Più «part-time» è meglio

Più «part-time» è meglio Le proposte del Cnel per regolamentare il settore Più «part-time» è meglio In Italia vi sono 1.264.000 lavoratori a tempo parziale che rappresentano il 6,2% degli occupati - Uno strumento efficace per recuperare una buona parte del lavoro nero ROMA — In anticipo sulla fase cruciale del rinnovi contrattuali e in relazione a tre proposte di legge presentate alla Camera, il Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro presenta una serie di soluzioni concrete per il «part-time., il lavoro a tempo parziale che si va sempre più diffondendo nei maggiori Paesi industrializzati a seguito delle profonde variazioni nei sistemi di produzione e di distribuzione di beni e servizi. La Commissione lavoro e previdenza sociale, di cui fanno parte autorevoli rappresentanti delle parti sociali (da Vittorio Merloni a Luciano Lama, da Piero Boni che ne è il presidente a Massimo Alesi. Manlio Germozzi, Leonardo Romano, ecc.), ha approvato uno schema di «osservazioni e proposte, che verrà discusso e varato domani dall'assemblea plenaria convocata sotto la presidenza di Bruno Storti. Le conclusioni e l'ampia documentazione saranno, poi. trasmesse al Parlamento, al governo, alle organizzazioni degli imprenditori e dei lavoratori, come prezioso punto di riferimento per le trattative e i lavori parlamentari che si svolgeranno prossimamente sulla delicata materia. Un'indagine ha accertato che in Italia vi sono 1.264.000 lavoratori a .part-time, (circa il 6,2 per cento del totale degli occupati), di cui 808.000 donne e 456.000 uomini, mentre nei Paesi della Cee l'incidenza del lavoro a tempo parziale sullo stato complessivo dell'occupazione è del 9.4 per cento, con punte del 16,9 nel Regno Unito e del 17 per cento in Danimarca. Abbastanza diffuso l'orario ridotto in America, in Giappone, in Australia, in Canada, ma anche in alcuni Paesi dell'Est (Polonia, Romania, Bulgaria) dove norme contrattuali e legislative tendono a favorirlo nell'intento di assicurare un impiego al maggior numero possibile di persone. Nel nostro Paese, dopo un lungo periodo di incertezze e pregiudizi, sia le organizzazioni degli imprenditori che quelle dei lavoratori mostrano ora maggiore disponibilità al «part-time, e da più parti se ne sollecita una adeguata regolamentazione. Quale una esatta definizione del lavoro a tempo parziale e quali gli obiettivi? Il Cnel precisa che per lavoro a tempo parziale -si deve intendere il lavoro svolto in maniera regolare e volontaria durante una giornata o una settimana di lavoro con durata sensibilmente più corta di quella normale» stabilita nei contratti collettivi. Cinque gli obiettivi essenziali: 1) Dare sbocco ad una parte dell'offerta di lavoro; 2) Facilitare l'utilizzazione di tale strumento come fattore sussidiario di crescita dell'occupazione; 3) Consentire una relativa elasticità e flessibilità dell'organizzazione aziendale; 4) Recuperare una parte con- sistente del lavoro nero; 5) Agevolare l'adozione, nel quadro di una più razionale redistribuzione degli orari di lavoro, di orari di apertura al pubblico nei servizi di interesse generale, nel commercio al dettaglio e negli uffici aperti al pubblico, non coincidenti con i normali orari di lavoro. Il Cnel prospetta, poi, come in concreto — sulla base di una regolamentazione legislativa o contrattuale — dovrebbe essere disciplinato il «part-time». I lavoratori richiedenti una occupazione a tempo parziale dovrebbero essere iscritti nelle liste ordinarie di collocamento con apposita annotazione dell'ufficio e dovrebbe essere consentita una più estesa richiesta nominativa per particolari mansioni. La durata del periodo di prova dovrebbe essere analoga a quella per i lavoratori a tempo pieno; il numero di lavoratori a tempo parziale presso uno stesso datore di lavoro non dovrebbe superare un rapporto percentuale da stabilirsi in sede di contrattazione collettiva con riferimento al numero dei lavoratori a tempo pieno; per la retribuzione, dovrebbe valere il principio minimo della proporzionalità al tempo effettivo di | lavoro e per le ferie, i riposi e le festività si applicherebbe la disciplina vigente per il lavoro a tempo pieno. Altre disposizioni prevedono la risoluzione del lavoro a tempo parziale per gli stessi motivi stabiliti per il lavoro a tempo pieno, la corresponsione dell'indennità di anzianità commisurata ai periodi di prestazione effettiva e calcolata su ratei della retribuzione fissata per il tempo pieno, il diritto dei lavoratori a tempo pieno a trasformare i loro rapporti di lavoro in lavori a tempo parziale nei limiti e con le modalità indicati dalla contrattazione collettiva. Il Cnel, infine, riconosce l'utilità del «part-time- nella pubblica amministrazione «anche per facilitare l'organiszazione dei servizi in modo più rispondente alle esigenze degli utenti» e la possibilità di applicare in ogni settore e senza modifiche le forme assicurative sugli infortuni e le malattie professionali, l'invalidità la vecchiaia e i superstiti, la tubercolosi, la disoccupazione, il trattamento per le lavoratrici madri, la cassa integrazione guadagni. Dovrebbero essere, invece, adattate le disposizioni riguardanti il minimale retributivo e gli assegni familiari. g. c. f.

Persone citate: Bruno Storti, Leonardo Romano, Luciano Lama, Massimo Alesi, Piero Boni, Vittorio Merloni