«Sui nuovi salari si gioca il futuro dolio aziende» di Gian Carlo Fossi

«Sui nuovi salari si gioca il futuro dolio aziende» Confindostria e Intersind rispondono al sindacato «Sui nuovi salari si gioca il futuro dolio aziende» Intervento polemico del ministro La Malfa: «Non si può chiedere moderazione a Cgil, Cisl e Uil quando poi i partiti della maggioranza li scavalcano» ROMA — I lavoratori debbono decidere se ottenere più quattrini immediatamente sotto forma di retribuzione diretta o più quattrini al momento della pensione, maggiore recupero del potere di acquisto sotto forma di con-, tlngenza o maggiori accantonamenti per l'indennità di anzianità. Quello che non possono avere, e che sarebbe disonesto promettere, è tutto quanto contemporaneamente: retribuzioni elevate, contingenza che recupera al 100 per cento, anzianità indicizzata, alti livelli di pensione con revisione trimestrale. E' questo il messaggio lanciato, con fermezza, al sindacato e al governo dalla Confindustria e dall'Intersind — per la prima volta insieme dalla scissione del 1956 — al Convegno sul salario, che si è svolto ieri alla presenza dei ministri La Malfa, Foschi, Pandolfi, del presidente del Cnel Storti, di 1200 esponenti dell'industria privata e a partecipazione statale, di esperti e studiosi. Se si dovesse insistere — hanno proseguito Confindustria e Intersind — nella scia dell'assemblea di Montecatini, su richieste particolarmente onerose (lo scongelamento dell'indennità di liquidazione costerebbe alle imprese solo nel 1981 ben 5773 miliardi tra arretrati e scala mobile in corso), lo scontro sarebbe durissimo. Ma per verificare possibilità e convenienze, anche in rapporto agli investimenti e all'occupazione, è necessario un confronto globale sulla struttura del salario. ___ Aperto dal presidente della Conf industria Merloni, il convegno si è articolato in tre relazioni (il prof. Baldassari sul quadro economico, Mandelli sui veri problemi della struttura salariale, Massaccesi in prevalenza su produttività e assenteismo) e in 32 interventi: di particolare rilievo quelli dell'amministratore delegato della Fiat Romiti, del presidente dell'Unione industriali di Torino Pininfarina, di De Tomaso, del vicepresidente dell'Iri Armani, di Lombardi per la Federtessile, dell'economista Monti. La Conf industri a —ha detto Merloni — ha voluto porre il problema dell'attenzione di tutte le forze sociali, assumendo l'iniziativa insieme all'Intersind perché «fa questione industriale non può più avere divisioni». Nel ricordare che al convegno erano state invitate a partecipare tutte le organizzazioni sindacali degli imprenditori e dei lavoratori, Merloni ha espresso vivo rammarico per il fatto che la Federazione Cgil-Cisl-Uil non abbia voluto accogliere questo appello ad «un dibattito concreto e responsabile'. Scelte precise e responsabili non possono più essere rinviate, ha affermato il vicepresidente della Confindustria Mandelli. di fronte alla forte dinamica del costo del lavoro e all'annuncio di nuove, •vertiginose» richieste. Fra il 1970 e il 1980 le retribuzioni annue degli operai sono aumentate del 496 per cento, quelle degli impiegati del 366 per cento, mentre l'aumento del costo della vita è stato del 271 per cento: ciò significa che il potere di acquisto degli operai è aumentato del 60 per cento, quello degli impiegati del 25 per cento, la media è stata del 50 per cento. Sul fronte delle pensioni, le variazioni sono state altrettanto vistose: il numero dei pensionati è aumentato del 29 per cento, passando da 9.600.000 nel 1970 a 12.360.000 nel 1979. il valore medio annuo delle pensioni, nello stesso periodo, è aumentato del 412 per cento, passando da 345.000 lire a 1.768.000 lire. Si è fatto moltissimo, ha sottolineato Mandelli, in questi dieci anni sul piano della redistribuzione del reddito (circa il 70 per cento del reddi¬ to nazionale è stato assegnato al lavoro dipendente), ma si deve prendere atto che non esistono più margini per affrontare tutti gli altri problemi che oggi il sindacato pone, a cominciare da quello dell'indennità di anzianità. Rivolgendosi ai sindacati, il presidente dell'Intersind Massaccesi ha auspicato che •prevalga la forza della ragione piuttosto che la ragione della forza». Non è ragione e nemmeno forza, a suo avviso, •evitare il dialogo, dar corpo a fantasmi per scatenare battaglie verbali e polemiche durissime, poco efficaci in sé ma evocatrici di sempre più accentuate tensioni sociali». Alle relazioni introduttive si è collegato l'amministratore delegato della Fiat, Romiti, sostenendo che qualunque ipotesi o proposta di ristrutturazione del salario deve tener conto delle due esigenze di fondo dell'economia italiana: la lotta all'inflazione e la competitività delle imprese. •Il dibattito sulla struttura del salario — ha proseguito Romiti — è per larga parte il dibattito sul futuro dell'industria italiana. Se, ad esempio, venisse accolta la richiesta sull'indennità di liquidazione presentata a Montecatini, l'aumento del costo del lavoro sarebbe per la Fiat di circa 217 miliardi solamente per ricostituire l'accantonamento del passato e di oltre 165 miliardi per il 1981». Di rilievo anche gli interventi dei ministri La Malfa, Pandolfi e Foschi. La Malfa ha giudicato assurda, in questo momento, la richiesta dei sindacati di ricostruire le liquidazioni. «71 governo — ha precisato — deve sostenere gli imprenditori contro questa posizione. Ma è certo che non si può chiedere moderazione ai sindacati, quando poi partiti della stessa maggioranza, ad esempio il psdi e il psi, scavalcano gli stessi sindacati su alcuni problemi». Gian Carlo Fossi

Luoghi citati: Montecatini, Roma, Torino