Ora investono l'Italia le bordate dell'Urss contro il riarmo Nato di Fabio Galvano

Ora investono l'Italia le bordate dell'Urss contro il riarmo Nato Duro attacco a Lagorio accomunato ai «falchi» Usa Ora investono l'Italia le bordate dell'Urss contro il riarmo Nato «Sovietskaja Rossija» afferma che il nostro ministro «cerca di confondere le cose ripetendo le menzogne lanciate da Washington e raccolte in altre capitali atlantiche» - La Pravda dice: «Gli euromissili sono un invito al suicidio» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA —Il militarismo di quella grande potenza che è l'Italia si affianca ormai nelle analisi sovietiche, a quello degli Stati Uniti; non sorprende quindi che, nell 'escalation di critiche al nostro Paese, Mosca dedichi al ministro della Difesa Lelio Lagorio frecciate analoghe a quelle con le quali colpisce Weinberger e Haig, e all'Italia colpita da «delirio militarista» un'attenzione di poco inferiore al costante martellamento riservato ai •falchi» di Washington. Un duro articolo di Sovietskaja Rossija se la prende con quella «stella nascente» che sarebbe Lagorio, mentre i cannoni della Pravda denunciano — in quella che può essere considerata una «summa» della politica sovietica nei confronti degli Usa — la corsa della Casa Bianca al riarmo, «inutile e insensato» secondo i sovietici. Con tono sarcastico Sovietskaja Rossija afferma che Lagorio («l'egregio signore che è ministro della Difesa») si pronuncia a favore della moratoria sugli euromissili «Ma non affrettatevi ad applaudire», ammonisce i suoi lettori E spiega che Lagorio «favorisce un concetto "dinamico" di moratoria mentre l'Urss a suo avviso aderisce a un concetto "statico"»; «il governo sovietico, secondo il ministro italiano, propone che nel campo degli armamenti tutto debba rimanere come è, e che si debbano avviare trattative sulla base dell'attuale equilibrio di forze. Questo è esatto, ma che cosa c'entra con "statica" e "dinamica"? Secondo il ministro italiano l'attuale equilibrio di forze fra Est e Ovest è cambiato sostanzialmente in favore dell'Est». C'è certamente della «dinamica» in questa affermazione, scrive Sovietskaja Rossija: è «la dinamica delle menzogne lanciate da Washington e raccolte in altre capitali Nato. In Europa l'equilibrio delle forze, compreso quello nucleare, non è cambiato negli ultimi anni. La Nato continua addirittura ad avere un certo vantaggio nel numero delle testate nucleari e dei vettori». Ma, dice il giornale, Lagorio «cerca di confondere le cose». La sua perspicacia, scrive il giornale, «può essere invidiata da qualsiasi equilibrista da circo». Il nostro ministro della Difesa «è elastico come un paio di calze: da una parte cerca di atteggiarsi a sostenitore della distensione e del disarmo, dall'altra obbedisce al comando del Pentagono, e lo fa con uno zelo degno di causa migliore». Lagorio non è nuovo alle bordate sovietiche. Undici giorni fa la Pravda, lanciando la sua inattesa denuncia del «delirio militarista» italiano, sottolineò la parte sua e dell'ammiraglio Torrisi nel nostro «cedimento» alle richieste americane e nel convincere il governo di ampliare le spese per la difesa. L'attacco all 'Italia era parso abbastanza logico, sebbene eccessivo nella forma. Ma Mosca si è ripetuta. Mentre da una parte sottolinea gli «ottimi» rapporti commerciali (in realtà un disastro per noi con un deficit di 1700 miliardi di lire nel 1980) e incoraggia una maggiore collaborazione economica, dall'altra si ripete nelle denunce al nostro «militarismo»: martedì spiegando che la svalutazione della lira è anche dovuta alle spese militari, ieri con il duro attacco personale al ministro Lagorio. Anche nelle critiche all'Italia, tuttavia, è sempre visibile l'obiettivo di fondo, che è Washington. Le mille frecciate scagliate nelle scorse settimane contro gli Usa, in forma diretta o indiretta, hanno trovato ieri compendio nel massiccio articolo della Pravda. Fir¬ mato Igor Aleksandrov (uno degli pseudonimi come Aleksej Petrov, che i vertici del Cremlino usano per gli interventi semi-ufficiali), l'articolo è sostanzialmente una filippica contro gli Usa di Reagan, e lo stesso presidente è accusato di «moltiplicare gli errori» di Carter. Di tutto si parla: della corsa alle armi («un baccanale di spese militari»), della tanto dibattuta questione relativa all'equilibrio delle forze fra Usa e Urss ma anche fra Nato e Patto di Varsavia (i sovietici naturalmente sostengono che c'è), della buona volontà dimostrata dall'Urss ritirando truppe e carri dalla Germania Est e in parte dall'Afghanistan, della «concreta minaccia» che rappresenterebbe la politica americana per gli stessi Usa ma anche per l'Europa occidentale, dell'impegno Urss a non consentire una superiorità militare di Washington, del «muro» Usa di fronte alle iniziative di pace (dai Salt alla miriade di conferenze e limitazioni proposte da Mosca), degli euromissili («un invito al suicidio»), della disponibilità sovietica, anzi della necessità di «un dialogo attivo a tutti i livelli», di tutti i punti elencati da Breznev nella sua «offensiva di pace» (prima al 26° Congresso del pcus, poi nelle sue lettere ai governi occidentali). Tutto si è detto: tutto quello che Mosca ripete da tempo. Ma senza accennare alle proposte concrete che invece gli Usa vorrebbero per riprendere davvero il dialogo interrotto. Sembra un dialogo fra sordi, all'insegna delle reciproche denunce. Ma sempre un dialogo fra potenti; nel quale, bontà di Mosca, anche l'Italia è entrata—suo malgrado —per un momento. Fabio Galvano