Esplode il comportamento drogato di Furio Colombo

Esplode il comportamento drogato UN FENOMENO PREOCCUPA GENITORI E EDUCATORI IN AMERICA Esplode il comportamento drogato Molti bambini parlano in modo concitato, sempre più in fretta, senza pause tra un argomento e l'altro - Si comportano come se prendessero la droga - «L'accusa, specie se infondata, può avere conseguenze terribili» - «E' una malattia culturale, per la quale non servono né terapie né psichiatri» - Anche il teatro e la pubblicità ne sono contagiati - Due precisi motivi di allarme NEW YORK — Una rivista medica di Harvard descrive così l'episodio: «Il padre, che è stato in viaggio o non ha visto il bambino da tempo, per la prima volta gli dedica attenzione, lo ascolta. Con sorpresa si accorge che il bambino parla in un modo concitato, con una curiosa accelerazione. La velocita con cui si susseguono le parole gli fa pensare a uno scherzo. Ma non c'è alcuna intenzione di humour. Il bambino sta solo cercando di spiegarsi. Se non ci sono interruzioni il discorso galoppa e poiché difficilmente un bambino può controllare tante parole a una velocità tanto grande, diventa inconsistente, erratico. Per esempio non sono segnate le pause nel passaggio da un argomento all'altro.Maun altro fatto espressivo — che di solito compare all'improvviso — preoccupa l'ascoltatore adulto: a velocità vertiginosa il bambino imita, cita, rappresenta qualche altra cosa (frasi, gesti di altri, voci di attori, effetti di suono) senza mostrare alcun desiderio o intenzione di essere teatrale. «Vi sono genitori, spiega la rivista, che trovano tutto ciò "divertente", e allora il comportamento rischia di diventare definitivo nell'adolescenza e probabilmente nell'età adulta, con i problemi di rapporto personale e psicologico che si possono immaginare. In altri casi il genitore che nota per primo il comportamento (di solito quello dei due che segue o ascolta il bambino in modo meno continuativo o frequente) si allarma e cerca l'aiuto del medico. Nella vita del piccolo — che non capisce perché lo guardino tutti con ansia — entra la terapia, compare lo psichiatra. Esiste il rischio che un comportamento strano ma di origine culturale e non patologica, venga trattato come una malattia». Si chiama •comportamento drogato* la situazione descritta dai ricercatori di Harvard. Medici, genitori e rilevazioni statistiche ci dicono che questo comportamento si verifica, fra i bambini americani, con sorprendente frequenza. Ciò naturalmente provoca allarme. In queste ultime settimane il provveditorato agli studi di New York ha offerto una notizia, che è anche un appello drammatico, alle autorità e alle famiglie: «Fra gli alunni, maschi e femmine, delle scuole pubbliche della città, due terzi degli scolari hanno sperimentato o si sono abituati alla sperimentazione della droga». Precisa il comunicato, per evitare illusioni: «Droghe di ogni genere, comprese quelle "pesanti", sono disponibili nelle scuole. E la soglia di iniziazione alle prime esperienze sembra essere scesa verso i nove, dieci anni dieta». / due fatti, «ti comportamento drogato* e il pericolo di effettivo contagio che si aggira tra ragazzi e bambini. sono affrontati di solito, da educatori e parenti, come un solo problema. «Se il bambino accelera in modo bizzarro sia il comportamento fisico che quello espressivo, i genitori, è sempre il team di psichiatri di Harvard che parla, fingono disperatamente di non vedere. Oppure corrono, con la stessa disordinata velocità del bambino, verso la terribile ipotesi: questo bambino si droga. L'accusa, specialmente se non è vera, può provocare conseguenze terribili». Ma come può accadere che il bambino sia innocente e insieme manifesti con tanta evidenza il •comportamento drogato*? Quello che la nuova pedagogia americana, in recentissimi studi, cerca di dire ai genitori disperati e disorientati di mezza America è: «Attenzione, il "comportamento drogato" si può ormai identificare come una vera sindrome. Ma il più delle volte non è causata dalla droga. E' una malattia culturale». Spiega il sociologo Gans: «Vi sono caratteristiche e rituali tipici nella cultura della droga, o almeno della droga urbana, della droga degli Anni Settanta e Ottanta». Con questa precisazione Gans ci vuole ricordare che la velocità, un senso magari eccessivo ma sempre apparentemente vitale di intensità, di prontezza, caratterizzano il drogato dell'ultimo decennio, rispetto alla vaghezza e alla passività degli hippies degli Anni Sessanta. J3ans vuole anche ricordare che la droga è presente «e si sente» in molte attività e funzioni professionali. Cita la televisione (senza escludere