È guerra aperta tra la dc e il pci con i referendum ormai alle porte di Luca Giurato

È guerra aperta tra la dc e il pci con i referendum ormai alle porte Come si è arrivati alla rottura che ricorda quella del 1976 È guerra aperta tra la dc e il pci con i referendum ormai alle porte Le ripetute aperture di Forlani e Piccoli respinte con durezza da Berlinguer -1 comunisti si sarebbero «offesi» per non essere stati interpellati dal governo sulle misure per l'austerità - Ma il presidente del Consiglio ha dovuto scegliere tra Craxi e un dialogo col pei per salvare il governo ROMA — «In queste ultime settimane, abbiamo prima mandato dei messaggi molto espliciti. Poi, abbiamo anche, più volte, bussato con discrezione alla porta del pei. Prima non ci hanno risposto. Poi, ci hanno risposto male, sempre peggio, sino addirittura a chiedere le dimissioni. Alla fine, chiunque avrebbe perso la pazienza. E per far perdere la pazienza a un uomo con i nervi di ghiaccio come Arnaldo ce ne vuole*. Chi parla è uno dei personaggi da sempre vicino a Forlani; tra capi storici e stretti collaboratori, non sono in molti, nella de. a chiamare il presidente «Arnaldo» e a sapere tante cose di lui. Le sue parole commentano in maniera incisiva il repentino appassire dei rapporti tra de e pei e tra Forlani e Berlinguer. I rapporti sono tornati brutti: anzi, pessimi. Più che la clamorosa rottura dell'intesa di solidarietà nazionale (inverno '79) il clima tra i due più forti partiti italiani (e tra il governo e l'opposizione comunista) ricorda la primavera del '76. quando Berlinguer bollava la politica dell'allora segretario Fanfani con questa insolita etichetta: «Inciprignita linea di intolleranza e di inciviltà». Come allora, oggi si è quasi alla vigilia di importanti elezioni amministrative; a differenza della primavera del '76. un referendum carico di incognite è davanti alle forze politiche (maggio prossimo) e non dietro (divorzio, estate '74). Al di là delle dichiarazioni ufficiali e delle singole volontà, non v'è dubbio che anche una mina vagante come la consultazione sull'aborto abbia contribuito a peggiorare i rapporti tra de e pei. Perché, oggi. Forlani accusa tra l'altro il pei di «mentire ai lavoratori» e Berlinguer, in un comizio di fuoco a Cagliari, definisce la «coesione nazionale» auspicata sino a qualche giorno fa dal presidente «una barzelletta de»? Nel pei. dove si contrappongono le tesi di Berlinguer e quelle di Napolitano-Chiaromonte. e nel vasto arcipelago de, quasi ogni interlocutore ha una sua risposta. Non sono, però, risposte in netta contraddizione. Nella de, le fonti più vicine a Forlani ricordano che il presidente, circa due settimane or sono, aveva fatto una cauta ma significativa apertura politica al pei. a Bologna, commemorando Moro. Il pei non dette rilievo alla circostanza e a Palazzo Chigi ci rimasero male. L'apertura al pei (a quanto risulta da altre fonti) non piacque né a Craxi né a Longo: i leaders del psi e del psdi non ne fecero mistero con il presidente. Forlani volle rassicurarli; contemporaneamente, li invitò a chiedere ai rispettivi ministri maggior coesione e meno contrasti; ai rispettivi parlamentari, meno assenteismo in aula e in Commissione. Nelle tormentate riunioni per la super-stangata, si sfiora invece la crisi di governo. Forlani riesce a evitarla ma, forse per non allargare contrasti nella maggioranza, forse per non scontentare Craxi, non consulta il pei sulle misure economiche. Alle Botteghe Oscure si arrabbiano. Napolitano denuncia pubblicamente lo «sgarbo» del governo; Berlinguer decide una svolta super-dura. A «l'Unità» scrivono, nella notte, un aspro commento negativo prima ancora che i contenuti della «stangata» siano ufficialmente noti. Il brusco «no» del pei alla svalutazione e a tutto il contenuto del pacchetto rischia di far perdere le staffe ai leaders de. Ma Piccoli, dopo un movimentato vertice con ministri e capicorrente, decide di tener duro e di «offrire l'altra guancia». Risultato: appare in tv. martedì scorso, e lancia un appello al pei e ai sindacati. Il segretario de è convinto che la sua proposta verrà, almeno in parte, accettata; nella foga, rivela davanti a milioni di spettatori che «aveva suggerito al governo di consultare il pei sulle misure». E' l'ultimo omaggio della de ai comunisti. Ma la risposta a Piccoli è lapidaria: via questo governo e lotta senza quartiere alla de. E' tra giovedì e venerdì che la de giudica «il pei, per ora, irrecuperabile». Craxi lo intuisce o viene molto bene informato. Il leader del psi, infatti, convoca ministri, capigruppi e sindacalisti socialisti. Parla chiaro: «Nessuno di noi scaricherà sui lavoratori le cause dell'inflazione ma bisogna fare dei sacrifici. Il governo va appoggiato e nessun problema, scala mobile compresa, è tabù». E' la mossa che Piccoli e Forlani attendevano: tra sabato e domenica, al Consiglio nazionale, segretario de e presidente del Consiglio pronunciano due discorsi mai cosi intransigenti con il pei. Le sinistre de tacciono. Chi paria non ha niente da contestare. Per ben due volte, contemporaneamente a Piccoli e a Forlani, parla invece Berlinguer, anch'egli, attraverso altri canali, evidentemente assai bene informato sugli ultimi umori de. Il segretario comunista spinge al massimo il piede sull'acceleratore; afferma di non essere neppure disposto a dare un appoggio esterno a un governo presieduto da un de. E' la guerra, almeno sino alle elezioni del 21 giugno. Luca Giurato

Luoghi citati: Bologna, Cagliari, Roma