Così Tito beffò i piani degli alleati
Così Tito beffò i piani degli alleati Documenti storici Così Tito beffò i piani degli alleati UNO dei capitoli più controversi — e, per tanti aspetti, oscuro — della seconda guerra mondiale è certamente la capitolazione tedesca in Italia del 2 maggio '45 (sei giorni prima, quindi, di quella firmata a Reims, in una scuola elementare, da Eisenhower e da Keitel) al termine di trattative segrete in Svizzera fra l'Oss americano di Dulies e il generale Wolff, capo delle SS in Italia. Capitolo controverso e oscuro perché finora, malgrado le rivelazioni di tre libri di Dulles («Secret Surrender», «Germany's Underground» e «Can We Be Neutral?», dei quali solo il primo fu tradotto da noi nel '67) la ricostruzione dei complessi negoziati era avvenuta principalmente su basi memorialistiche, illazioni e interpretazioni: gli autori di questo saggio hanno invece potuto accedere ad archivi mai aperti, come quello di Dulles, e ottenere, fra l'altro, che la da cancellasse la qualifica di .riservato, a 96 pagine di rapporti segreti dell'Oss su Wolff, prendendone cosi visione. Questi documenti fanno giustizia di una tesi in genere un po' accettata da tutti, storici revisionisti e no: cioè, che dietro la capitolazione di Caserta ci fosse lo zampino del Dipartimento di Stato per «gettare le fondamenta di un sistema capitalistico mondiale post-bellico sotto la leadership americana». Già Stalin l'aveva sospettato e, furibondo, nel marzo '45 rimproverò aspramente Roosevelt sostenendo che l'unica spiegazione di quei negoziati era che «essi hanno obiettivi differenti, e più importanti, per quanto riguarda il destino della Germania» (ma quest'analisi era vicina al vero solo per una parte dei reconditi propositi di Wolff; non a caso il generale-SS confidò a due suoi ufficiali che «alla fine gli altri cominceranno a combattersi fra loro e allora noi saremo nel mezzo e potremo giocare gli uni contro gli altri»). In realtà, in tutto l'.aftaire, il Dipartimento di Stato ebbe una parte molto modesta; quest'operazione .Sunrise. (sorgere del sole) fu soprattutto strumento dei militari — e più inglesi che americani — i gitali si vedevano inchiodati da Kesselring sull'Appennino, mentre gli Eisenhower, i Montgomery, gli Zucov marciavano, e puntavano quindi sui Balcani di Tito. Contro le aspettative di Wolff, il segretario alla Guerra, Stimson, e il Combined Chief of Staff anglo-americano, pur allarmati da una espansione comunista in Europa, tentarono di evitare qualsiasi contrasto con l'Urss affinché non venisse incrinata la collaborazione militare. Altrettanto si può dire — sempre sulla base della ricca e interessantissima documentazione raccolta da Agarossi e Smith — per l'atteggiamento degli alleati sul fronte italiano nell'autunno '44. Il messaggio di Alexander che invitava i partigiani a sospendere per l'inverno le operazioni contro i tedeschi fu suggerito da necessità militari. Ismay, capo di Stato Maggiore inglese, tagliò i rifornimenti ai patrioti senza tener conto dell'appassionata perorazione di Churchill e dei suoi collaboratori che «se si deve prestare un maggiore aiuto al maresciallo Tito, ciò non dovrebbe avvenire a spese dei partigiani italiani». Anche se in questa decisione non mancò la preoccupazione per il fatto che la forza più compatta della nostra Resistenza appariva quella organizzata dai comunisti, il calcolo strategico anglo-americano era di aiutare militarmente Tito in modo che la tenaglia si chiudesse su Kesselring nella zona adriatica: male gliene incolse, però, perché Tito passò davanti ad Alexander e giunse primo a Trieste. Con quello che ne segui. Giuseppe Mayda Elena Agarossi e Bradley F. Smith, La rata tedesca In Italia, Feltrinelli 254 pagine, 12.000 lire.
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