America-spazio, andata e ritorno di Ennio Caretto

America-spazio, andata e ritorno America-spazio, andata e ritorno (Segue dalla l'pagina) di operai lavorano ancora a ricoprire di materiale isolante l'immenso serbatoio legato al ventre dell'aereo-capsula. Gli ingegneri paventano la cosidetta zona delle vibrazioni, la fase dell'ascesa in cui la Columbia potrebbe perdere molte delle sue 31 mila piastrelle protettive, costruite per resistere all'infernale temperatura esterna che si sviluppa al rientro nell'atmosfera. Mai, nella storia dell'esplorazione spaziale, si era rischiato l'invio di un equipaggio in orbita, senza un collaudo preventivo, meccanico o con animali, come avvenne con la celebre cagnetta Laika. Eppure, in questo caldo angolo della favolosa Florida regna l'ottimismo. Il clima del centro della Nasa è lo stesso del maggio '61 o del febbraio '62, quando Shepard e Glenn incominciarono la rincorsa della -lepre russa». Al casello della polizia, un cartello informa che •oggi è il sedicesimo giorno prima del lancio dell'Ste», il nuovo sistema di trasporti spaziale. Sulle rive del laghetto prospiciente l'hangar, falegnami improvvisano tribune per 3 mila giornalisti e 100 mila Vip attesi da ogni continente. Sono già presenti tutte le televisioni, decise a fornire ai telespettatori il più grande spettacolo del mondo. SuHlndian River, il fiume degli indiani, si preparano crociere per assistere al decollo, a 100 dollari a biglietto, inclusa una cena innaffiata da champagne. Ritta sulla rampa di lancio 39, tra le strutture di acciaio alte oltre 60 metri, la navetta è aggrappata al serbatoio coi due razzi propulsori al fianco. L'insieme appare assai più goffo dei maestosi Saturno con gli Apollo in cima di un decennio fa. Ma dicono i tecnici che questo sia un vero miracolo di ingegneria, dai tre rivoluzionari motori della Columbia prodotti dalla Rockwell, sufficienti ad azionare una portaerei e mezza, al sistema di pompe per il carburante. L'aereo-capsula in sé, chiamato dalla Nasa Orbitai Vehicle. O.V., ha dimensioni impressionanti: 24 metri di apertura alare, 37 di lunghezza, 17 e mezzo di larghezza, un ventre da adibire a trasporto o a laboratorio di 18 metri per 5, un abitacolo a due piani, per tre piloti sopra e quattro scienziati sotto. Armstrong l'ha ribattezzato «il camion dello spazio». Incontro John Young durante uno dei collaudi. Spiega la missione al vice presidente degli Stati Uniti, Bush, ex-pilota dell'aviazione militare, in visita a Cape Kennedy. La Columbia si leverà dalla rampa di lancio alle 725 del mattino del 7 o dell'8 aprile, sospinta dai due razzi e dai suoi tre motori. A un'altezza di 47chilometri, dopo soli due minuti e mezzo di volo, i razzi si staccheranno dall'aereo-capsula e, frenati da un paracadute, precipiteranno al largo della Florida, dove una nave li recupererà per una missione successiva. Poi, a un'altezza di 73 chilometri, si staccherà il serbatoio, che brucerà in parte attraversando l'atmosfera. La navetta s'inserirà nell'orbita a un'altezza di 277chilometri, e una velocità di 28 mila chilometri l'ora. Il rientro avverrà a una velocità analoga, ma da un'altezza dimezzata, l'atterraggio, dopo un volo planato, a 346 all'ora. «C'è del rìschio, certo — dice Young — ma non è maggiore di quello del collaudo di un nuovo aereo. La Columbia è la macchina tecnologicamente più avanzata del mondo. Il margine di sicurezza è straordinario, ogni strumento a bordo è doppio o addirittura triplo. John Young è un veterano delle esplorazioni spaziali. Fu tra i primi a portare due Gemini in orbita nel '65 e nel '66; era con Stafford e Cernan sull Apollo-10 che circumnavigò la Luna, e sganciò e riagganciò il Lem o modulo lunare senza farlo scendere sulla superficie selenica: guidò il Rover sul satellite terrestre scalando una collinetta di duecento metri nell'aprile del '72. Aveva già lasciato l'aviazione quando la Nasa lo incaricò di pilotare lo Shuttle, al principio del '78. Nonostante i suoi 50 anni, ha un fisico asciutto e giovanile, e l'entusiamo del neofita. Robert Crippen è un capitano della Marina, ha 43 anni, è alla Nasa dal '69, membro degli equipaggi di riserva degli Skylab, i laboratori che stabilirono il primato di permanenza in orbita prima che i sovietici prendessero il sopravvento. «Più che l'impresa in sé — prosegue Young — sono le prospettive che essa ci offre a riaccendere la passione per la scoperta dell'universo. La parte iniziale del nostro programma prevede altre tre missioni della Columbia entro l'aprile dell'82, di cui almeno due con tre o più persone a bordo. La seconda missione verrà dedicata allo studio delle risorse della Terra, la terza al carico e scarico di materiale in orbita con un braccio meccanico di 15 metri, la quarta sarà a metà militare e perciò semisegreta». Si anima: «Il potenziale dell'Orbiter diverrà chiaro più tardi, quando incominceremo a servircene per trasportare satelliti artificiali in orbita, o scagliare da essa sonde verso i pianeti, o costruire piattaforme e altre strutture». Fa due esempi: «Tra l'84 e l'86 monteremo il primo telescopio orbitante, che ci aiuterà a ricostruire le orìgini del cosmo, e salperà dallo Shuttle alla volta di Giove la sonda Galileo. Contemporaneamente, installeremo pannelli per l'energia solare, satelliti per la sorveglianza militare e via di seguito». «Non avremo più bisogno di rampe di lancio a terra — conclude — né di laboratori per riprodurre il vuoto». Come Crippen e molti altri astronauti, Young spinge lo sguardo al di là del 1990, quando cinque o sei navette svolgeranno insieme più di 20 missioni l'anno. Paragona il programma Apollo alla scoperta dell'America, e quello dell'Orbiter alla rivoluzione industriale, ma nello spazio. «Stiamo per varcare i confini della fantascienza — dice —. Il 2000 ha inizio adesso. Non dimenticherò mai la Luna, la sua conquista è stata il momento più bello della nostra vita. Ma la navetta rappresenta il passaggio delle moderne Colonne d'Ercole. Il suo logico sviluppo saranno le stazioni orbitali, coi loro impianti che assolveranno alle più diverse funzioni, da centrali di energia a fabbriche chimiche per la Terra. Il nostro mondo non sarà mai più lo stesso». Ne resterà modificato il concetto medesimo di astronauta. Durante il volo, l'aereo-capsula espone l'equipaggio al massimo a una gravità tre volte superiore a quella della Terra, e solo per brevi periodi di tempo. Per la prima volta, potranno farne parte anche studiosi e donne: otto americane, nubili e sposate, tra i 25 e i 37 anni, sono già state scelte per seguire le orme di Valentina Tereshkova. Nonostante le promesse, /Sts, il nuovo sistema di trasporti spaziale, non manca di critici. Si nega che gli aereicapsula possano compiere sino a cento voli l'uno, e i loro tre motori sino a 50, come sostiene la Nasa. Ma neppure le polemiche e le incognite dell'ultimo minuto intaccano la ritrovata volontà degli Usa di dominare daccapo l'universo. L'America sogna: non più gli eroismi dei pionieri di un tempo, ma il progresso e l'espansione oltre le frontiere tradizionali della civiltà umana. Ennio Caretto

Luoghi citati: America, Columbia, Stati Uniti, Usa