La Regione non potrà sopravvivere se non vince contro la burocrazia di Ernesto Marenco

La Regione non potrà sopravvivere se non vince contro la burocrazia Intanto gli uffici si estendono in nuove sedi La Regione non potrà sopravvivere se non vince contro la burocrazia Tra i duemilacinquecento dipendenti assenteismo del 10 per cento - L'assessore Testa: «Imitiamo le aziende private» - Enrietti: «0 risolviamo il problema o comincia il declino» - De e pli: «Il cittadino non si identifica con l'istituzione» Re Umberto I e Vittorio Emanuele DJ, negli ultimi anni del secolo scorso, non avrebbero mai potuto immaginare che lungo i corridoi della «manica» di Palazzo Reale, sede deiramministrazione dei beni di casa Savoia, qualche decennio dopo avrebbero passeggiato tranquillamente assessori comunisti. Funzionari della Regione rossa si sarebbero seduti alle scrivanie dei solerti segretari del re e i mezzi busti in gesso, antenati dei duchi di Savoia, avrebbero assistito, dall'alto dei soffitti, ad eserciti di dipendenti regionali impegnati nel risolvere il problema della casa, nell'asse gnare mutui e cosi via. Sette miliardi è costato il recupero della manica di Palazzo Reale, dove ora ci sono Rivaita, assessore comunista alla pianificazione territoriale e Marchesotti, anch'egli comunista, al commercio. Oltre cinque Palazzo Lascaris, in via Alfieri 15, sede del Consiglio regionale, tre il palazzo di Piazza Castello 165, sede del presidente Enrietti, del vice-presidente Sanlorenzo e dell'assessore Testa. Denaro bene speso? O mania di grandezza? n cittadino rimane pensieroso di fronte a questi interrogativi e si chiede: le Regioni, nate 11 anni fa per avvicinare governati a governanti, per annullare la burocrazia sono servite a qualcosa? Che cosa è cambiato dal '70 ad oggi? La burocrazia è forse aumentata come sostenevano coloro che non volevano le Regioni? Oppure la macchina, nonostante le tante critiche dell'opposizione e del cittadino qualunque, funziona? Vediamo se è possibile guardare nel «Palazzo», governato negli ultimi sei anni da una giunta pci-psi. Un esercito di 2500 dipendenti circa si muove all'interno. E' destinato ad aumentare entro breve tempo sino ad oltre 3250. C'è viavai continuo per i corridoi degli assessorati: uomini di partito, portaborse, segretari del funzionario, fattorini in jeans e maglione seduti ad ampie scrivanie degnano appena di uno sguardo lo sconosciuto che entra e chiede di parlare con qualcuno. Allora la burocrazia regna sovrana? Lo chiediamo a Gianluigi Testa, assessore socialista al bilancio e finanze. Quarant'armi, sposato, con due figli, da soli cinque anni fa politica. Ha bruciato le tappe e scherzosamente dice: ^Speriamo non brucino me». Ex sindaco di Varallo, è piemontese, ma ha il dinamismo classico dei lombardi. Lavora ora al terzo piano di piazza Castello 165. Nel suo studio moderno, con bella scrivania nera, moquette e quadri di Morando alle pareti, non esita ad ammettere che la macchina è «grosso ed arrugginita in tante sue parti Soprattutto non è finalizzata alle funzioni che deve svolgere». Aggiunge: « L'organico è in prevalenza di tipo burocratico, ma non di qualità inferiore rispetto alla media delle aziende private». Assessore, parliamo di assunzioni e di assentesimo: è vero che sono stati dati troppi posti a uomini di partito? -All'interno esistono uomini con tessera di partito, lo ammetto, per quanto riguarda l'assenteismo direi che mentre è calato nelle aziende private, qui s'è attestato sul 10 per cento. E' ancora alto». Ma la Regione riuscirà a decollare? Ad avvicinarsi al cittadino? -Deve diventare un ente di programmazione, non rimanere ente di gestione. Quando sono venuto ho fatto assemblee con i miei 200 dipendenti dell'assessorato. Ho spiegato loro che bisogna organizzare i settori della finanza, del legale, del bilancio ecc. Voglio dar loro coscienza degli obiettivi Dobbiamo imprimere a questa Regione il