Sta arrivando il «libro rosso» sarà una bomba o un petardo?

Sta arrivando il «libro rosso» sarà una bomba o un petardo? Tra pochi giorni lo conosceremo, pesa più del primo Sta arrivando il «libro rosso» sarà una bomba o un petardo? L'assessore alle Finanze del Comune, Passoni: «Reviglio lavora molto bene; n'importante è che si sia privilegiata la qualità più che la quantità degli accertamenti; in caso contrario la pesca degli evasori naufragherà nel mare dei ricorsi» La seconda edizione del 'libro rosso» di Reviglio, ben più corposa della prima, sta per essere data in pasto alla stampa ed al grande pubblico, con i suoi gustosi contenuti: accertamenti a decine di migliaia per regione, rettifiche a tappeto, liste interminabili di presunti evasori trasformati —sulla carta — da mendicanti in nababbi. Pare che questa volta ci siano i «pesci grossi», e qualche nome è già stato pubblicato in anteprima, corredato da legittima autodifesa: •Sono cifre a capocchia, una cantonata del fisco: ho già presentato ricorso e mi daranno ragione». Insomma, le stesse cose dette dai presunti ricchi della prima edizione del libro, ideato con funzioni di deterrente psicologico. Ma allora, il nuovo volume, sarà una bomba o un petardo? Proviamo a chiederlo all'assessore alle Finanze del Comune, Passoni, che della materia è esperto, e che — per sua naturale incombenza — degli accertamenti torinesi dovrebbe sapere quasi tutto. Dunque, evasori spalle al muro? Passoni è cauto: 'Se gli accertamenti del "libro rosso" — dice —sono seri, funzioneranno come ottimo deterrente e Reviglio avrà ottenuto lo scopo. Se invece fra un anno e messo naufragheranno sugli scogli della Commissione tributaria che discute i ricorsi, allora tutto andrà in fumo: e l'effetto ottenuto apparirà opposto. Voglio dire che un giudisio si può dare soltanto a posteriori; dopo aver visto se, in tutta Italia, è stata privilegiata la qualità, oppure la quantità». Il timore e di un fallimento per eccesso di zelo. 'Spero che gli uffici finanziari non abbiano sfornato accertamenti soltanto per rispettare il piano di 300 mila all'anno previsto dal ministro — puntualizza l'assessore —perché, a mio avviso, sono più utili 100 mila pratiche fatte bene che 300 mila traballanti. Se gli accertamenti si dimostreranno di cartapesta, la commissione li boccerà; e a quel punto addio credibilità, perché le voci tra gli evasori circolano in fretta. Ecco l'esigenza di privilegiare la qualità». Ma per chi tifano le commissioni tributarie, per gli evasori? «Le commissioni, presiedute da magistrati e composte da tecnici, fanno il loro mestiere, con un orientamento che tende a convalidare le "medie di fatto" e non gli accertamenti "induttivi". Tutto sommato un criterio giusto per uno Stato di diritto che richiede la certessa della legge». Passoni si spiega in modo più popolare: 'Dubitare di un professionista che denuncia, sensa validi motivi, un reddito lontanissimo dalla media della categoria è certamente lecito. Ma pretendere di elevare l'imponibile ad un contribuente soltanto perché, per esempio, pur avendo parecchi figli, riesce anche a mantenere i vecchi suoceri e l'utilitaria alla moglie, è assardato. Potrebbe essere un evasore, ma anche uno che tira la cinghia. E gli sarebbe comunque facilissimo smantellare l'accertamento in commissione, dopo il ricorso». Diverso, sottolinea l'assessore, è il caso del contribuente 'Povero» che compra il motoscafo, affitta la villa al mare oppure si gusta, con moglie e figli, crociere da qualche milione a cranio: 'Quello sarà soltanto un "furbo", uno dì cui non si riesce a provare il reddito, ma la rettifica regge: il contribuente deve giustificare non un vago tenore di vita, ma fatti concreti. Invece gli accertamenti non appaiono sempre così solidi, e il consiglio tributario o il Comune non possono farci niente: noi abbiamo facoltà di aumentare, mai di ridurre». Da che cosa possa derivare un eventuale eccesso di quantità a scapito della qualità Passoni non lo dice, ma appare chiaro a chi bazzica gli ambienti del fisco, dove convivono mentalità diverse ed in contrasto tra loro. Quella dell'ante-riforma, che riflette un'ottica perniciosa e buro¬ cratica: esaurire un gran numero di «pratiche», per salvarsi comunque la coscienza; e quella post-riforma, dei funzionari che vogliono un apparato fiscale snello ed efficiente, e privilegiano gli accertamenti analitici per «incastrare» tecnicamente l'evasore. 'Anche il primo di questi due modi di comportarsi, molto diffuso negli enti pubblici, è da riformare — conclude Passoni — ma non mettiamo il carro davanti ai buoi, e dopo il "libro rosso"attendiamo l'esito dei ricorsi. I nomi sull'elenco faranno certamente notìzia, però ricordiamo fin d'ora che il pericolo viene dopo: Reviglio sta lavorando bene. Un basso livello qualitativo degli accertamenti sarebbe il sistema più sicuro per sabo- Roberto Reale

Persone citate: Passoni, Reviglio

Luoghi citati: Italia