Andreatta e De Michelis un duello che continua di Luca Giurato

Andreatta e De Michelis un duello che continua Andreatta e De Michelis un duello che continua ROMA — La battaglia di Forlani è ripresa ieri per tutta la giornata. Continua stamane in una serie di « tète-à-tète» drammatici con alcuni leaders di partito e ministri fra i più intransigenti e inquieti. Non è escluso un vertice della maggioranza. Culminerà stasera e forse anche domattina al Consiglio dei ministri, che si annuncia come uno dei più complessi, tormentati e ingrati degli ultimi anni. Nel governo e nella maggioranza, quasi ogni leader combatte per esigenze del suo partito o della sua corrente. Manca una visione globale, d'insieme, che Forlani deve spiegare e imporre, in poche ore drammatiche. Piccoli lo appoggia. La segreteria de avverte però Palazzo Chigi dei rischi di una nuova, drastica stretta. Craxi lo sostiene. Non può però né sposare tutte le proposte della Banca d'Italia né aprire, alla vigilia di un congresso nazionale, nuovi fronti interni. In particolare, con un alleato potente come De Michelis. Spadolini pure lo appoggia, ma fa sapere in termini piuttosto chiari che per il piano triennale ci «sia solo un rinvio, non una rinuncia perché il piano obbedisce a uno dei punti fondamentali non soltanto della presema del pri al governo, ma del quadripartito'. Per Longo, dubbi non ce ne sono: se si tocca la scala mobile ai pensionati e, più in generale, le già misere concessioni alle categorie più povere, i socialdemocratici lasciano il governo. La matassa — se possibile — è ancor più ingarbugliata all'interno del governo. I ministri coinvolti nella tempesta sono rimasti ieri chiusi a Palazzo Chigi per 10 ore nel tentativo, ancora vano, di concordare la nuova austerità. Tra i tanti, il «duello» tra Andreatta (appoggiato dalla Banca d'Italia) e De Michelis (attento agli umori dei «boiardi» del suo ministero e, più in generale, della sinistra) non ha tregua. Si dice che. per placare le rispettive intransigenze, oltre a Forlani siano intervenuti Piccoli su Andreatta e Craxi sul ministro delle Partecipazioni Statali. In una lunga telefonata da Parigi, il segretario del psi avrebbe detto a De Michelis d'essere d'accordo con il suo «no» a misure come la svalutazione della lira e il blocco della scala mobile: -Vista la situazione nera qualcosa, però, bisogna fare: Cosa? De Michelis non vuole tagli agli stanziamenti per la siderurgia, già decisi con la legge finanziaria. Reviglio (dopo un durissimo attacco alla «demagogia» dei comunisti) fa sapere che, di fronte a nuove tasse, stavolta si dimette davvero. I ministri del psdi dicono: «Le promesse ai pensionati non si toccano-. La Malfa vuole rilanciare lo spirito e la sostanza del suo piano. Andreatta soldi non ne ha e non ne vuol dare. Forlani è impegnato nella prova più difficile della sua lunga carriera politica. Il governo deve varare, al più presto, misure valutarie in difesa della lira. Contemporaneamente, deve assolutamente coprire, con nuove tasse o con tagli spietati alla spesa pubblica, il buco, anzi la voragine, di migliaia di miliardi. Il presidente del Consiglio tenta di placare i contrastri tra i ministri de e quelli del psi ma ha soltanto poche ore di tempo; domani, in Olanda, i partners del Consiglio europeo lo aspettano con notizie fresche e rassicuranti sul «malato Italia». Forlani non vuole arrivare a Maastricht con -il cappello in mano-, a chiedere comprensione e indulgenza a statisti che. direttamente o indirettamente, gli hanno fatto più volte sapere, in questi giorni di battaglie su tutti i fronti, che i Paesi dalle economie sane sono stufi di convivere, scontrandosi continuamente, con le esigenze di -malati che non riescono in nessun modo ad uscire dalle loro pietose condizioni-. L'ultimo, in ordine di tempo, a fare più o meno queste considerazioni è stato, venerdì scorso, Gaston Thorn al Quirinale. Il presidente della commissione Cee ha espresso a Pertini preoccupazioni e perplessità sulla situazione economica del nostro Paese. Alla fine del colloquio, Pertini era di pessimo umore. Ha fatto subito chiamare Forlani. Pertini ha riferito a Forlani lo sfogo di Thorn e il presidente del Consiglio non ha avuto difficoltà ad ammettere che, in linea di massima, i nostri partners della Comunità non hanno tutti i torti a chiedere una svolta decisa. Quando il discorso é caduto sul ventaglio di misure economico-monetarie che il governo stava esaminando tra un continuo susseguirsi di scontri, Forlani avrebbe fatto due considerazioni. Una, attesa e in parte scontata, sull'emendamento comunista al Senato che ha colto di sorpresa il governo ed ha tolto di colpo al fìsco quasi 2000 miliardi. L'altra, del tutto inedita. Nell'annunciare a Pertini i presupposti economici per ricostruire il piano, le ipotesi su eventuali misure economiche e creditizie e i contenuti, tutti da verificare, di interventi d'austerità, il presidente del Consiglio avrebbe chiesto l'esplicito appoggio del Capo dello Stato a sostegno di misure dure e impopolari, indispensabili però alla guarigione del malato Italia. Un appoggio, come? Non ci sono risposte sicure. E' circolata la voce, in ambienti molto autorevoli, di una richiesta per un messaggio di Pertini alle Camere, e, quindi, al Paese. Pertini ha pensato, altre volte, di rivolgersi direttamente alle Camere. Nessuno, oggi, può dire cosa intenda fare il Capo dello Stato. Di certo, ha incoraggiato Forlani e lo ha invitato a tagliare al più presto tutti i nodi. Luca Giurato I due detenuti orribilmente massacrati nel carcere di Novara

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