L'inviato Olp tratta con Colombo il ruolo di pace europeo in M.O. di Igor Man

L'inviato Olp tratta con Colombo il ruolo di pace europeo in M.O. Roma riconosce di fatto il peso dei palestinesi L'inviato Olp tratta con Colombo il ruolo di pace europeo in M.O. Il «ministro degli Esteri» dell'organizzazione, Kaddumi, «soddisfatto dei fruttuosi» colloqui alla Farnesina - «Il nostro Stato sarà indipendente da Mosca» ROMA — Faruk Kaddumi, ministro degli Esteri dell'Oìp, si dice «soddisfatto» dei colloqui con il ministro Colombo. Sono stati «fruttuosi» e lunghi: un'ora a quattr'occhi, più una seconda ora con la partecipazione delle delegazioni (per l'Italia Colombo, il direttore generale degli Affari politici, Gardini, il capo di gabinetto Vanni d'Archirafi, il capo dell'ufficio Medio Oriente, Tallarigo, il capo dell'ufficio stampa Perlot; per /"Olp, Kaddumi, Nemer Hammad, rappresentante a Roma dell'organizzazione palestinese, il capo di gabinetto di Kaddumi, Omar Shakka, che è il nipote del sindaco di Nablus, mutilato delle due gambe in seguito a un attentato. Insomma, ancorché, nonostante le ripetute richieste palestinesi — rinnovate ieri —, l'Italia non riconosca ufficialmente l'Oìp, nel segno del 'riconoscimento politico», avvenuto nell'ottobre del 1979 dopo l'incontro alla Farnesina tra l'allora ministro degli Esteri Malfatti e Kaddumi, i colloqui della giornata scorsa hanno voluto significare come l'Italia, nello spirito della dichiarazione dei Nove di Venezia, consideri l'Oìp un interlocutore indispensabile nel contesto dell'iniziativa europea intesa ad accelerare il processo di una soluzione pacifica della crisi mediorientale. Quattro, ha ricordato Colombo al suo ospite, sono i punti più importanti della dichiarazione di Venezia il cui approfondimento è stato poi confermato nel successivo Consiglio Europeo di Lussemburgo: 1) la centralità del problema palestinese per la soluzione della crisi; 2) il superamento della concezione che restringeva il problema palestinese a un problema di 'rifugiati»; 3) l'affermazione chiara del diritto dei palestinesi alla autodeterminazione: 4) la necessità di associare l'Oìp ad ogni e possibile negoziato di pace. Va detto che su quest'ultimo punto la posizione dell'Italia è più avanzata di quella comunitaria: il nostro governo è, infatti, favorevole alla «partecipazione» e non alla semplice associazione dei palestinesi al negoziato di pace. Quanto alla pretesa satellizzazione dell'Oìp da parte dell'Urss, Kaddumi ha detto: «Noi siamo arabi nazionalisti. Se consideriamo amica l'Unione Sovietica è perché essa si batte per noi. Ma il nostro Stato sarà sovrano e indipendente». E sul pericolo che il mini Stato palestinese potrebbe comportare per Israele, Kaddumi ha replicato come quello della sicurezza di Israele sia un falso problema. «Sia¬ mo e saremo i più deboli. Al contrario, i problemi che oggi un'organizzazione rivoluzionaria può indubbiamente comportare per Israele, domani, una volta creato lo Stato palestinese, verrebbero automaticamente a cadere». Un dato importante è emer- so dai lunghi colloqui: l'0\p vede con maggior favore, tra le tante, la soluzione elaborata dal .Comitato dei Venti» (nel quadro dell'Onuì che prevede il ritiro di Israele dai territori occupati, la loro consegna alle Nazioni Unite per un periodo massimo di sei mesi, al termine dei quali dalla gestione Onu-Lega Araba la Cisgiordania e Gaza passerebbero sotto la sovranità dell'Oìp. Questo progetto, approvato dall'Assemblea Generale, è tuttavia sempre stato bloccato dal veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza. In definitiva, VO\p conta sull'Europa anche come autorevole elemento di pressione sugli Stati Uniti perché finalmente i 'reietti della Terra» possano avere una patria, sia pure piccola. Stamane Kaddumi terrà una conferenza stampa al Grand Hotel, e probabilmente dirà come mercoledì sera il cardinale Casaroli abbia espresso simpatia e tanta comprensione per la causa palestinese, come abbia condannato severamente (si veda, del resto, /'Osservatore Romano del giugno scorso) e condanni la decisione israeliana di considerare Gerusalemme capitale «eterna e indivisibile». A parte Gerusalemme, è nota la posizione vaticana circa il problema palestinese, posizione che da Paolo VI a Giovanni Paolo II ha sempre posto in primo piano la necessità e l'urgenza del riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. In forza di ciò, Kaddumi ha sollecitato la Santa Sede a «un'azione più incisiva, nell'interesse della pace». Senza dubbio, se i colloqui di Kaddumi con Colombo sono stati «fruttuosi», quelli con Casaroli hanno segnato per /'Olp un grosso punto a favore Igor Man