Ortoli: il vertice europeo affronterà il caso Italia di Renato Proni

Ortoli: il vertice europeo affronterà il caso Italia Intervista con il vicepresidente della Cee Ortoli: il vertice europeo affronterà il caso Italia Domani in Olanda i capi di governo e i ministri degli Esteri dei Dieci DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — I capi di Stato o di governo dei dieci Paesi della Cee, accompagnati dai ministri degli Esteri, si incontreranno domani a Maastricht, in Olanda, per il primo Consiglio Europeo di quest'anno che si concluderà martedì. Otto milioni di disoccupati, deficit esterno in aumento, tasso di inflazione minaccioso, crescita negativa per la Cee. Come si colloca in questo quadro di crisi l'Italia, alla vigilia del Consiglio europeo di Maastricht di domani? Ne abbiamo parlato con Francois-Xavier Orioli, vice presidente della Commissione europea per gli affari economici ed ex presidente dell'esecutivo della Cee per 4 anni. Il presidente del Consiglio italiano Arnaldo Forlani domani a Maastrickt farà una dichiarazione nella quale rivendicherà per l'Italia un riequilibrio delle politiche della Cee. Lei crede che ci sia una «questione italiana», come ci fu una «questione inglese»? Tutti i nostri Stati hanno dei problemi. Negli ultimi tempi ho persino avuto l'im- pressione che siamo diventati una comunità di problemi. Credo, però, che in una comunità la prima regola sia comprendere la diversità e l'esistenza dei legittimi interessi degli Stati. E la seconda regola, che trascende la prima, è che bisogna porre i problemi in termini creativi per la Comunità e non solo in difesa degli interessi nazionali. Come si può, altrimenti, restituire alla Cee una dinamica, un impulso di creatività? Senza fare ciò, commetteremmo un grave errore. Mi auguro che il dibattito iniziato sia orientato verso l'avvenire». Forlani intende anche chiedere l'aumento del gettito dell'Iva nazionale nelle casse comunitarie (attualmente fissato all'I per cento) proprio perché siano sviluppate nuove politiche a beneficio anche dell'Italia. Ritiene necessario o possibile questo aumento? La posizione della Commissione è che, fissati collettivamente certi bisogni e definite certe politiche, il bilancio della Cee deve ricevere i mezzi necessari alla realizzazione degli obiettivi che ci si è posti. Nella prima fase, si possono e si devono utilizzare meglio i mezzi finanziari di cui disponiamo, sia pure nel rispetto delle finalità delle politiche esistenti. Per il futuro, non è sempre vero che i mezzi per sviluppare l'azione comunitaria debbano necessariamente essere finanziari. Non dobbiamo accontentarci di dire che abbiamo degli obiettivi per l'85 o per il '90, ma vedere se le azioni corrispondono agli obiettivi e se i mezzi corrispondono ai programmi. Io mi sono battuto per lo sviluppo dei mezzi di investimento, proprio in Europa, che permettono gli aiuti a certi programmi, compresi quelli energetici. Certo, come dice lei. i mezzi finanziari sono di aiuto. Eppure l'Italia ha problemi più gravi degli altri Paesi, e la Cee non l'aiuta a sufficienza. Che cosa propone perché l'Italia riequilibri la sua posizione economica? Nel vostro Paese, uno dei maggiori problemi è quello di controllare la spesa pubblica, perché il peso eccessivo della spesa pubblica è un impedimento per lo sviluppo della parte creativa dell'economia. Un deficit troppo importante nel settore pubblico implica il rischio di una creazione monetaria troppo elevata da una parte e il pericolo di un prelievo troppo forte sul risparmio, che spesso finisce in consumi anziché in investimenti. Una svalutazione competitiva della lira potrebbe essere utile per la ripresa economica dell'Italia? Io non sono favorevole alle svalutazioni di carattere competitivo, che si risolvono in nuova spinta all'inflazione interna. Penso che il principale problema sia di strutture, di meccanismi e di comportamenti. Vanno modificate tecniche e abitudini per creare basi sane di sviluppo. Non è attraverso la magia della svalutazione che potremo esimerci dal fare sforzi difficili e duraturi, e, come già detto, assolutamente necessari. Come si può modificare il sistema dell'indicizzazione dei salari che in Paesi come l'Italia e il Belgio rappresentano uno stimolo all'inflazione? Non rispondo direttamente sull'indicizzazione perché la soluzione del fenomeno comporta il «consenso». Battere l'inflazione e il deficit esterno significa gettare le basi di una nuova crescita, non comprimerla. Quindi occorre che i redditi siano mantenuti nei limiti compatibili con la competitività. Per «consenso», intendo la coscienza della priorità per gli investimenti, soprattutto per quelli produttivi. Con uno sforzo collettivo, c'è la possibilità di uscire da queste difficoltà. Se questo sentimento manca, sono molto inquieto. Il nostro timore sull'indicizzazione appare quando ha per effetto una perdita della competitivita Se c'è l'accordo sullo sforzo collettivo da attuare con la collaborazione di tutte le parti, allora possiamo incominciare il dibattito sulle soluzioni. In questo momento, invece, soffriamo di una serie di ostacoli alla crescita «sobria» (che consuma poca energia), una crescita fondata sulla competitività sui mercati esterni, oggi fondamentale. Renato Proni

Persone citate: Arnaldo Forlani, Forlani, Francois, Xavier Orioli