È pazzo l'uomo che aveva annunciato grosse rivelazioni su piazza Fontana di Giuseppe Zaccaria

È pazzo l'uomo che aveva annunciato grosse rivelazioni su piazza Fontana I giudici di Catanzaro da due giorni riuniti per la sentenza È pazzo l'uomo che aveva annunciato grosse rivelazioni su piazza Fontana Chiarito dai carabinieri di Roma il mistero del telegramma giunto lunedì alla Corte - Lo aveva spedito Armando Cacchioni, un poveretto che ha passato 18 anni in manicomio DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CATANZARO — -Armando Cacchioni, nato a Palestrina il 19 aprile 1945, coniugato, separato, demente*. Questa definizione lapidaria inserita in un fonogramma dei carabinieri ha fatto svanire gli ultimi dubbi sul misterioso telegramma che l'altro ieri aveva ritardato l'ingresso della Corte in camera di consiglio. L'uomo che invitava i giudici a sospendere la sentenza d'appello sulla strage di piazza Fontana in attesa di 'importanti rivelazioni* sino a quel momento impedite non si sa da chi, è un pazzo. Dalla capitale, la risposta alla richiesta di accertamenti fatta dai giudici è giunta in poche ore: l'autore del messaggio abita proprio a Roma, in via Scalo S. Maria della Pietà, poi all'ospedale psichiatrico di Rieti. Quando l'hanno rintracciato, attraverso il modulo del telegramma, ha ammesso senza difficoltà di esserne stato l'autore. E le rivelazioni? «Sono cose che ho saputo da un personaggio molto importante, Pier Paolo Pasolini: me le ha dette qualche giorno fa*. L'epilogo era nelle previsioni anche se forse, a undici anni e tre mesi dalla strage, la romanzesca irruzione di un «testimone-chiave» sarebbe stata l'unico elemento che avrebbe potuto scuotere il clima un po' rassegnato, proprio di fatti che dall'attualità sono passati alla storia, tipico degli ultimi dieci mesi di dibattimento. Nessun fatto nuovo, dunque: ai giudici, che ormai sono in camera di consiglio da più di quaranta ore, non resta che esaminare per l'ennesima volta questa tragica storia di cassette di sicurezza, di infiltrati, di spie, di bombe, di servizi segreti, di autorevoli coperture politiche. Per farlo analiticamente, si dovrebbero ripercorrere in un tempo comunque troppo breve quasi centomila pagine di carte processuali zeppe di distorsioni, di reticenze, di falsità. C'è però un magistrato che lavorando nell'arco di mesi, con la pazienza di un orologiaio, ha composto ogni pagina, ogni provvedimento, ogni passaggio di questo monumentale processo per ricostruirne poi i punti essenziali, e fornire alla Corte una traccia precisa. Ad assumersi questo onere, e questa responsabilità, è stato il giudice a latere, Giuseppe Caparello: probabilmente era l'unico modo per consentire ai giurati, in una storia così intricata e così inquinata dal tempo, di individuare i nodi della sentenza che si apprestano a stilare. Quello del dott. Caparello è un memorandum in quaranta punti, un elenco che naturalmente ha trascurato i dettagli per centrare le questioni che non è possibile eludere, rao- portando di continuo ogni scelta all'alternativa seguente. Il lavoro della Corte si è iniziato con qualche ora di ritardo sul previsto, anche a causa del grottesco telegramma del coniugato-demente. Ma è realistico ritenere che fino a questo momento il collegio abbia preso in esame almeno i primi due periodi che. cronologicamente, dovrebbero essere racchiusi nel «memorandum». Anzitutto, l'istruttoria romana che si concluse con il rinvio a giudizio del gruppo anarchico, e la sentenza con la quale, il 23 febbraio del 1979, la Corte d'assise assolse dall'accusa di strage Pietro Valpreda e Mario Merlino. E' un riesame che, oggi, assume particolare valore dopo le conclusioni del p.g. Porcelli che, cancellando le conclusioni raggiunte all'epoca, chiede nuove condanne all'ergastolo. Immediatamente dopo, nel «memorandum» stilato dal dott. Caparello, compaiono una serie di punti che centrano gli aspetti fondamentali dell'istruttoria condotta dai giudici milanesi e culminata nel rinvio a giudizio della «cellula nera». Anche in questo caso, le verifiche che i giu¬ dici devono compiere sono di estrema importanza: si tratta di ripercorrere l'attività dei magistrati milanesi, dì riesaminare gli indizi e le testimonianze che condussero all'incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura. Terzo gruppo di quesiti — che probabilmente i giudici stanno affrontando in queste ore — è quello che riguarda l'istruttoria di Catanzaro, con il rinvio a giudizio di Guido Giannettini, del generale Gian Adelio Maletti (per favoreggiamento e falso), del capitano Antonio Labruna. Anche in questi casi ai giudici spetta l'immane compito di analizzare nuovamente i motivi delle condanne (in particolare, quella comminata a Giannettini) Solo entro oggi, si presume, la Corte d'assise d'appello potrà passare all'esame degli ultimi punti del «memorandum», quelli che riguardano la motivazione delle sentenze di primo grado e gli imputati minori. Qualche ora dopo, quando cioè i giurati avranno concluso la discussione ed espresso caso per caso il loro parere, si potrà sapere con una certa esattezza quando si potrà tornare in aula per conoscere la sentenza. Il presidente, Gambardella, si è impegnato a far avvertire i difensori (molti dei quali abitano lontano da Catanzaro) nel momento in cui, nella camera di consiglio, comincerà la stesura del lungo dispositivo. E' un lavoro che da solo richiederà sette, otto ore. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Catanzaro, Palestrina, Rieti, Roma