L'assassinio legale e quello brigantesco

L'assassinio legale e quello brigantesco L'assassinio legale e quello brigantesco Pubblichiamo, per gentile concessione dell'editore Einaudi, alcune pagine da «L'idiota- di Dostoevskij nella, traduzione di Alfredo Poliedro. Il volume, con un nuovo saggio introduttivo di Vittorio Strada, è uscito nella collana degli «Struzzi- (lire 12.000) con altri capolavori dello scrittore russo, in occasione del centenario della morte. — E la generalessa quando riceve? — domandò il principe, rimettendosi a sedere al suo posto. — Questo non è più affar mio. Riceve a ore diverse, secondo le persone. La modista la fa entrare anche alle undici. Anche Gavrila Ardalionyc lo fa entrare prima degli altri, perfino all'ora della prima colazione lo fa entrare. — D'inverno, qui da voi, nelle stanze, fa più caldo che all'estero, — osservò il principe. — laggiù invece fa meno freddo per le strade, ma nelle case, d'inverno, un russo non ci può nemmeno abitare, non essendoci avvezzo. — Non le riscaldano? — Si, ma anche le case sono fatte diversamente, cioè le stufe e le finestre. — Uhm! E per molto tempo siete stato in viaggio? — Quattro anni. Del resto, sono stato quasi sempre nello stesso posto, in campagna. — E a come stiamo noi non siete abituato, eh? — Anche questo è vero. Lo credete? mi meraviglio di non aver dimenticato il russo. Ecco, ora parlo con voi e penso: «Eppure parlo bene». E forse è per questo che parlo tanto. Davvero, è da ieri che ho sempre voglia di parlare russo. — Uhm! Eh! A Pietroburgo c'eravate già stato? — Per quanto il domestico facesse forza a se stesso, gli era impossibile non tener su una conversazione cosi cortese ed affabile. — A Pietroburgo? Quasi mai: così, solo di passaggio. E allora non sapevo nulla delle cose di qui, ma ora, dicono, ci sono tante novità che anche chi conosceva tutto si rimette a impararlo daccapo. Qui adesso, si fa un gran parlare di tribunali. — Uhm!... I tribunali. I tribunali, è vero, ci sono i tribunali. Ma com'è laggiù, nei tribunali c'è più giustizia o no? — Non saprei. Dei nostri ho sentito dire un gran bene. Per esempio, da noi hanno tolto di nuovo la pena di morte. — Eia fanno esecuzioni? — Si. L'ho visto io in Francia, a Lione. Schneider mi ci aveva condotto con sé. — Impiccano? — No, in Francia taglian sempre la testa. — E gridano? — Macché! E' un attimo. Lo mettono disteso, e cade giù una lama larga cosi, lungo una macchina, si chiama la ghigliottina, cade pesantemente, con forza... La testa balza via in meno d'un batter d'occhio. Sono penosi i preparativi. Quando leggono la sentenza, preparano, legano, fanno salir sul patibolo, allora si è orribile! Molta gente accorre, anche donne, sebbene là non si abbia piacere che le donne vedano queste cose. — Non è affar loro. — Certo! certo! Un supplizio simile!... Il condannato era un uomo intelligente, coraggioso, forte, d'età matura, chiamato Legros. Ebbene, ve lo dico io. potete credermi o no. saliva sul patibolo e piangeva, bianco come la carta. E' mai possibile? Non è forse un orrore? Chi mai piange di paura? Io non credevo che potesse mettersi a piangere di paura uno che non fosse un bambino, un uomo che non aveva mai pianto, un uomo di quarantacinque anni. Che accade nell'anima in quel momento, a quali convulsioni la portano? E' un affronto fatto all'anima, nient'altro! E' detto: «Non uccidere»: e allora, perché uno ha ucciso, s'ha da uccidere anche lui? No. non è lecito. E' ormai un mese che l'ho visto, ma è come l'avessi davanti agli occhi ancora adesso. L'ho sognato forse cinque volte. Il principe si era perfino animato parlando, un lieve rossore era comparso sul suo pallido viso, sebbene la sua parola fosse sommessa come prima. Il