Pertini giunto ieri in Costa Rica unico Paese disarmato nel mondo di Sandra Bonsanti

Pertini giunto ieri in Costa Rica unico Paese disarmato nel mondo 11 viaggio di pace nell'America Latina, dopo la tappa in Messico Pertini giunto ieri in Costa Rica unico Paese disarmato nel mondo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SAN JOSE' DI COSTA RICA — Si è conclusa la visita di Pertini in Messico ma la fatica del Presidente prosegue in altri Paesi dove porta il suo messaggio di pace, predicandolo ovunque, tra le rovine e nel silenzio delle civiltà dei Maya, nei discorsi ufficiali, nei colloqui improvvisati con la gente che incontra. L'arrivo in Costa Rica, la cui fama di isola di democrazia in un mare di dittatura è in qualche modo insidiata proprio in questi ultimi tempi è avvenuto però sotto il segno di una grande angoscia. Gli avvenimenti della Polonia, anche se non cambieranno lo svolgimento del viaggio, certamente rafforzano nelle parole ogni riferimento alla democrazia e alla libertà dei popoli. Sugli ultimi giornali che ha sfogliato in Messico il Presidente ha visto a tutta pagina il titolo: «Pertini chiede il disarmo totale». In questo senso la visita in Costa Rica, che nel 1949 decise di non avere un esercito, può essere vista come la chiave alla interpretazione autentica di questa «missione». Sin dalle prime parole pronunciate a San José, Pertini ha ripreso il tema della pace: «Talvolta a me sembra che i responsabili della politica delle due superpotenze stiano polemizzando sul cratere di un vulcano che sta maturando nelle sue viscere una spaventosa eruzione atomica: sarebbe la fine dell'umanità. Non apparirà più assurdo auspicare da questo libero Paese, privo di esercito, ildisarmo totale controllato». Un tema, questo, strettamente legato alla condanna delle dittature (tutte, da quelle dell'America Latina alla lontana Polonia). «Non bisogna farsi ingannare dalla maschera e dalle multiformi lusinghe della dittatura», ha detto infatti Pertini, «non esistono le dittature "buone ", quelle degli amici del popolo». Con l'arrivo a San José comincia la parte più difficile del viaggio in America Latina. Carazo è sotto accusa: l'estrema destra sospetta che sia implicato in un traffico di droga e di armi, ma sono probabilmente accuse manovrate, nate dal dubbio che proprio in Costa Rica, l'unico Paese al mondo senza esercito, stia vendendo armi ai guerriglieri del Salvador. La piccola nazione dell'istmo (grande due volte e mezzo la Toscana e popolata da poco più di due milioni di abitanti) ha già accolto 20.000 salvadoregni. Unico motivo di conforto al Presidente della Repubblica sul momento in cui si avvicina alle terre «calde» dell'America Latina può essere la grande intesa che si è stabilita fra lui e Portino, non sulle future forniture di petrolio, ma soprattutto su una linea politica che è comune e basata su ideali ed obiettivi molto vicini. Petrolio e politica si sono intrecciati in un tema solo. E lo testimonia questa battuta, fra Pertini e Portillo nel loro ultimo colloquio sul petrolio. Ha chiesto Pertini: «Posso sperare?». Ha risposto Portino: «C'è qualcosa di più di una speranza, c'è la volontà politica». E ancora: min tutto il mondo lei propaga la sua lotta per la pace, il suo affetto per la libertà. Per questo è stato molto importante renderci conto che le nostre idee coincidono con le idee di Sandro Pertini, soprattutto per quanto riguarda il rispetto del diritto, la sovranità delle nazioni, l'autodeterminazione dei popoli». E Pertini, commentando la politica del petrolio stabilita dal Messico, ha detto: « Vogliono adoperarlo come via alla pace». L'ultima immagine del Messico che il Presidente porta con sé nella seconda parte del suo viaggio è quella della serena e bianca città di Merida, detta anche la «città dei mulini a vento», per tutte le «veletas» che roteano per portare l'acqua dal sottosuolo. La capitale dello Yucatan. isolata in mezzo a distese di boscaglie interrotte da fasce coltivate ad agavi, fu fondata dopo una battaglia fra 400 spagnoli e 40.000 indiani proprio dove è stata innalzata una grande cattedrale. Pertini ha ricevuto in dono le chiavi della città, ha visitato musei e chiese, la grande centrale turbogas realizzata dalla Fiat, e poi è partito per Uxman. Il regno dei grandi sacerdoti Maya che dedicavano la loro vita a calcolare i cicli dei corpi celesti e a sacrificare vittime. Pertini ha visto accendersi centinaia di luci nella notte ad illuminare le piramidi, i templi, le grandi piazze dove si riuniva il popolo in adorazione: una grande gente che misteriosamente abbandonò la città già un secolo prima che arrivassero gli spagnoli. Ha chiesto informazioni precise su tutto, ma è sembrato più stanco e affaticato che non in altri giorni del viaggio, quando, dissipatesi certe incomprensioni con i giornalisti, era tornato a far riempire di battute i taccuini degli inviati su ogni argomento. La sua salute: «Sto benissimo, 56 pulsazioni e chi crede a Roma che si apra una successione, sarà deluso». Su Portino: «Beato lui, ha 600 pipe e io soltanto la metà». Sui socialisti: «Non è vero che non volevano che io fossi eletto. Però si dimenticarono di votarmi Forse i momenti delle battute sono passati. In questa visita in Costa Rica, sulla quale nessuna fonte ufficiale ha saputo dare sufficienti spiegazioni, ci sarà di nuovo da affrontare il problema del Salvador. La presidenza di Carazo è ormai messa in forse dai candidati socialisti del «partito nazionale di Liberazione» e le elezioni distano un anno appena. In Colombia poi, dove Pertini arriverà domani, c'è una situazione abbastanza grave e le notizie che arrivano agli uomini del seguito del Presidente non sono affatto rassicuranti: l'università è stata chiusa «a tempo indeterminato» dopo le manifestazioni contro la rottura dei rapporti con Cuba. Gli studenti arrestati sono 146 e sembra che siano sottoposti a processi «sommari». L'analisi che Gabriel Garcia Màrquez fa degli attriti politici e militari non rasserena. Il ministro della Difesa ha dichiarato: «Elimineremo tutti i sovversivi». Il compito di Pertini si fa cosi più complesso, ma forse in qualche modo, anche più significativo. Sandra Bonsanti