Giacumbi fu ucciso da terroristi che volevano fare parte delle Br di Adriaco Luise

Giacumbi fu ucciso da terroristi che volevano fare parte delle Br Rivelati i nomi dei sette arrestati per l'assassinio del giudice Giacumbi fu ucciso da terroristi che volevano fare parte delle Br L'iniziativa sarebbe tendere agguati - In stata presa da un gruppo isolato che intendeva dimostrare di saper carcere un sindacalista della Cgil - Trovate le pistole dell'omicidio SALERNO - Volevano dimostrare ai capi storici dell'eversione che erano in grado di collaborare ai piani delittuosi delle Br, di organizzare e gestire l'omicidio di un magistrato. Una sorta di lasciapassare per poter entrare con tutte le carte in regola nel partito armato. Queste in sintesi le motivazioni che indussero il gruppo di fuoco salernitano ad assassinare la sera del 16 marzo dello scorso anno il procuratore capo del tribunale di Salerno dott. Nicola Giacumbi. Lo attesero mentre rincasava e lo uccisero con cieca determinazione. Poi, attribuirono la paternità alla colonna «Fabrizio Pelli», all'organizzazione delle Br che non avrebbe sconfessato la spietata esecuzione in quanto in quel momento l'omicidio rientrava nella strategia globale e raggruppava in un unico fronte il Nord, il Centro e il Sud. A Salerno ha agito quindi un gruppo atipico, avulso dalla organizzazione nazionale, autoesaltatosi alle azioni criminose sull'esempio di quanto accade nel mondo della delinquenza e della mafia. La necessità di provare a se stessi e agli altri la capacità di assurgere a determinati ruoli e compiti. Questo è quanto è emerso dallo sviluppo delle indagini, dopo l'arresto la scorsa settimana di sette giovani tra cui due donne. Lo ha confermato, in una conferenza stampa, il sostituto procuratore di Potenza, dott. Silvio Sacchi, a cui è stata affidata, per legittima suspicione, l'inchiesta. Del commando si conoscono ora i nomi, l'ambiente cui provengono, ma per non violare il segreto istruttorio, si è taciuto su alcuni particolari dello spietato crimine, su chi materialmente esegui la sentenza di morte, a chi toccò il compito di diffondere i volantini con la tragica rivendicazione. Sono particolari che si potranno conoscere soltanto in un secondo momento, quando, per il rispetto delle singole posizioni degli indiziati, tutta l'analisi sul fenomeno terroristico salernitano sarà portata a termine. Comunque, il commando apparteneva all'area di Autonomia operaia e ad altre espressioni della sinistra extraparlamentare ■ I componenti del gruppo di fuoco sono Michele Mauro, 30 anni, nato in provincia di Salerno, ma residente nel capoluogo, studente fuori corso di sociologia, figlio dell'ex segretario comunale di Monte Corvino Rovella; sua moglie Carmela Alf ani. 28 anni, laureata in pedagogia, con esperienze di insegnamento come supplente in alcune scuole nella provincia di Salerno; Vincenzo De Stefano, 26 anni, coniugato, operaio in una cooperativa di pulizie, con la moglie Immacolata Gargiulo, 24 anni, studentessa di lettere e filosofia, figlia di un noto professionista salernitano; Ernesto Massimo, 24 anni, operaio, ex esponente di Lotta continua; Raffaele Fenio, 28 anni, sposato, sindacalista della Cgil; Carlo Aquila, 25 anni, operaio, ex emigrato in Svizzera. Sono accusati di associazione sovversiva, costituzione e partecipazione a banda armata, omicidio in concorso del procuratore Giacumbi, dell'attentato dinamitardo alla concessionaria Fiat Auto- sud avvenuto in coincidenza con i licenziamenti dei 61 operai dell'azienda torinese; detenzione di armi, porto di materiale incendiario. Nel corso delle perquisizio- ni sono state sequestrate 7 pistole con matricole abrase, tra cui due di cai. 6,35, le armi usate per assassinare il magistrato salernitano. Inoltre, al vaglio degli inquirenti è tutta una documentazione inedita di matrice Br di recente attualità che si rifa all'ultima ideologia tattica considerata di notevole interesse. E' stato anche scoperto un covo tra Salerno e Ponte Cagnano che era già smobilitato. Le indagini avrebbero accertato che il gruppo formato esclusivamente da elementi salernitani non aveva alcun capo. 'Abbiamo un gruppo di giovani che si incontravano, si riconoscono in determinate posizioni e- si autoesaltano — ha narrato il magistrato inquirente —; alle Br ha fatto poi comodo lasciar credere che si trattasse di una propria diramazione perché volevano che fosse allentata la pressione della polizia per un delitto precedente a quello di Giacumbi, in modo da poter agire e muoversi con maggior tranquillità nelle aree del CentroNord». Adriaco Luise

Luoghi citati: Ponte Cagnano, Potenza, Salerno, Svizzera