cameriere lo seguiva con interesse e con simpatia, tanto che pareva non avesse più voglia di staccarsene: forse era anche lui un uomo che aveva dell'immaginazione e un germe di pensiero. — Meno male però. — osservò egli. — che non si soffre molto, quando salta via la testa. — Ma sapete? — riprese il principe con calore: — ecco, voi avete fatto quest'osservazione, e tutti la fanno proprio come voi. e quella macchina, la ghigliottina, è stata inventata apposta. A me invece allora venne in mente un'idea: e se fosse anche peggio? A voi sembrerà buffo, strano, eppure, con un po' d'immaginazione, può venire in testa anche un'idea simile. Pensate: c'è la tortura, per esempio; sono sofferenze e piaghe, è un tormento fisico, e perciò tutte cose che distraggono l'animo dalle sofferenze morali, sicché non sono altro che le ferite che tormentano, fino al momento stesso che si muore. Ma forse il dolore principale, il più forte, non è quello delle ferite: è invece di sapere con certezza che. ecco, tra un'ora, poi tra dieci minuti, poi tra mezzo minuto, poi ora, subito, l'anima volerà via dal corpo, e non sarai più un uomo, e questo ormai è certo: soprattutto il fatto che è certo. Ecco, quando metti la testa proprio sotto il ferro e poi te lo senti scivolar sul capo, è questo quarto di secondo che fa più spavento di tutto. Questa, sapete, non è una mia fantasia, e molti hanno detto la stessa cosa. Io ci credo tanto, che vi dirò francamente la mia opinione. Uccidere chi ha ucciso è un castigo senza confronto maggiore del delitto .stesso. L'assassinio legale è incomparabilmente più orrendo dell'assassinio brigantesco. Chi è assalito dai briganti, chi è sgozzato di notte, in un bosco, o altrimenti, senza dubbio spera ancora di potersi salvare fino all'ultimo momento. Ci sono stati dei casi in cui la persona aveva già la gola tagliata, eppure sperava ancora, o fuggiva, o chiedeva scampo. Mentre qui tutta quest'ultima speranza, con la quale è dieci volte più facile morire, te la tolgono con certezza: qui c'è una condanna, e appunto nella certezza che non vi sfuggirai sta tutto l'orrore del tuo tormento, e al mondo non c'è tormento maggiore di questo. Conducete un soldato, durante il combattimento, proprio davanti a un cannone, collocatelo li e tirategli addosso: continuerà a sperare; ma leggete a questo stesso soldato la sentenza che lo condanna con certezza, ed impazzirà o si metterà a piangere. Chi ha detto che la natura umana è in grado di sopportare questo senza impazzire? Perché un affronto simile, mostruoso, inutile, vano? Forse esiste un uomo al quale hanno letta la sentenza, hanno lasciato il tempo di torturarsi, e poi hanno detto: «Va', sei graziato». Ecco, un uomo simile forse potrebbe raccontarlo. Di questo strazio e di questo orrore ha parlato anche Cristo. No. non è lecito agire cosi con un uomo! Il cameriere, anche se non avrebbe saputo esprimere tutto ciò come il principe, tuttavia aveva capito, se non tutto, almeno l'essenziale, e si poteva vederlo perfino dal suo viso commosso. — Se proprio aveta tanto desiderio di fumare un poco, — mormorò. — potete magari farlo, pur che sia alla svelta. Perché magari il signore può chiedere di voi. e voi non ci siete. Sotto questa scaletta, vedete, c'è una porta. Entrate lì. a destra c'è una stanzetta, lì si può: aprite solo il finestrino, perché non è buon ordine... Ma il principe non ebbe il tempo di scender giù a fumare. Nell'anticamera entrò all'improvviso un giovanotto con delle carte in mano. Il cameriere prese a togliergli la pelliccia. Il giovane sbirciò il principe.

Persone citate: Alfredo Poliedro, Dostoevskij, Einaudi, Gavrila Ardalionyc, Schneider, Vittorio Strada

Luoghi citati: Francia, Lione, Pietroburgo