Vuoto di potere da 3 mesi blocca l'attività dello lacp
Vuoto di potere da 3 mesi blocca l'attività dello lacp Preoccupazione tra gli inquilini dell'Istituto Vuoto di potere da 3 mesi blocca l'attività dello lacp «Il consiglio d'amministrazione non è stato rinnovato», denuncia il Sunia - Problemi legati al riscaldamento e all'equo canone Vuoto di potere, da mesi, all'Istituto autonomo case popolari. 'Decaduto il mandato al vecchio consiglio d'amministrazione, da gennaio le cariche non sono state ancora assegnate, lattlvità dell'ente è bloccata, le conseguenze gravissime». La denuncia è mossa dal Sunia (Sindacato inquilini) e dal coordinamento Comitati Inquilini dei 23 quartieri lacp. «Con crescente preoccupazione — hanno affermato ieri in un'assemblea — constatiamo l'inspiegabile ritardo còri cui la "Regione procede alla nomina della nuova presidenza». La difficoltà maggiori per gli inquilini derivano dalla ormai prossima chiusura dell'autogestione del riscaldamento, «per te quale c'è bisogno del supporto tecnico e amministrativo dell'Istituto». Inoltre ^manutenzione e risanamenti di stabili o sono stati congelati o sono stati fatti con interventi spesso discutibili da parte delle imprese; è bloccata anche la piattaforma di riconoscimento dei comitati inquilini; anche l'organizzazione del lavoro all'interno dell'ente è oggi problematica come hanno sottolineato i sindacati unitari in un telegramma alla Regione». A tutto questo s'aggiunge il problema che lo lacp sta avviando l'applicazione dell'equo canone a molti assegnatari. Si tratta, in pratica, dell'applicazione della legge a coloro che pur avendo assegnato un alloggio lacp risultano, ad un censimento condotto dall'Istituto, con redditi familiari superiori al 9 milioni 166 mila l'anno. Spiega il Sunia: 'L'assegnatario ha la possibilità di non lasciare l'alloggio, ma di chiederne la locazione. Lo lacp ha già inviato la lettera di aumento di canone con relativi arretrati e conguaglio anche per il 77 a parecchi inquilini con reddito familiare annuo superiore ai 15 milioni. Ma noi proponiamo un'applicazione per fasce di reddito intervenendo sul coefficiente del 3,85 per cento: cioè da 9 a 12 milioni chiediamo sia applicato il 3 per cento; da 12 a 15 il 3,3 e oltre i 15 il 3,85; questo perché l'edilizia pubblica non venga meno alla sua funzione sociale tanto più che ha costi inferiori a quelli dell'edilizia privata».
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