La Francia nel grande show elettorale di Paolo Patruno

La Francia nel grande show elettorale Una campagna di stile americano per gli aspiranti all'Eliseo La Francia nel grande show elettorale Dagli Champs Elysées ai più sperduti villaggi i muri sono tappezzati di manifesti di Giscard d'Estaing, Chirac, Marchais, Mitterrand - La «banda dei quattro» quasi monopolizza gli spazi pubblicitari e i tempi radiofonici e televisivi - Solo scampoli ai candidati minori - All'attuale presidente tutto questo costerà circa trenta miliardi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Come in una precoce primavera, fioriscono a ritmo accelerato sui muri della capitale, centinaia di manifesti dei candidati alle prossime elezioni presidenziali. E lo stesso, martellante messaggio pubblicitario si è propagato ormai a tutta la Francia, con l'approssimarsi del doppio voto, il 26 aprile e il 10 maggio. Cosi dagli Champs Elysées, centro della capitale, fino al più sperduto villaggio della 'Francia profonda; si affrontano le immagini degli aspiranti presidenti. Giscard richiama pensoso i connazionali all'ovvia constatazione che «ci vuole un presidente per la Francia», con uno slogan non molto indovinato che farebbe supporre (in maniera poco lusinghiera per chi da 7 anni è all'Eliseo) che finora la Francia non l'ha avuto. Chirac, con un sorriso accattivante per mimetizzare l'immagine da arrivista, invita «alla speranza i francesi», proclamando che «è adesso che si ha bisogno di lui». Il corrucciato Marchais incito invece proletari e 'maggioranza silenziosa' a votare per lui, l'unico che possa veramente difenderli dalla crisi economica. e. da una società «permissiva» con troppi immigrati che tolgono lavoro e spacciano droga ai francesi, come insinuano le ultime campagne del pcf. Mitterrand, vecchia volpe, indica infine agli elettori la necessità di «un'altra strada, un'altra politica», insomma d'un altro presidente, offrendo di sé l'immagine rassicurante d'un uomo di provata esperienza (anche troppa, sostengono i suoi avversari) circondato da un'equipe di eccellenti collaboratori, per sottolineare il suo distacco dall'esercizio «solitario e monarchico del potere» rimproverato al suo rivale Giscard. La cosiddetta 'banda dei quattro' accaparra quasi totalmente lo spazio pubblicitario, il tempo televisivo e l'attenzione degli elettori, lasciando soltanto qualche scampolo ai candidati minori: l'irruente e patetico Debré, che s'avvolge nella vecchia bandiera del 'gollismo storico» rivendicando contro Chirac l'esclusività dell'eredità del 'generale'; il radicale Crepeau; la pasionaria MarieFrance Garaud, ex consigliere occulto di Pompidou e Chirac che punta (senza successo) a imitare la Thatcher; infine i rappresentanti delle frange gauchìste e dell'estrema destra. Più incerto ancora, il comico Coluche fa lo sciopero della fame per ottenere un posticino alla tv o alla radio e lanciare insulti alla classe politica di ogni colore, e per proseguire la sua graffiante, ma qualunquistica campagna di protesta contro il Palazzo. E l'ecologo Brice Lalonde deve mercanteggiare tra impreviste difficoltà le 500 firme di •padrini' (parlamentari, sindaci, consiglieri locali) per partecipare al 'gran balloelettorale. Ma Debré, Lalonde e tutti gli altri sono destinati soltanto a far da comparse in questo torneo che sospinge spietatamente i piccoli ai margini; al centro dell'attenzione, e del teleschermo, resteranno sol¬ tanto i quattro candidati maggiori, ricchi non solo di voti, ma anche di soldi e di supporti pubblicitari. Quanto costerà questa campagna elettorale? Cifre ufficialmente non se ne fanno, ma basta parlare con i responsabili del marketing politico che curano l'immagine dei candidati per avere qualche dato approssimativo. Cosi, secondo queste indicazioni, la campagna di Giscard dovrebbe toccare i 30 miliardi, quella di Mitterrand qualcosa meno, quella di Chirac una decina, e cosi in decrescendo, proporzionalmente ai voti presumibili. Per organizzare questa campagna elettorale, ali'équipe dei politici e degli economisti si è sovrapposta perciò quella dei pubblicitari, degli specialisti di marketing politico. Ma, a quanto assicurano gli esperti, né Giscard (che pur predilige ed eccelle in questo tipo di campagna all'americana incentrata sui mass mediai, né Mitterrand si son lasciati prendere completamente la mano dai pubblicitari- E' il presidente candidato in persona, infatti, a scegliere le fotografie per i suoi manifesti, e il leader socialista a indicare lo slogan che deve accompagnare la sua immagine. Ma tutti, indistintamente, a destra e a sinistra, hanno seguito corsi di dizione e hanno diligentemente corretto al vi- deoscope i difetti che la tv avrebbe ingigantito. Quanti voti può determinare in realtà una campagna pubblicitaria azzeccata? Non più del 2 per cento, rispondono gli esperti. Non sembra molto, ma può risultare un fattore decisivo in un'elezione combattuta come quella del 74 (vinta da Giscard per circa 400 mila voti) che sembra destinata a ripetersi anche adesso. Per questo Giscard e Mitterrand, che appaiono destinati, salvo clamorose sorprese, a giocarsi in duello, come 7 anni fa, il titolo di presidente, non hanno lesinato sforzi per primeggiare fin dalle prime battute nella potitique-spectacle televisiva. Ma, per quanto la tv sia considerata uno strumento elettorale decisivo, i maggiori pretendenti all'Eliseo non trascurano di « tastare il polso alla Francia profonda», cioè di far comizi in provincia. Hanno cominciato per primi, fin dall'autunno, Marchais e Debré, percorrendo la Francia del malcontento; li hanno seguiti nelle ultime settimane Chirac e Mitterrand, e a fine mese comincerà anche Giscard, prima con un grande raduno di giovani a Parigi, poi con discorsi a Metz e a Nancy, concludendo infine il giro a Chamalières, nel piccolo paese di cui era stato sindaco e dal quale nel '74 aveva lanciato la sua candidatura. Forse è una forma di scaramanzia per Giscard, che nelle ultime settimane ha visto con preoccupazione la sua immagine sbiadire velocemente, in sintonia con l'aggravamento della disoccupazione e del carovita, che sono i temi principali della campagna elettorale. Il presidente uscente tenta adesso di risalire la china indirizzandosi in particolare ai giovani (è stato lui dopo il '74 ad abbassare a 18 anni il diritto di voto) e sostenendo che l'occupazione giovanile è il suo obiettivo principale. Ma Giscard punta anche sulle donne, e per accattivarsele ha affidato a una simpatica ex ministro, Monique Pelletier, il compito di dirigere la sua campagna. Mitterrand ha subito parato il colpo, promuovendo alla direzione del suo comitato di sostegno una disoccupata. Paolo Patruno