Le nuove regole del gioco di Mario Pirani

Le nuove regole del gioco Le nuove regole del gioco E' una connessione drammatica quella che vede da un lato la Confindustria inaugurare una politica dura di fronte all'ondata di insostenibili richieste retributive e, dall'altra, il sindacato attaccato tumultuosamente da sinistra per la sua presunta cedevolezza. L'occupazione della Camera del Lavoro di Napoli, la contestazione dell'accordo Firn-Alfa Romeo a P ornigli ano. la ribellione dei tranvieri romani, i ricatti dei sindacati autono- mi sono solo gli ultimi episodi di una situazione che sta sfuggendo ad ogni controllo responsabile. Se un processo così eversivo dovesse proseguire ed espandersi la governabilità sociale, finora più o meno assicurata dal sindacato, lascerebbe il campo a forme imprevedibili di disgregazione esplosiva. Per questo abbiamo trovato più che giustificato — e ci sarebbe piaciuto ascoltarlo dai relatori della Confindustria e dell'Intersind al convegno sul salario — l'allarme espresso, invece, negli interventi di alcuni imprenditori avveduti di fronte alla tentazione di ricercare, approfittando di questo momento di crisi, la sconfitta e l'umiliazione del sindacato, più che la impervia e difficile strada di un accordo. Ma è altresì certo che un accordo sarà possibile solo se le confederazioni dei lavoratori si fermeranno in tempo sulla via' imboccata a Montecatini di una rincorsa disordinata e molteplice al «tutto e subito»: più pensioni, più paghe, più liquidazioni, più rigidità sulla scala mobile, senza apparentemente rendersi conto che se passasse questo ritorno a una visione del salario come variabile indipendente, esso approderebbe ad un costo del lavoro del tutto insostenibile in un sistema di economia aperta. Da questo punto di vista il convegno Confindustria-Intersind (l'associazione delle imprese a partecipazione statale) segna una evoluzione positiva. L'aver avanzato con tanta determinazione la questione di una riforma globale del salario che, come ha detto il presidente degli industriali, Merloni, «così come è strutturato oggi non soddisfa più nessuno» se rappresenta, infatti, un impatto rigido di fronte alle attese della controparte, contiene però in sé la dialettica di una soluzione. La possibilità, cioè, di definire finalmente quelle che il presidente dell'Intersind, Massaccesi, ha chiamato «le nuove regole del gioco». E queste partono dal riconoscimento, fortemente sentito sia dall'impresa pubblica che da quella privata, che la questione del salario, mentre l'inflazione sfugge di mano al governo e la concorrenzialità dell'impresa Italia riceve ogni giorno nuovi colpi (è di ieri il dato che il deficit commerciale ha toccato a gennaio i 1000 miliardi), è diventata una decisiva questione nazionale e non solo l'esito contrastato di un braccio di ferro tra le parti sociali. Di qui il sussulto di consapevolezza di un ceto manageriale che sembra aver ritrovato, dopo molto tempo, l'orgoglio di una funzione di guida e di riferimento sociale, deciso a rifiutare sia i cedimenti troppo facili, che lo hanno nel passato contraddistinto, sia l'assistenzialismo pubblico di cui, almeno una parte, ha fino alla vigilia largamente profittato, e che ha condotto ormai lo Stato allo sfacelo. Di qui anche la novità, da non sottovalutare, di una filosofìa industriale che vede per la prima volta le aziende pubbliche e quelle private delineare una analisi e una strategia comuni, ben riassunte nelle parole dell'amministratore delegato della Fiat, Romiti, quando ha affermato che «il dibattito sul salario è il dibattito sul futuro dell'industria italiana e che ogni aumento salariale può passare solo attraverso severi recuperi di produttività». Può essere questa la base di un accordo per avanzamenti salariali non inflazionistici ma, anzi, legati alla ritrovata competitività di un sistema industriale, destinato, altrimenti, alla degradazione definitiva. Mario Pirani

Persone citate: Massaccesi, Romiti

Luoghi citati: Italia, Montecatini, Napoli