«Abbiamo operato con coscienza e speriamo anche con giustizia» di Giuseppe Zaccaria

«Abbiamo operato con coscienza e speriamo anche con giustizia» I giudici di Catanzaro replicano alle polemiche sulla sentenza «Abbiamo operato con coscienza e speriamo anche con giustizia» I difensori di Freda sostengono che il loro cliente sarebbe dovuto tornare subito in libertà come Giannettini - Quest'ultimo ha annunciato che chiederà alla Cassazione di essere assolto con formula piena DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CATANZARO — Le grandi manovre per la scarcerazione di Franco Freda sono già cominciate: si svilupperanno la prossima settimana, produrranno qualche effetto nell'arco di una quindicina di giorni. Ma Pietro Moscato e Marco Mazzucca, i difensori, già sostengono che il procuratore legale padovano avrebbe dovuto tornare libero con Giannettini per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. Ieri mattina Moscato e Mazzucca hanno atteso a lungo, in tribunale, l'arrivo dalla Corte d'Assise d'Appello dei sette armadi d'acciaio nei quali sono custodite le quasi centomila pagine del processo. Su quelle carte, deve essere compiuta una verifica importante: quella dei reati che i giudici di Catanzaro contestarono a Freda con l'ultimo mandato di cattura, quello che riguardava la fuga in Costa Rica. -La nostra tesi — spiega Moscato — è precisa: prima di fuggire, Freda aveva già trascorso quattro anni in carcere, il massimo per un detenuto in attesa di giudizio. Ora che l'accusa di strage è caduta, il termine della carcerazione dev'essere riferito solo all'associandone sovversiva. E rispetto a questa, Freda ha già scontato più anni di quanti la legge ne consenta». La teoria della Procura generale è diversa: fuggendo, sottraendosi al soggiorno obbligato, Freda ha vanificato ogni effetto degli anni già trascorsi in carcere. Il computo della scarcerazione dovrebbe ricominciare dal momento in cui l'imputato venne ricondotto in Italia, cioè dall'agosto del '79. mMa in quel momento Freda era imputato di strage — ribattono ancora i legali — Visto che l'accusa è caduta, non c'era motivo perché prima di fuggire dovesse sopportare altre restrizioni della libertà». La questione si fa sempre più sottile e legata a calcoli sempre più complessi. Ieri Mazzucca e Moscato hanno presentato comunque un'istanza di scarcerazione per la condanna subita da Freda dopo l'evasione (un anno e sei mesi). La nuova istanza sarà depositata nei prossimi giorni, dopo un esame più attento delle carte processuali, e a pronunciarsi dovrà essere la Corte d'assise d'appello. In tribunale, ieri mattina, si è rivisto anche Guido Giannet tini: l'ex «agente Z» era con il suo difensore, Osvaldo Fassari. E' salito rapidamente in cancelleria per firmare di persona un ricorso in Cassazione: vuol essere assolto con formula piena. Anche Vincenzo Azzariti Bova, patrono di parte civile, ha sottoscritto una dichiarazione di ricorso. La sentenza dell'altro ieri, afferma, è stata «un omaggio deposto sull'altare del potere politico». Ma esistono davvero, in quella clamorosa decisione, elementi che possano giusitificare l'intervento della Cassazione? La Corte Suprema potrebbe riformare la sentenza di appello solo per carenza di motivazione, vizio logico o mancanza nel giudizio di uno degli elementi essenziali della vicenda. Eventualità non impossibile, certo, ma piuttosto remota. In attesa di una motivazione che non potrà essere depositata prima di tre-quattro mesi (•Dopo queste critiche — ha detto ieri il giudice a latere Giuseppe Caparello — mi impegnerò a stenderla con maggiore lena»), le reazioni dei giudici di Catanzaro alla pioggia di accuse si limitano alla rassegnata dichiarazione del presidente, Gambardella: •Abbiamo operato con coscienza, preghiamo Iddio di avere agito anche con giustizia». Dichiarazioni a parte, esiste già comunque qualche elemento che aiuta a capire come i giudici spiegheranno la clamorosa catena di assoluzioni. Sulla credibilità di questa ricostruzione ci sarà tempo per discutere: per il momento si può solo cercare di capire come una Corte abbia potuto concludere che autore della strage di piazza Fontana non è stato nessuno. Ecco, dunque, cosa troveremo scritto nella motivazione: 1) Punto di partenza del ragionamento è stata la posizione di Gianadelio Maletti. All'ex capo dell'.Tjfficio D» del Sid i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche. Segno che le sue attività in favore di Giannettini non sono state interpretate come favoreggiamento di un assassino, ma solo come «copertura» di un agente. Maletti, hanno rilevato in camera di consiglio, assunse la direzione del controspionaggio interno solo nel '71: perché avrebbe dovuto rischiare fino a quel punto, se i personaggi da proteggere fossero stati davvero, negli anni precedenti, coinvolti in una strage? 2) Simile il discorso su Giannettini: da una parte, reagente Z» svolgeva compiti informativi; dall'altra, secondo i giudici d'appello, la protezione accordatagli dal Sid non superò quella che viene assicurata ad ogni informatore. Le accuse di Ventura sono state ritenute poco credibili. Nessuno, secondo i giudici, è mai riuscito ad accertare neppure se la famosa riunione padovana del 18 aprile '69, quella che avrebbe gettato le basi della «strategia della tensione», si sia svolta davvero. 3) Terza conclusione della Corte: nulla prova la parteci¬ pazione di Freda e Ventura alla strage. I timers, certo, furono acquistati in una certa quantità dal procuratore padovano, ma nulla prova che siano stati poi utilizzati per la strage, anche se poco credibile appare la storia del «colonnello Hamid», più volte raccontata da Freda. 4) Altra considerazione sul Sid: se davvero erano stati i «servizi» ad orchestrare la strage e ad orientare le indagini a sinistra, come si spiega la nota informativa che quattro giorni dopo la bomba già attribuiva a Merlino e Delle Chiaie probabili responsabilità? Il resto, sembra, punterà su dettagli già noti: la qualità di «infiltrato» di Merlino, la scarsa attendibilità del riconoscimento fotografico di Valpreda, la mancanza di ogni prova su collegamenti (pure intuibili) con le gerarchie politiche e militari. E' credibile questa ricostruzione? Per poterlo dire bisognerà aspettare qualche mese: ma conoscerla sarà il solo modo per capire se questa desolante conclusione dev'essere addebitata ai giudici di Appello o non piuttosto a quanti, in questi undici anni, li hanno preceduti. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Catanzaro, Costa Rica, Italia, Merlino