Settantamila disoccupati a Napoli litigano e urlano per 2500 posti di Francesco Santini

Settantamila disoccupati a Napoli litigano e urlano per 2500 posti Per il sindaco Valenzi «la situazione è disperata» Settantamila disoccupati a Napoli litigano e urlano per 2500 posti Mentre il «listone» del collocamento continua ad aumentare - «Anche i vecchi e i bambini chiedono un lavoro» dice un funzionario - Scritte minacciose sui muri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Si incolonnano all'alba, nel grande spiazzo tra il mercato ittico e la vecchia caserma Fiorentini: l'esercito dei disoccupati napoletani si infittisce dinanzi ai 120 sportelli del collocamento e la città vive ore spasmodiche d'attesa. Il «listone» del ministro Foschi ha superato le 70 mila unità e il censimento non è completo. Pieni di paura, tacciono i funzionari. Soltanto il direttore provinciale, Gustavo Vaccarella, ha il coraggio di ammettere: •Anche i vecchi e i bambini chiedono un lavoro: hanno quasi settant'anni e si dichiarano disponibili alla ricostruzione nelle zone del terremoto, anche lontano da Napoli. Presto avremo 100 mila iscritti: tutti vorranno una risposta». Il funzionario Aprea, che ha la responsabilità diretta della lista, elogia gli uomini della polizia che in divisa da campagna controllano ogni angolo del disastrato edificio del Lavoro. «Ho soltanto opinioni personali — dice Aprea — preferisco non esprimermi: viviamo un momento terribile, ogni parola può agire da deterrente. E' meglio tacere: mi richiamo all'ultima nota del ministro, 2500 posti entro il 15 aprile. Per gli altri, chissà?». Aprea è chiamato a un lavoro difficile: -Non vorrei — spiega — che si conoscesse il mio nome: qui Aprea bisogna dimenticarlo, Aprea, non esiste». Vivono nell'ufficio, nel timore che tutto, d'improvviso, possa precipitare in una esplosione incontrollabile. «Le attese sono crescenti — ammette il direttore Vaccarella — e il 15 aprile è alle porte, per quella data il ministro s'è impegnato». Nella speranza d'un sussidio generalizzato, i disoccupati organizzati delle liste più combattive hanno concesso una tregua alla città. I cortei non percorrono più gli itinerari delle istituzioni con i loro slogan minacciosi; le assemblee dei «banchi nuovi» si sono diradate. Dopo la devastazione della Camera del Lavoro, con 106 arresti e 22 feriti, le liste dell'autonomia sembrano addormentate. Soltanto di notte, gruppi ristretti di oltranzisti percorrono le strade di Napoli e con la vernice rossa promettono: «Brucerà, brucerà», sui muri imbrattati del centro storico. Sono i sintomi di una tempesta minacciosa che Andrea Geremicca, parlamentare comunista e uomo di punta del partito, avverte a Napoli con lucidità. -Il 15 aprile — afferma preoccupato — è in arrivo: il ministro Foschi ha sottovalutato tutto: la città e l'esperienza del passato, le dimensioni del "problema Napoli" e l'esperienza delle liste di lotta. Non ha compreso che i disoccupati in marcia per le strade rappresentavano soltanto una punta. Dietro c'è tutto il resto della città: 7000 in piazza, 90 mila e più nelle case». Anche il sindaco Valenzi descrive una -situazione disperata» che Foschi, arrivando a Napoli, non ha percepito. «Il ministro — ammette — ha mostrato generosità: avrebbe dovuto però ascoltare le forze politiche e il sindacato. C'è adesso un'attesa generalizzata. Chi si è iscritto attende o un posto o un sussidio; comunque una risposta: non si può promettere e poi lasciare ad altri il compito di gestire situazioni difficili». In queste ore incerte il sindacato napoletano dopo la sconfitta della Camera del Lavoro devastata, si è assunto il ruolo di -guidare la lotta per il lavoro». Michele Tamburrino, segretario della Cgil, ricorda con amarezza l'esperienza dei suoi uffici occupati e annuncia: « Vado a Roma da Foschi, con molto timore. C'è la preoccupazione che i posti promessi non esistano. Bisognerà provvedere a un sussidio uguale per tutti: si parla di 5 mila lire al giorno. Mi sembra una buona proposta. Altre soluzioni appaiono demagogiche». Tamburrino ha tentato, in queste giornate, un «nuovo rapporto» con i disoccupati. «Abbiamo aperto le iscrizioni anche a chi non ha un lavoro: iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiii i concepiamo il sindacato — spiega — come uno strumento di impegno effettivo, pronto a lottare per chi ha un'occupazione e per chi è ancora escluso dal lavoro. A Foschi chiediamo di mantenere la parola: vogliamo conoscere gli impegni effettivi del governo sui 10 mila posti promessi». La speranza di un lavoro o di un sussidio garantito porta migliaia di persone nel gran- de piazzale del mercato ittico. La fila, ai cancelli in ferro del collocamento, si forma alle primissime ore del mattino. Ieri sono sfilati in 6500. «Qualche giorno fa, il 25 marzo — dice il direttore Vaccarella — abbiamo superato ogni record: 8271 disoccupati agli sportelli e i miei impiegati, oberati dal superlavoro, hanno minacciato lo sciopero». Per far rientrare un elemento di tensione tanto grave è intervenuto il commissario straordinario Zamberletti. Ha spedito il suo primo collaboratore, Giuliani, nell'edificio del collocamento. L'inviato di Zamberletti ha rassicurato i 380 dipendenti dell'ufficio. Con l'impegno di pagare tutte le ore di straordinario, dalle 8 del mattino alle 8 della sera. Giuliani ha scongiurato lo sciopero. Il sindacalista De Lucia, segretario provinciale dei collocatori, commenta soddisfatto: «Non si può costringere ogni giorno un'intera catego¬ ria alla colazione al sacco: giustamente c'è stato riconosciuto il maggior impegno e tutti oggi lavorano di buona lena». Fuori, sul piazzale battuto da un vento fastidioso di scirocco, una vecchia vende pane e ricotta. I disoccupati che si iscrivono al «listone di disponibilità al lavoro» avanzano per nuclei familiari. A una donna che ha 67 anni l'impiegato allo sportello domanda con toni burocratici: «Siete disposta ad essere utilizzata nell'opera di ricostruzione?». «Certamente», risponde la donna. «Anche fuori provincia?». «Preferirei a Napoli». «Dovete rispondere sì o no», ordina in toni perentori l'uomo dietro al cristallo. «Anche fuori provincia», risponde la donna che ha tre bambini attaccati alle gonne. Le è accanto un trasportatore di acque minerali. «E come fate con i piccirilli?», domanda. «Si vedrà, si vedrà». Francesco Santini

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