L'industria cartaria italiana
L'industria cartaria italiana L'industria cartaria italiana La struttura dell'industria cartaria italiana ha al suo centro il più grosso operatore del settore, cioè Giovanni Fabbri. A lui fanno capo il gruppo Faborcart (Fabbri-Bonelli) e il gruppo Cartiere Burgo che, tutti assieme, hanno fatturato nel '79 circa 900 miliardi. Al secondo posto, ma molto distanziate, ci sono le cartiere Binda-Cirla con 100 miliardi di fatturato, subito seguite dalle Saffa (90 miliardi) controllate dal gruppo Bonomi. Cartiere private di una certa dimensione (tra i 40 e i 70 miliardi) sono poi quelle di Verona (del gruppo Bassi-Gregotti), quella di Tolmezzo (Pirelli), la Cariera del Garda (gruppo Bertelsman), la Pigna, la Sterzi e la Fedrigoni. Al primo posto, in mano a operatori non privati, vi è invece la cartiera Mlllani-Fabrlano. Vi sono poi alcune aziende in mano alle Partecipazioni Statali, come la Cellulosa Calabro (che fa capo all'Insud, del gruppo Ef im) o la Siace, controllata dall'Espi (l'Ente siciliano per la promozione industriale). Della Cellulosa Calabra e della Siace si parla da tempo come dei possibili componenti di un nuovo «polo pubblico cartario» nel quale potrebbe entrare anche la cartiera di Arbatax, ceduta due anni fa dallo Stato al gruppo Fabbri e che ora De MichelU vorrebbe riacquistare. Arbatax è considerata una cartiera «efficientissima e modernissima a livello Internazionale» dallo stesso Fabbri ed è specializzata nella produzione di carta da giornale. La sua produzione è stata portata da 143 mila a 200 mila tonnellate l'anno e secondo Fabbri questa cartiera vale tra 1100 e 1105 miliardi. Negli ultimi tempi Arbatax ha perso in media tre miliardi l'anno. Insieme alla Cir (Cartiere italiane riunite) e alla Crdm (Cartiere riunite Donzelli e meridionali), anch'esse di proprietà pubblica, fa parte di un gruppo — Fabocart — che, con una trentina di cartiere sparse in tutta Italia, dalle Alpi alla Sardegna, ha fatto di Fabbri il vero «re» della carta da stampa in Italia.
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