Reagan rilancia la carta cinese

Reagan rilancia la carta cinese OSSERVATORIO Reagan rilancia la carta cinese Con la visita dell'ex presidente Ford a Pechino, il governo Reagan ha compiuto la prima «apertura» ufficiale dal proprio insediamento al regime cinese. Ford, che ha incontrato anche il ministro degli Esteri Huang Hua, si è fatto latore di un rassicurante messaggio personale del capo di Stato americano al potente Deng Xiaoping. La superpotenza — ha detto il messaggio — desidera sviluppare i rapporti con la Cina, e crede che Taiwan non debba costituire un grave ostacolo. Il viaggio di Ford ha inquietanti retroscena. Già prima dell'ingresso alla Casa Bianca, in concomitanza con un breve soggiorno del vicepresidente Bush a Pechino. Reagan aveva alienato il regime cinese prendendo posizione a favore di Taiwan. Una sua successiva marcia indietro non aveva rasserenato l'atmosfera, e l'ambiguo silenzio da lui tenuto nei due primi mesi di governo aveva anzi accentuato i dubbi. Adesso, l'aggravarsi della situazione internazionale ha costretto gli Stati Uniti a tenere conto del «fallare Cina». Giovedì scorso, mentre Ford si trovava ancora a Tokyo. Reagan ha convocato alla Casa Bianca il direttore degli affari americani del ministero degli Esteri cinese e l'ambasciatore a Washington. Ha espresso loro tre desideri: di riallacciare i contatti con Pechino, intensificandoli, di nominare un ambasciatore presso «la Città Celeste» gradito a Deng Xiaoping. in sostituzione di Woodcock. e di contenere la questione Taiwan nei rigidi termini dell'accordo del dicembre del '78. Due giorni dopo, a una conferenza dei repubblicani, il suo consigliere di politica estera, il direttore del Consiglio di sicurezza na¬ zionale, ha denunciato la seguente impostazione dei rapporti con Pechino. Quale accoglienza abbia avuto «l'apertura» americana è difficile dirlo. Dopo l'incontro con Deng Xiaoping. Ford ha dichiarato a Pechino che «vi è una convergenza di vedute». «Il mio colloquio — ha precisato l'ex presidente — è stato estremamente illuminante e costruttivo. L'interlocutore ha taciuto. Solo il ministro degli Esteri Huang Hua ha indicato che il regime cinese è disponibile alla ripresa del dialogo: non vi è motivo per cui non si debba raggiungere un accordo». La constatazione di fondo è che l'aggravarsi della crisi internazionale non agisce a senso unico. La Cina non è meno esposta degli Stati Uniti alle offensive, diplomatiche o militari che siano. dell'Unione Sovietica. E' coinvolta in prima persona nelle vicende dell'Asia. dall'Afghanistan alla Cambogia, ma desidera partecipare anche a quelle del Medio Oriente e dell'Africa. Il congelamento della collaborazione con gli Stati Uniti si ripercuote a suo danno. La logica la spinge a cercare gli aiuti economici e militari della superpotenza. Non a caso, la missione è stata affidata a Ford anziché a Kissinger. L'ex segretario di Stato era troppo identificabile con una linea di incondizionato disgelo per riflettere gli umori sia di Reagan sia di Deng Xiaoping. Egli potrebbe riemergere in un secondo tempo, quale ambasciatore presso <./</ Città Celeste», se accettasse di essere solo un esecutore, e non anche un creatore di politiche. Il suo maggiore rivale, per tale incarico, è una donna, la vedova del generale Chennauld. cinese, prò Taiwan, ma amica anche di Deng Xiaoping. Ennio Caretto Ford e Deng: ripresa di un dialogo essenziale per l'Asia