taglio dell'azienda produttiva. E le sedi, cosiddette «faraoniche»? «Non sono faraoniche e dobbiamo essere tutti contenti di aver recuperato questi edifici di alto valore artistico e culturale». La pensano in questo modo anche il presidente Enrietti, l'assessore Rivalta e gli stessi scolleghi» dell'opposizione, Paganelli, capogruppo de e il liberale Bastianni. «Non farei polemiche sulle sedi — dice quest'ultimo — Sotto investimenti che hanno salvato monumenti di valore storico. Il nodo è un altro. Sono ubicate in modo disordinato: non v'è riunione a cui qualcuno di noi non arrivi in ritardo. Per quanto riguarda la burocrazia, noi, già nel '70 avevamo detto che le Regioni avrebbero duplicato l'apparato burocratico. Oggi diciamo che non sono certo un'agile macchina per la programmazione». E il rapporto con il cittadino? «7Z cittadino non si identifica con l'istituzione, la sente lontana, ostile, diventa matto per una pratica. Un esempio per tutti: i tremila for tu-, nati, ammessi ai mutui per. la casa, aspettano ancora il denaro e ogni mese che passa perdono il due per cento ». Dello stesso parere Paganelli che aggiunge: «Erano sorte come grande speranza di rinnovamento. Solo in parte si è realizzato questo disegno. Per quanto riguarda il Piemonte si aggiungono due difficoltà: la mentalità ultraministeriale di troppi governanti che si sentono posti su un piedestallo (vedi autovetture con radiotelefono e le segreterie particolari) e l'accentuata politicizzazione del personale che rende difficile il dialogo con le amministrazioni di colore diverso da quello della Giunta». Di parere opposto naturalmente è Rivalta. Dal suo studio, non ancora terminato, vede i giardini di Palazzo Reale e la Mole in lontananza. Dice: «Ho insistito per il recupero degli edifici storici. Cosa dovevamo fare? Lasciar l andare in rovina? Un tempo l'aristocrazia poteva mantenerli, oggi tocca alla comunità. Non possono diventare musei, dobbiamo utilizzarli». E Rivalta parla di Palazzo Carignano che potrà, nel giro di cinque anni, ospitare un piccolo Beaubourg. «Quando andranno via gli istituti universitari, negli ultimi piani e nella "manica" di piazza Carlo Alberto, potremo organizzare anche noi qualcosa di simile a quanto è stato fatto a Parigi». Assessore, ma in Regione, in questi 11 anni è cambiato qualcosa? «Iniziative e piani hanno avuto come riferimento la dimensione regionale. Associazioni, sindacati, la stessa Università, enti privati hanno avuto nella Regione un punto di riferimento. Meno diretto è il rapporto con il cittadino. Ma nell'edilizia pubblica abbiamo costruito 65 mila alloggi. Costoro si saranno ben resi conto che esistiamo e operiamo». Nel suo studio al secondo piano di piazza Castello lavora il presidente Enrietti. Già assessore alla sanità nella giunta precedente, Enrietti è uno degli uomini giovani del psi con Salerno e Testa. Alle pareti tappezzate di velluto i ritratti di Nenni e Pertini, un grande quadro di Martina, moauette color nocciola. Entra sùbito in argomento: «Se non si risolvono in questa legislatura i problemi della partecipazione, di una burocrazia svelta, dell'azione di governo, non decolleremo mai e incomincerà il declino delle Regioni. Occorre comunque, per rendere visibile l'azione, tutta una serie di decentramenti della politica burocratica. La macchina deve funzionare in modo che le risposte alle domande siano immedia te. Per ciò che riguarda le sedi recuperate,abbiamo fatto bene, perché oggi sono monumenti funzionanti. Era necessario». Tutti d'accordo, dunque: amministratori e oppositori. C'è burocrazia e va sveltita, c'è quel fossato tra cittadino e «Palazzo» e deve poco alla volta scomparire; le sedi recuperate sono costate 15 miliardi, ma oggi valgono molto di più: quindi anche sotto questo aspetto l'operazione è riuscita. Ernesto Marenco La manica di Palazzo Reale rinnovata

Luoghi citati: Parigi, Piemonte, Rivalta, Salerno, Savoia, Varallo