A Venezia, poco prima del tuffo di Alain Elkann

A Venezia, poco prima del tuffo DAL ROMANZO DI ALAIN ELKANN: UNA GIORNATA DEL PROTAGONISTA A Venezia, poco prima del tuffo Pubblichiamo, per gentile concessione dell'editore Mondadori, alcune pagine dal romanzo di Alain Elkann «Il tuffo» (pagine 190, lire 8500). VI si descrive una giornata del protagonista, Sergio Pontremoll, compositore di musica, insicuro e orgoglioso, alla ricerca dell'.ottimo» e delibazione spettrale». Nei giorni successivi, Sergio si concentrò sui preparativi attinenti al suo lavoro. Spostò più volte i mobili di camera sua, finché trovò una sistemazione confacente ai suoi bisogni, la cosa non fu facilissima. Comperò due bottiglie di cognac, dei quaderni, un lapis, una scatola di pasticche di menta, una stecca di sigarette e delle candele. Col fioraio pattuì che gli venissero recapitati settimanalmente due mazzi di garofani. Tramite queste piccole faccende pratiche, era necessario compilare un orario di vita tutto in funzione delle sue esigenze di lavoro. Conoscendo le proprie debolezze, stabili che non dovesse essere troppo rigido. Era importante essere in grado di poterlo rispettare. Tracciò con facilità un programma sommario, ma scendendo nei particolari. affiorarono parecchie difficoltà. Di mattina, si trattava solo di accorciare il tempo dedicato alla toeletta e alla passeggiata prima di pranzo. Si sarebbe dovuto restringere a tre quarti d'ora per la toeletta e mezz'ora per la passeggiata. Il pomeriggio presentava invece alcuni problemi non facilmente risolvibili. Vi erano due grossi ostacoli: la stagione, e il fatto che si trovava a Venezia. In qualsiasi altra città, quando lavorava, era sua abitudine, dopo il pranzo, alzarsi da tavola, leggere con attenzione i giornali fino all'ora del tramonto, passeggiare al tramonto, riposarsi un poco dopo la passeggiata, cambiarsi, uscire a cena, ritornarre verso mezzanotte e mettersi a lavorare aiutandosi con alcuni bicchieri di cognac allungato con acqua di seltz. Gli orari della pensione e l'ora del tramonto, in quella stagione, contrastavano con le sue abitudini. Ammesso pure che avesse finito di pranzare verso le tre. se avesse voluto leggere i giornali con la concentrazione abituale, sarebbe stato pronto per la passeggiata qualche minuto prima delle cinque e cioè all'ora del tramonto o a tramonto avvenuto. In quei giorni il sole tramontava tra le quattro e mezzo e le cinque. Avrebbe quindi iniziato la passeggiata al buio: esperienza rivelatasi nefasta. Inoltre era un peccato essere a Venezia e perdersi lo spettacolo del crepuscolo. Per poter passeggiare con profitto doveva avere davanti a sé come minimo, un'ora. Era necessario un lasso di tempo sufficientemente ampio per sentirsi libero di pensare e di fermarsi a prendere un appunto, nel caso se ne fosse presenta- ' ta la necessità. Non avrebbe perciò iniziato la sua siesta che verso le sette. Considerando che l'aria di Venezia è meno tonica di quella di altre città e che quindi sono necessarie più ore di sonno, avrebbe riposato fino alle nove, nove e mezzo e non sarebbe stato pronto per la cena che verso le dieci, o anche più tardi. A quell'ora, la cucina della pensione era chiusa e non sarebbe rimasto che uscire, rischiando di perdersi. Se poi. dopo aver mangiato alla svelta, cosa che non gli piaceva, fosse rincasato verso mezzanotte e mezzo, non avrebbe più avuto abbastanza tempo per lavorare. Se avesse lavorato dall'una meno un quarto alle tre. dato che il programma prevedeva la sveglia alle nove e la prima colazione alle nove e mezzo, non gli sarebbero rimaste che sei ore di sonno. Sei ore di sonno e due di siesta gli sarebbero bastate in un'altra città, ma non 11. Per poter lavorare con profitto gli erano indispensabili otto ore di sonno profondo. Prima di riuscire a escogitare una soluzione valida. Sergio trascorse intere giornate in uno stato di vera apprensione, cercando di trovare dei compromessi che non venissero a sconvolgere le sue abitudini. Quello che più lo disturbava era il sapersi costretto a uscire per la cena: ma il signor Padovan gli venne generosamente incontro, accettando, in via del tutto eccezionale, di fargli servire un pasto freddo alle nove. Risolto questo punto fondamentale, dopo innumerevoli ripensamenti, finalmente approdò a una soluzione. Non aveva però calcolato che doveva concedersi un giorno di riposo alla settimana, per esempio il sabato. Se avesse approfondito la lettura di libri e giornali il sabato, avrebbe potuto abbreviare le ore di lettura pomeridiana, limitandosi, durante la settimana, a leggere dalle tre meno un quarto alle tre e mezzo. In questo modo era libero di passeggiare fra le tre e mezzo e le cinque e mezzo. Una volta rincasato, avrebbe fatto la siesta, tra le sei meno un quarto e le otto meno un quarto e. senza doversi affannare, sarebbe stato pronto per cena qualche minuto prima delle nove. Entro le undici, al più tardi, avrebbe iniziato a lavorare, e avrebbe finito verso l'una. L'orario era finito e pronto per essere applicato. Non aveva più scuse per temporeggiare e non gli restava che mettersi all'opera. Il caso volle che quell'estenuante fatica di preparazione terminasse proprio alla viglia del sabato, giornata prevista dal programma per lo svago, il riposo e la lettura. Ebbe qualche esitazione, ma pensò che sarebbe stato poco serio venire meno al regolamento fin dal primo giorno, creando subito un precedente. Decise quindi di riposarsi come prescritto. Gli parve che iniziare, per pura coincidenza, dal suo giorno di libera uscita fosse un auspicio favorevole. Dopo tutti quei lunghi e fastidiosi preparativi, si meritava un po' di svago. Era dunque suo diritto prendersela comodo. Avrebbe iniziato coll'ordinare un'abbondante prima colazione in camera, si sarebbe lavato e vestito con calma. Secondo lui era l'unico modo civile di apprestarsi ad affrontare una giornata. Saltare giù dal letto, precipitarsi in bagno per una frettolosa toeletta, trangugiare una tazza di caffé bollente, gli era sempre parso contrario all'armonia delle cose. Era un modo violento e sforzato di iniziare la giornata che rendeva gli uomini aggressivi. Alain Elkann

Persone citate: Alain Elkann, Padovan, Sergio Pontremoll

Luoghi citati: Venezia