Presa diretta sulla città del '700
Presa diretta sulla città del '700 A GORIZIA TUTTE LE INCISIONI DEL MAR1ESCH1, GRANDE VEDUTISTA Presa diretta sulla città del '700 GORIZIA — Tutte le incisioni di Michele Marieschi, uno dei più grandi vedutisti del Settecento, sono esposte a Gorizia a Palazzo Attems. Aperta fino a domani, la mostra è diretta da Guido Bradaschia, organizzata dall'amministrazione provinciale. Comprende una trentina di splendide acqueforti, provenienti da collezioni pubbliche e private, quasi tutte «di primo stato» o prima edizione: alcune di «secondo» o di «terzo», di poco successive, utilissime per la critica dei confronti. Partendo dalle prime deliziose stampe toscane, giungiamo in un crescendo serrato alle prove più alte, in cui si manifestano tutta la perizia tecnica e la sensibilità pittorica dell'artista. La serie delle 21 «Prospettive di Venezia» è giustamente famosa: continuamente citate e riprodotte, eccole finalmente tutte insieme queste acqueforti preziose che il tempo indorandole ha reso ancora più belle. Viste cosi, l'una di seguito all'altra. una cosa salta subito agli occhi dai grandi fogli dorati: la straordinaria «presa diretta» sull'antica città. Casette umili e grandi palazzi ugualmente percorsi e come abbacinati dalla luce del mattino; gondole nere in moto verso chissà quali intrighi, o bloccate tra velieri e barconi nel traffico intenso; tende festose mosse dal vento e immense bandiere pendenti dai campanili; gente che arriva, parte, sgobba fin sotto i monumenti famosi; lente processioni davanti all'Arsenale, da cui esce intanto la bella nave da guerra agghindata di sartie... Non solo l'attività d'una metropoli, ma la vita vi è fotografata con prepotente evidenza. Non c'è incisione, inoltre, che non ci precisi con stupefacente bravura particolari architettonici e costruttivi essenziali per la storia dell'arte e in genere della nostra cultura. Case e palazzi sono resi in ogni loro dettaglio: e cosi rive e ponti, canali e pavimentazioni, strade, barche, gradini. attracchi... Né mancano cantieri di costruzione, gente che pulisce i camini con scalette aeree, mercanti in arrivo nei «fondaci» in piena attività. Tra le acqueforti più belle e giustamente celebri la Veduta di Venezia con dedica. Quante ne abbiamo viste di incisioni simili a questa: ma qui il palazzo è una conchiglia dorata, esatta, perfettamente rispondente alla realtà, eppure sottratta alla subordinazione d'ogni schema lineare, inserita con la più trepida sensibilità in una miracolosa visione «atmosferica». Nel bacino di S. Marco, intanto, tra superbi velieri all'ancora e barelline in corsa, si compie l'altro miracolo della vita usuale. Nella Veduta del Campo dei Frari un vento inatteso, proveniente chissà se da altri pianeti o dal fondo dell'anima, investe le figure sul ponte, fa curvare poveri e ricchi lungo il canale: mentre le linee della chiesa si alzano distaccate e serene nella luce diffusa dello sfondo. Ma eccoci alla novità della rassegna: alla prima visione, all'-inedito». Si tratta di un'acquaforte tra le più interessanti della mostra: Palazzo Bembo alla Riva di Biasio, non firmata: il catalogo — ottimamente curato da Dario Succi — la attribuisce sulla base d'un largo spettro di argomentazioni all'artista veneziano. In effetti l'acquaforte presenta tutte le caratteristiche formali della sua opera; né mancano precise considerazioni di carattere strettamente tecnico tendenti a confermare l'attribuzione, che appare quindi convincente. Certo la stampa è tra le più belle (basta il dettaglio di quell'albero in tensione, proteso sulla riva) e forse una delle ultime dell'artista, che mori giovanissimo, a poco più di trentanni: lasciando critici e amatori a meditare stupiti non solo sulla sua bravura di ritrattista di città, ma sul suo straordinario sentimento del vissuto, lui che aveva appena sfiorato la vita. Paolo Barbaro
Persone citate: Bembo, Frari, Guido Bradaschia, Michele Marieschi, Paolo Barbaro
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