Una raccolta di firme in Lombardia per il referendum contro la caccia

Una raccolta di firme in Lombardia per il referendum contro la caccia È stata promossa dalle associazioni protezionistiche Una raccolta di firme in Lombardia per il referendum contro la caccia Basteranno cinquantamila adesioni - L'iniziativa dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto la richiesta di consultazione firmata da 800.000 italiani ROMA — E' cominciata, in Lombardia, la raccolta delle firme per il referendum regionale contro la caccia: ne basteranno 50.000. E' la prima risposta delle Associazioni protezionistiche — Lega anticaccia in testa — alla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto la richiesta di un referendum nazionale firmata da 800.000 italiani. E qui occorre qualche spiegazione preliminare. L'art. 117 della Costituzione italiana elenca la caccia tra le materie su cui le Regioni devono legi¬ ferare -nei limiti dei principi fondamentali delle leggi dello Stato». La legge nazionale, stabilito che il patrimonio faunistico è indisponibile proprietà dello Stato, vieta la caccia su tutto il territorio nazionale facendo seguire questa proibizione da una serie di eccezioni per determinate specie di animali. Il referendum nazionale promosso dalla L.A.C, con l'appoggio di tutte le associazioni protezionistiche italiane, si riferiva alle eccezioni, che dovevano essere cancellate, lasciando salvo il primo comma del divieto. La Corte Costituzionale ha respinto questo referendum non perché fosse anticostituzionale (come invece aveva richiesto l'avvocatura di Stato, che lo giudicava lesivo delle autonomie regionali), ma perché lo riteneva formulato in modo non chiaro e tale da indurre in confusione i votanti. Dunque non è affatto preclusa una eventuale seconda richiesta di referendum nazionale formulato meglio della prima. Ma perché non si punta su questo spiraglio aperto? Lo chiediamo al prof. Carlo Consiglio (Cattedra di zoologia all'Università di Roma) fondatore e presidente della L.A.C, che ha promosso il referendum nazionale ed ora patrocina il referendum in Lombardia: -Non escludiamo di farlo in futuro — ha risposto —. Certo dovremo riprendere l'iniziativa referendaria sul piano nazionale se per un caso non impossibile, sotto la spinta di pressioni contrarie all'abolizione della caccia, anche le Regioni dovessero respingere la nostra richiesta. Comunque questo primo referendum regionale in Lombardia avrà — secondo le nostre intenzioni — un'azione dirompente. Se respinto, susciterà forti reazioni e stimolerà altre iniziative: se accolto, scatenerà una reazione a catena nelle altre Regioni appoggiata anche dalle popolazioni infastidite dall'invasione dei cacciatori lombardi: il Piemonte protesterebbe per vedersi vanificata la politica di limitazione venatoria che persegue da anni, la Toscana, che già conta la più alta percentuale di cacciatori, per l'ulteriore insostenibile afflusso Ma non in tutte le Regioni sarà possibile fare il referendum anticaccia. Spiega il professor Consiglio che le Regioni a statuto speciale — non soggette alla «legge quadro» — potranno senz'altro indirlo, sempre che la loro legislazione venatoria vi si presti. Tra quelle a statuto ordinario, invece, ve ne sono alcune che non hanno ancora attuato l'istituto del referendum, altre la cui legge venatoria non sembra consentire un referendum abrogativo. Il Lazio ha attuato, da pochi mesi, l'istituto referendario che per ora non è utilizzabile dato che non ha ancora legiferato in materia di caccia. In Toscana non si può fare il referendum perché la legge regionale è. per cosi dire, al negativo: sentenzia che non si può cacciare questa o quella specie. Ragion per cui abolire la legge significherebbe dare mano libera ai cacciatori. In Sardegna, regione a statuto speciale, il referendum abrogativo è già stato proposto (14.000 firme, quattromila in più del necessario), ma da due anni si trova all'esame della Corte Costituzionale per un'eccezione di incostituzionalità: lo Statuto della Regione pare preveda solo il referendum consultivo. Anche nel Trentino il refe¬ rendum anticaccia indetto dall'Ente nazionale protezione animali (Enpa). è insabbiato da due anni presso la Corte Costituzionale. Conclude il professor Consiglio: -Continueremo a battere da più parti il chiodo referendario (compreso quello sul porto d'armi, il cui divieto comporterebbe automaticamente, secondo un'esplicita ammissione della Corte Costituzionale, l'abolizione della caccia), finché non troveremo il punto debole delle leggi permissive della caccia. La maggioranza degli italiani — il 67%. secondo l'ultimo sondaggio della Doxa in novembre — è con noi». Laura Bergagna

Persone citate: Carlo Consiglio, Laura Bergagna

Luoghi citati: Lombardia, Piemonte, Roma, Sardegna, Toscana, Trentino