Un missino si contraddice e un altro non ricorda
Un missino si contraddice e un altro non ricorda Sul delitto Petrone Un missino si contraddice e un altro non ricorda BARI Una serie di «non ricordo» del teste Francesco De Robertis sulle circostanze che aveva già rilevato in altre fasi del processo ed alcune palesi contraddizioni del «federale» del msi all'epoca dei fatti, Giuseppe Incardona, hanno caratterizzato la nona udienza del processo per l'omicidio del giovane comunista Benedetto Petrone, alla Corte d'assise. De Robertis disse in aula, il 16 dicembre del 1978, che la sera del 28 novembre dell'anno precedente vi fu un'aggressione da parte di 30-40 estremisti di destra armati di bastoni e aste contro una decina di comunisti che fuggirono. Petrone, claudicante, rimase ultimo. Fu raggiunto dal neofascista Piccolo, che era con altre tre-quattro persone, e accoltellato a morte. Francesco Intranò, che cercò di soccorrere Petrone, fu colpito a sua volta da Piccolo. Ieri mattina, però, De Robertis ha in pratica smentito le sue stesse dichiarazioni, e ha risposto alle domande della parte civile con altrettanti «non ricordo». Contraddittorio è apparso anche Incardona, che quella sera, ha affermato, chiuse la porta della federazione del msi (a chiave), non si accorse di quanto era accaduto.
Persone citate: Benedetto Petrone, De Robertis, Francesco De Robertis, Giuseppe Incardona, Incardona, Petrone
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