Già nel 1970 i petrolieri erano sospettati di frode

Già nel 1970 i petrolieri erano sospettati di frode L'allora ministro Preti diede il via a un'indagine Già nel 1970 i petrolieri erano sospettati di frode DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROMA — Cappotto scuro, l'immancabile sciarpa al collo, l'on. Luigi Preti s'è presentato puntualissimo davanti ai due giudici milanesi Sergio Silocchi e Edoardo Cofano trasferitisi per l'occasione a Roma. I magistrati volevano chiedere molte cose al parlamentare nelle vesti di teste. Al centro del colloquio, lo scandalo dei petroli e una vicenda che risale al 1970. anno in cui il socialdemocratico Preti era ministro delle Finanze. Sul tavolo del ministro arriva quell'anno una segnalazione. Riguarda una dozzina di petrolieri, tra cui il milanese Bruno Musselli, un boss del traffico illecito di petroli. Secondo l'autore della nota segnaletica, la dozzina di petrolieri era in forte sospetto di contrabbando, bisognava indagare. «Non persi un minuto — ha dichiarato Preti ai giudici —. Diedi incarico all'allora direttore generale delle dogane. Guido Tommasone, di avviare le indagini. Ricordo anche di aver annotato sul foglio che si trattava di probabili evasori*. Secondo la ricostruzione dei magistrati, la segnalazione di Preti arriva a Tommasone che incarica delle indagini la Guardia di Finanza. Si tratta di un compito delicato e per questo la Finanza lo af¬ fida al suo servizio segreto, l'ufficio informazioni. Lo dirige nel '70 Donato Loprete, l'alto ufficiale fuggito all'estero l'anno scorso dopo l'emissione di un mandato di cattura per interesse privato in atti d'ufficio, favoreggiamento e collusione con i contrabbandieri di petrolio. Nel '70 nessuno sospetta che Loprete copra i traffici neri di Musselli Di certo c'è questo: l'inchiesta avviata dall'ori. Preti si blocca. Bruno Musselli e gli altri sospetti evasori non vengono disturbati, possono continuare a truffare il fisco almeno fino al 1978. Per la collettività il danno è di migliaia di miliardi, grazie a chi doveva controllare e non lo fece. Chi intervenne per insabbiare l'inchiesta? E' quello che i giudici Silocchi e Cofano vogliono scoprire. Chiarimenti utili potrebbe fornirli il dott. Guido Tommasone, ma l'ex direttore generale delle dogane è attualmente ricoverato in clinica e non è in grado di rispondere. Un particolare tuttavia ai magistrati non è sfuggito. Nell'esaminare l'elenco delle aziende in odore di contrabbando nel '70. su segnalazione di Preti, notarono un appunto, scritto a mano e in caratteri dell'alfabeto greco. Si trattava di un cognome, Freato, indicato a fianco della raffineria Bitumoil di Musselli. Perché quel cognome e perché scritto in greco? Va ricordato che Sereno Freato nel '70 era il braccio destro di Aldo Moro. L'ignoto cultore di lettere greche nell'apporre quel cognome, Freato. accanto all'azienda di Musselli, voleva lanciare un messaggio agli investigatori: «A buon intenditor...». I giudici milanesi hanno definito «assai utile» la collaborazione dell'on. Preti e aggiunto che il «carteggio» oggetto delle indagini «è stato ricostruito nella sua interezza*. Tradotta, l'affermazione di Silocchi e Cofano significa che gli insabbiatori dell'inchiesta avviata da Preti avrebbero un nome e un cognome. Per gli inquirenti sarebbe un notevole passo in avanti. Guido J. Paglia

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