Nella casa di Gelli la «chiave» che trasforma i numeri in nomi

Nella casa di Gelli la «chiave» che trasforma i numeri in nomi La perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza Nella casa di Gelli la «chiave» che trasforma i numeri in nomi Gli inquirenti sarebbero in possesso del codice per identificare i «500» - Interrogato a Milano l'ex segretario del psdi Orlandi MILANO — L'elenco dei 500 personaggi di rispetto che esportarono valuta attraverso le banche di Michele Sindona e riebbero indietro i loro 37 milioni di dollari mentre migliaia di risparmiatori venivano rovinati dal crack della Banca Privata Italiana, ultima creatura dell'ingegneria finanziaria del bancarottiere ^culo-americano, non è stato trovato negli uffici di Arezzo di Licio Gelli, gran maestro della Loggia «chiusa» P2 della massoneria. Ma gli uomini della Guardia di Finanza hanno fatto ugualmente un buon bottino e avrebbero trovato la «chiave» per trasformare elenchi di numeri in elenchi di nomi e svelare cosi finalmente questo segreto cosi gelosamente tenuto sulle amicizie sindoniane. Alla volta di Arezzo erano partiti in gran segreto gli uomini delle Fiamme Gialle al comando di un colonnello che ha aperto la busta con le istruzioni solo lungo la strada. All'interno anche una comunicazione giudiziaria per Licio Gelli, emessa per concorso in tentata estorsione, e vista la firma dei magistrati che autorizzano l'operazione non c'è dubbio che sia in connessione al periodo in cui Michele Sindona finse di essere stato sequestrato e invece soggiornava in Europa Gli stessi magistrati hanno interrogato ieri à Milano il parlamentare europeo, ex segretario del psdi, Flavio Orlandi. Per un'ora e mezzo l'uomo politico è rimasto a colloquio con i giudici che gli hanno chiesto informazioni su una dichiarazione giurata da lui sottoscritta (insieme con altre persone) a favore di Michele Sindona e presentata ai giudici di New York attraverso l'ambasciata Usa in Italia allora diretta da John Volpe. Altri firmatari di questi documenti, detti «affidavit», sarebbero, ma essi hanno sempre smentito, la donna d'affari milanese Anna Bonomi Bolchini, Edgardo Sogno, l'ex procuratore della Corte di Cassazione Carmelo Spagnuolo (anche per questo espulso dalla magistratura), Philip Guarino, massone americano e membro influente della comunità italo-americana, Jeoffrey McCaffery. rappresentante del gruppo londinese (Hambro) a Milano e lo stesso Licio Gelli. Flavio Orlandi, alle insistenze dei cronisti, ha solo spiegato che in quella dichiarazione si limitò a dire cose che erano a sua conoscenza. Il nome dell'esponente del psdi era già stato fatto, nel quadro delio scandalo Sindona, da Mario Barone ex consigliere delegato del Banco di Roma. In una deposizione resa al magistrato inquirente nel '78 Barone disse che nell'elenco dei 500 depositanti denaro all'estero c'era anche lui. L'inchiesta che ha condotto la Guardia di Finanza fino a Licio Gelli non è quella principale sulla bancarotta, ma quella che trae origine dal falso sequestro di Sindona e dai tentativi che durante questo furono fatti per ottenere alcuni documenti. Al falso sequestro (e l'omicidio del liquidatore della Banca Privata Italiana Giorgio Ambròsbli oltre a minacce e attentati) non a caso segui un ultimo fallito tentativo di far rientrare il fallimento di Sindona compiuto nel dicembre '78 con l'ormai famoso progetto Stammati-Evangelisti che però venne bocciato sia dalla Banca d'Italia sia dal liquidatore. L'inchiesta ha già permesso di accertare numerose circostanze e fra queste il fatto che sarebbero stati elementi della massoneria (Gelli?) a coordinare il viaggio in Europa che Sindona fece sotto il falso nome di Joseph Bonamico. m f. conto, né esteso né interno (cifrato o no) ho mai aperto o fatto aprire nelle banche di Sindona». •Pertanto — ha concluso Fanfani — le notizie diffuse da "Panorama" e dall'"Espresso" sono false e i commenti ad esse apposti sono calunniosi'. Anche il sen. Paolo Emilio Taviani ha smentito un articolo dell' 'Espresso* che cita il suo nome a proposito di presunti rapporti con le banche Sindona. 'Tengo a dichiarare — ha detto — e sono pronto o ribadirlo in qualsiasi sede: non ho mai avuto nessun rapporto sia diretto che indiretto con le banche Sindona. Quanto al signor Bordoni, l'ho ricevuto al ministero del Bilancio, presentatomi e'accompagnato dal sen. Jannuzzi, nel febbraio 1973.