Un codice per gli scioperi di Francesco Bullo

Un codice per gli scioperi Dai sindacati delle regioni del Nord un «si» condizionato Un codice per gli scioperi Riunione a Milano della «categoria trasporti» - Molte titubanze - Liguria, Lombardia e Veneto: «Decidano i consigli dei delegati» - La Cisl piemontese: «Non vogliamo pagare gli eccessi degli autonomi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Il nodo centrale di una matassa intricata, quella dello sciopero che blocca i pubblici servizi, sarà sciolto soltanto lunedi prossimo a Roma. E il risultato è scontato. Verrà approvato dai vertici sindacali della «categoria trasporti» il codice di autoregolamentazione al quale hanno dato la loro benedizione il 3 gennaio '81, i responsabili Cgil, Cisl, Uil nazionali. Chi si illudeva ha in ogni modo sbagliato. Le perplessità dei lavoratori sono emerse senza equivoci dall'assemblea del Nord (otto regioni riunite a Milano contemporaneamente ad altri due convegni nazionali tenuti a Firenze e a Reggio Calabria in rappresentanza di oltre un milione di dipendenti). 'Siamo pressati dall'opinione pubblica, dalla minaccia di un intervento legislativo, dalle reazioni che si scaricano su di noi in seguito alle fermate degli autonomi — ha detto il segretario generale della categoria Fantoni, parlando a nome di Cgil, Cisl e Uil —e anche dalle federazioni nazionali; non ci hanno dato gli otto giorni, ma poco ci manca». Dopo queste premesse, il sindacato ha messo una marcia in più. »Siamo riusciti per trentanni ad evitare che l'articolo 40 della Costituzione venisse applicato. Ma i tempi sono cambiati: E il cittadino ha dovuto sperimentarlo sulla sua pelle. Bastano poche persone che si fermano: due pompieri, quattro benzinai, un direttore, e l'aeroporto è bloccato. Cosi la gente che fino a ieri aveva accettato ogni disagio come situazione fisiologica, oggi si ribella. Siamo, e nessuno lo contesta, in una crisi patologica. E' il caos dei servizi pubblici. Allora? La maggioranza della categoria è disposta a 'darsi una regolata». Ma non tutto è così semplice. Giocano problemi di schieramento, situazioni locali, logiche corporative. E a premere sull'acceleratore, anche l'ultimatum delle confederazioni «Lo segreteria unitaria — ha sottolineato Fantoni — ha stretto i tempi Per oltre trentanni abbiamo fatto a meno di ogni "codice" e per i prossi- mi trenta non avremmo sentito nessuna necessità di regole. Ma oggi siamo di fronte a fucili puntati». In realtà i 'vertici sindacali di periferia» hanno accettato di fatto il 'Codice scioperi». Non sono mancate però le titubanze con sfumature diverse. Liguria, Lombardia, Veneto, hanno sostenuto il diritto di decidere dei consigli dei delegati, hanno proposto alcune modifiche alla bozza di autoregolamentazione (quella approvata il 3 gennaio dalla federazione Cgil, Cisl, Uil). In altre parole si è trattato di un «si» condizionato. Più furiosi i cislini piemontesi. 'Si vietano, ma non ne abbiamo mai abusato, — ha detto il segretario regionale Gallotti — gli scioperi articolati. Si scaricano su di noi, lavoratori dei trasporti, tensioni e incomprensioni Non siamo e non vogliamo essere un parafulmine. Altre categorie hanno i loro problemi ma non è colpa nostra quando le stazioni ferroviarie vengono bloccate da manifestanti di questo o quel settore. Né siamo responsabili quando gli autobus vengono sfasciati come durante il caso Fiat, solo perché altre categorie hanno i loro problemi». Lombardia, Liguria e Veneto hanno dato il loro assenso al 'codice di autoregolamentazione» anche se non sono mancate critiche rilievi proposte di modifica. Al centro delle contestazioni il «poco peso» assegnato ai consigli di fabbrica. Oltre ad una valanga di richieste settoriali (dai marittimi agli aeroportuali). Tra contrasti, dissensi, polemiche, la categoria del «trasporto» ha in sostanza ingoiato il «boccone». «Se non ci muoviamo noi — è stato detto da più parti — le "regole" ce le daranno altri e saranno certo più sfavorevo¬ li». U dibattito è ancora aperto. Le polemiche più vivaci riguardano non tanto i contenuti delle singole norme quanto il metodo. Non piace a nessuno l'imposizione dall'alto di un 'Codice di comportamento»; anche se è facilmente prevedibile che questo passerà. Rispetto al testo portato alle assemblee da gennaio ad oggi, non è da escludere che passi qualche modifica, certamente non sostanziale. Resta un interrogativo. E le decisioni del settore trasporti Cgil, Cisl, Uil potranno dare risultati? 'Sperimentiamo il nostro codice di comportamento» hanno risposto i dirigenti sindacali del settore, «se fallisce, e solo allora, potremo prendere in esame la possibilità di altre soluzioni». In attesa di una decisione, lunedì a Roma, restano le perplessità e le polemiche della base, che si sente scavalcata. Francesco Bullo

Persone citate: Fantoni, Gallotti