L'ex presidente americano Ford in Asia cerca un'intesa a tre Usa-Cina-Giappone

L'ex presidente americano Ford in Asia cerca un'intesa a tre Usa-Cina-Giappone . Una missione semiufficiale a Pechino dopo una tappa a Tokyo L'ex presidente americano Ford in Asia cerca un'intesa a tre Usa-Cina-Giappone DALLA REDAZIONE DI NEW YORK NEW YORK — L'ex presidente Ford è a Pechino in missione semiufficiale per il governo Reagan. Discuterà con i leader cinesi, Deng Xiaoping compreso, problemi bilaterali e internazionali. Tra i primi, quello di Taiwan e quello della sostituzione dell'ambasciatore americano in Cina, Woodcock. Tra i secondi, quello dell'espansione navale militare sovietica in Estremo Oriente e quello della Cambogia. Ford è il primo alto esponente della nuova amministrazione repubblicana a recarsi a Pechino. La visita dell'ex presidente è stata preceduta da un commento favorevole dell'agenzia di stampa Nuova Cina e da uno negativo dell'agenzia sovietica Tass di Mosca. Secon¬ do Nuova Cina, il governo Reagan ha il merito di aver rafforzato le difese della regione -più pericolosa del mondo» (il Medio Oriente e il Golfo Persico) contro «Zlmperialismo sovietico»: la sola obiezione che l'agenzia muove riguarda la negligenza dimostrata nella questione palestinese. Secondo la Tass, la nuova amministrazione repubblicana rischia invece di alimentare tensioni in Estremo Oriente con l'iniziativa di Ford per il riavvicinamento di Washington a Pechino. Nelle intenzioni del governo Reagan, il viaggio dell'ex presidente è un sondaggio preliminare presso i leader cinesi per la ripresa della collaborazione avviata da Nixon e proseguita da Carter. Ford fu a Pechino nel '75, con la quale coltivò un rapporto speciale per contenere l'Urss. Carter andò oltre, avviando contatti militari. Questa «luna di miele», come l'ha chiamata il New York Times, si è interrotta con la nuova amministrazione repubblicana soprattutto a causa di Taiwan. Reagan in persona ha manifestato allarme per il futuro dell'isola, e diffidenza verso la Cina. Facendo tappa a Tokyo, dove ha sondato i giapponesi per una loro più attiva partecipazione alla difesa dell'Asia, Ford ha dichiarato che l'appoggio di Pechino agli Stati Uniti è indispensabile per l'equilibrio strategico internazionale. L'ex presidente ha osservato che l'Urss è in grado di chiudere l'Estremo Oriente a tenaglia con la sua flotta, che a Nord fa capo a Vladivostock, a Sud a Cam Bay, nel Vietnam. Ha indicato che per il governo Reagan un'intesa a tre Cina-Giappone-America per la stabilità della regione è più importante del problema di Taiwan. Difficilmente la missione di Ford darà risultati immediati. Sebbene Pechino, che versa in gravi difficoltà economiche, abbia bisogno degli aiuti americani, non è disposta a concedere molto nei rapporti bilaterali. E' probabile la convergenza su questioni come l'Afghanistan e la Cambogia, grazie al comune desiderio di esautorarne i regimi filosovietici. Ma l'ex presidente dovrà limitarsi a gettare le fondamenta di un dialogo. Accordi economici concreti, e soprattutto militari, saranno rinviati a incontri successivi La Cina figura tra gli argomenti sul tappeto nelle consultazioni di domani a Washington tra il segretario di Stato, Haig, e il ministro degli Esteri giapponese, Ito. L'incontro apre un round di colloqui nippoamericani che culmineranno con la visita del premier Suzuki al presidente Reagan, a maggio. Ito segue il collega italiano Colombo, quello francese Francois Poncet e quello tedesco Genscher nel grande dibattito in corso sulla nuova politica estera dell'amministrazione repubblicana. Vuole discutere anche di questioni contingenti, come le esportazioni di auto giapponesi negli Usa. Ma il suo obiettivo principale è la definizione di una strategia nei confronti dell'Urss. La posizione di Tokyo è molto chiara: il Giappone gradisce la partecipazione cinese a un'intesa a tre, ma non il riarmo indiscriminato di Pechino; non intende addossarsi un onere finanziario eccessivo per la difesa dell'Asia, anche se fornisce volentieri aiuti a Paesi come la Tailandia; insiste perché non venga abbandonata la distensione, pur mantenendo un atteggiamento di estrema fermezza rispetto all'Urss. E' una posizione simile a quella dell'Europa, anche per ciò che riguarda il Golfo Persico. Gli Stati Uniti si aspettano di più. Sottolineano che il Giappone è tra i Paesi più dipendenti dal petrolio arabo, e deve perciò contribuire alla sicurezza delle rotte petrolifere, dall'origine al punto di arrivo.

Persone citate: Deng Xiaoping, Francois Poncet, Haig, Nixon, Woodcock