano esperta il governo. E' andato al capezzale dei ricoverati, ha tenuto una colazione di lavoro coi leaders del Congresso, ha ricevuto il premier olandese Andreas Van Agt, con il quale ha discusso i più gravi problemi internazionali, dalla crisi polacca agli euromissili. Ha agito e parlato con la stessa autorità di Reagan. La nazione non ha conosciuto lo smarrimento dell'assassinio del presidente Kennedy, quando, nonostante le capacità di Johnson, si era temuta una catastrofe. Chi non fosse stato al corrente dell'attentato, nelle ore precedenti, non avrebbe notato nulla di diverso dall'ordinaria amministrazione. Con fermezza la Casa Bianca e i vari ministeri hanno respinto anche i dubbi sorti per l'intervento di Haig, esprimendogli anzi la loro gratitudine. Al sistema americano non vengono risparmiate le critiche. Il Presidente si comporta come un monarca costituzionale: è libero di scegliere chiunque come collaboratore. Ma quasi mai è avvenuto che un vicepresidente o un consigliere, catapultati al centro dell'arena, non abbiano saputo rispondere alla sfida. Quello di Johnson non è un esempio unico: nel solo dopoguerra si possono citare anche Truman e Ford. Bush rientra perfettamente in questa tradizione. Cooptato da Reagan con una certa riluttanza, ne è risultato il miglior sostituto. E' un uomo di esperienza politica larghissima: deputato, segretario del partito repubblicano, capo della Cia, ambasciatore all'Onu e a Pechino. In sole 10 settimane ha sapu- to conquistarsi la fiducia del Capo dello Stato e del governo. Le condizioni di Reagan sono talmente buone che il Presidente è già in grado di prendere le decisioni più importanti. Ma per le prossime due o tre settimane Bush opererà come un alter ego. E' probabile che tutte le scadenze vengano rispettate, a cominciare dal viaggio del segretario di Stato in Medio Oriente venerdì prossimo. Domani Bush riceverà alla Casa Bianca il vice premier polacco, che verrà a Washington per chiedere assistenza economica. Altre visite di personalità straniere sono previste la prossima settimana. Sul fronte interno la battaglia principale riguarderà la limitazione dei fucili e delle rivoltelle, per cui nella maggioranza degli Stati dell'Unione non si richiede il porto d'armi. Si calcola che ve ne siano olte 150 milioni nelle mani degli americani. Reagan è sempre stato contrario a controllarli, ma la pubblica protesta e l'indignazione del Congresso sono tali che ora potrebbe essere varato un regolamento restrittivo. e. c. Washington. In una sola immagine tutti i personaggi del dramma. Segnato con il numero 1 si vede un agente del servizio di sicurezza che spinge Reagan contro l'auto; il presidente è stato colpito dal primo sparo, un altro colpo si è schiacciato contro la macchina nel punto segnato con il numero 2. Un proiettile sta colpendo l'agente del servizio segreto Timothy McCarthy (che si vede con il numero 3 mentre sobbalza. Nello stesso istante viene colpito l'agente di polizia Thomas Delhanty (numero 4). A terra (numero 5) c'è il portavoce del presidente, James Brady. Al margine destro della foto, ricavata da una ripresa televisiva, indicata con il numero 6 c'è la mano dell'attentatore che stringe la pistola. Il sesto colpo si è perso nel vuoto (Telefoto Upi)