Wall Street continua sopra la «quota mille»

Wall Street continua sopra la «quota mille» L'indice Dow Jones sui maggiori titoli industriali Wall Street continua sopra la «quota mille» Dopo una lunga fase di oscillazioni nei due sensi nel corso dell'ultima decade, l'indice Dow Jones rappresentativo dei 30 titoli industriali a maggiore capitalizzazione borsistica ha nuovamente perforato la «magica» quota mille. Da tempo nel mercato gli indicatori tecnici erano andati migliorando: buona prevalenza dei titoli che segnavano nuovi massimi su quelli che segnavano nuovi minimi, buon margine dei titoli giornalmente al rialzo su quelli al ribasso, media mobile a 30 e a 200 giorni in ripresa, volume in espansione. Specialmente nelle ultime giornate il volume degli scambi tornava a una media di SS milioni di azioni al giorno; volume considerato equo per sostenere un progressivo rialzo. La spinta al mercato viene — inutile dirlo — dall'addolcimento dei tassi a breve. Il «prime rate» (tassò del denaro pagato dai migliori debitori) è stato ulteriormente diminuito dal 17,50% al 17%. Il mercato ha accelerato il passo quando la «Manufacturers Hanover Trust» ha emesso una previsione del «prime rate» al 15% prima dell'estate. Ciò detto, ribadiamo il nostro sentimento che a Wall Street occorra ancora pazienza e cautela, molte essendo le nubi all'orizzonte. Innanzitutto, il budget annunziato da Reagan ha fatto emergere un maggior deficit per l'81 di 12 miliardi di dollari; pare per un'errata valutazione della spesa globale della precedente amministrazione. In secondo luogo, con una certa sorpresa, gli annunziati tagli fiscali sono andati in larghissima misura a favore dei privati e in minima percentuale a favore delle società. L'attesa era per l'inverso o almeno per un più equilibrato riparto. In terzo luogo, Reagan sta preparando l'incontro (o la battaglia) con il Congresso. Non andrà male come a Carter ma le incognite sono molte; quando si preannunciano vistosi tagli alle spese federali, ossia a centinaia di enti, nasce la difesa delle proprie posizioni in termini di potere da parte dei vertici e del proprio posto di lavoro da parte delle decine di migliaia di dipendenti. Infine il mercato non ci convince del tutto. Il Dow Jones si muove bene ma assai meno bene si muovono gli altri indici — lo Standard and Poor's 500 e il N.Y.S.E. — che rappresentano ben altrimenti le centinaia di società quotate. A ben guardare sono stati taluni settori a movimentare il rialzo, ma in misura modesta e irregolare: a turno i chimici, gli acciai, le aviolinee, le banche, le case di brokeraggio. Per ultimi sono saliti fortemente i minerari ma i motivi sono casuali; dopo l'acquisizione dell'Anaconda (rame) da parte della Atlantic Richfield due anni fa, si è ora fatta avanti la Standard Oil of California per acquistare con offerta pubblica per quasi 4 miliardi di dollari l'Amax (minerali vari ma, soprattutto, molibdeno); poi la Standard of Ohio per seguire la stessa via con la Kennecott (rame) già oggetto di un vecchio tentativo da parte della Curtiss-Wright (che potrebbe tornare all'attacco); infine, Seagram tenta l'acquisizione della St. Joe Mtnerals (carbone, zinco, gas naturale). In sostanza le società petrolifere tendono a diversificarsi; è un processo interessantissimo perché spinge a individuare quali potranno essere le società oggetto di offerte vantaggiose; ma è un processo da specialisti e non investe l'intero mercato. Ben diverso — anche come magnitudine — fu il rialzo dei settori energetico, tecnologico e della difesa — che sollecitò il mercato in generale tra il 1978 e il 1980. L'acquisto di titoli minerari, nel medio termine, nell'arco dei prossimi mesi, è comunque un buon investimento. Concordiamo invece con le previsioni di quanti — Henry Kaufmann in testa — vedono Wall Street con molta circospezione nell'arco del primo semestre. I tassi dovrebbero continuare a scendere favorendo la continuazione del «rally» a breve ma in estate o in autunno, con il riprendere dell'economia, il tasso dell'inflazione risalirà e la Federai Reserve sarà costretta a stringere nuovamente e forse brutalmente; se il mercato allora sarà a livelli elevati la sua vulnerabilità sarà molto forte; in caso contrario si sarà preparato un terreno molto favorevole per il medio termine, quando la ridiscesa dei tassi dovrebbe divenire di lungo respiro e l'economia ripartire su basi disinflazionate. II tutto dovrebbe avvenire nell'ultimo trimestre dell'anno; nell'attesa il mercato si presenta in sostanza adatto più al «trading» che all'investimento e quindi soggetto a rialzi e ribassi anche incisivi. Antonello Zunino

Persone citate: Antonello Zunino, Hanover, Henry Kaufmann, Joe Mtnerals, Reagan, Wright