Tensione in Jugoslavia nella minoranza albanese Arresti, feriti, accuse

Tensione in Jugoslavia nella minoranza albanese Arresti, feriti, accuse Tensione in Jugoslavia nella minoranza albanese Arresti, feriti, accuse BELGRADO — Trentacinque persone — 23 studenti e 12 agenti —sono rimaste ferite giovedì scorso a Pristina, capitale della regione autonoma jugoslava del Kossovo, durante violente manifestazioni che ieri sono state ufficialmente definite «ostili, organizzate e fomentate da forze nemiche per destabilizzare il nostro Paese e frantumarne l'unità». Gli abitanti del Kossovo appartengono in maggioranza al gruppo etnico albanese, di religione musulmana. Geograficamente il Kossovo fa parte della Serbia; politicamente, è una delle due regioni autonome della Federazione. Analoghi disordini sono avvenuti sempre a Pristina l'il marzo scorso, e sono stati bollati da Aslan Fazlija, presidente della Lega dei comunisti locale, come «nazionalisti e ostili». Nei giorni successivi, la polizia, secondo voci insistenti, aveva arrestato una sessantina di studenti, colpevoli non soltanto aver partecipato alle dimostrazioni, ma anche di aver svolto propaganda a favore del nazionalismo albanese e del regime di Enver Hoxha, leader di Tirana. Fazlija ha invece affermato che in quell'occasione nessun manifestante era stato ferito o arrestato, e che giovedì scorso la polizia ha fermato 21 studenti. Le manifestazioni dell'I! marzo sarebbero scoppiate per un diverbio prima dell'inizio di una partita di calcio, e presto avrebbero assunto toni di contestazione, colorandosi di nazionalismo albanese. Condannando 1 disordini, Fazlija ha affermato che «il carattere ostile delle manifestazioni si è espresso con slogan ostili al sistema politico e all'unità della Jugoslavia» e che «ciò rivela gli autentici obiettivi delle forze che le hanno direttamente organizzate e che si trovano dietro» alle dimostrazioni.

Persone citate: Aslan Fazlija, Enver Hoxha

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Serbia, Tirana