la pubblicità, i programmi per i ragazzi, i programmi sportivi), cita Hollywood e la sua produzione, naturalmente, ma anche Broadway, ma anche gran parte della produzione musicale (meglio ancora «del sottofondo sonoro» che circonda un po' tutti) e persino certe tecniche di scrittura che riguardano i fumetti e i giochi per bambini. Per esempio certi giochi elettronici che chiedono e premiano risposte rapide, dapprima fondate sulla freschezza del riflesso, poi sempre più (anche a causa di tutte le altre circostanze ambientali) su un'accelerazione intensa che < assomiglia, alla reazione anfetaminica e invita a mimarla. Un gruppo di ricerca della Anneberg School of Communications ha rintracciato nei programmi televisivi di gran de ascolto almeno sei o sette esempi chiaramente segnati dal •comportamento drogato». Uno di essi viene trasmesso due volte alla settimana, alle sette di sera, ora di massimo ascolto per i bambini sotto i dodici anni. Non è che un montaggio di situazioni comiche e di canzoni. «Ma se lo si osserva con attenzione, propone il gruppo d'indagine, si nota che ciascun comportamento, ciascuna vignetta, ciascuna "gag" e situazione, sia recita ta che musicale, appare stra volta nel ritmo, nel senso < nella sequenza. Fa ridere "in un modo strano"» (risposta della maggior parte dei bambini ad un questionario). Quel «modo strano» (effetti assurdi, mancanza di connessione e soprattutto deformazione esagerata e continua di qualsiasi gesto o parola, come in un cerchio di clowns impazziti) è ciò che preoccupa, per imitazione e contagio, il •comportamento drogato*. Poi ci sono i mini-programmi della pubblicità. Quasi tutti quelli dedicati ai blue jeans, e dunque diretti soprattutto al pubblico giovane e ai bambini (avidi consumatori dei cosiddetti «jeans disegnati*, cioè molto stilizzati e con la firma dell'*autore* cucita ben grossa sulle tasche posteriori), presentano in modo evidente il beat della cultura drogata: specchi infranti, chiazze di colore rosso che ricordano il sangue, figure con gesti esasperati che appaiono e scompaiono, capelli punk, colorati di viola o di rosa, ritmo violento, allusioni di tutti i generi, dall'aggressione alla morte, dall'abbraccio alla lotta. Il più rappresentativo di tutti: l'adolescente Brooke Shields (dunque un •modello* per i giovanissimi) e i suoi jeans •firmati*, commercialmente un immenso successo.. Dopo un esordio in cui la Shields racconta concitatamente (piegata su se stessa in modo da mostrare soprattutto la parte firmata dei jeansJ che «se questi calzoni potessero parlare sarei rovinata», si è arrivati alla versione attuale: la ragazzina, con una parrucca di lunghi capelli bianco latte, danza freneticamente senza smettere di parlare, invitare, raccontare, confidare, a proposito della •grandiosità» dei suoi jeans. E' il linguaggio, incapace di soste, di intonazioni, di •senso fonetico*, di interpretazione espressiva (pause, abbassamenti di voce) che i più attenti psicologi americani considerano il segno del comportamento drogato*. La Shields è certamente solo un'adolescente come tutte le altre. «Ma la cultura della droga ha stravolto il formato di molti aspetti della comunicazione, dal divertimento alla vendita. Non è necessario dire o credere che i modelli stessi della "cultura drogata" siano dei "praticanti". Essi sono contaminati, e oggetti di contaminazione, come i bambini», conclude il gruppo di Harvard. Dov'è dunque la ragione d'allarme? In due delicatissimi aspetti, spiegano gli psicologi infantili che hanno notato il fenomeno. Il primo è che l'affinità di comportamento avvicina gli imitatori innocenti al gruppo di coloro che la droga la usano. Può darsi che questo accada agli adulti, nel mondo dello spettacolo. Certamente accade ai giovani e soprattutto ai bambini. La frontiera si fa tenue e già il rischio, per un bambino, di essere scambiato «per uno che la usa» è insieme causa d'allarme e di eccitazione, una specie di invito a entrare nella clandestinità degli adepti. Il secondo pericolo è che il radicarsi e l'espandersi del •comportamento drogato* provochi conseguenze sociali che molti già chiamano «blank durg abuse», «ta droga che spara a salve*, produce effetti sociali, deformazioni, variazioni grottesche, percezioni alterate, creando un drammatico «come se Su quella sospensione, su quella sgradevole analogia di comportamenti e di fatti si concentra l'ansia di milioni di educatori e di genitori in America. Furio Colombo Brooke Shields in «Laguna blu»: nella pubblicità tv dà prova di un comportamento drogato

Persone citate: Brooke Shields, Gans, Shields

Luoghi citati: America, Hollywood, New York