Polititi e funzionari in agitazione per telefono di Musselli controllato

Polititi e funzionari in agitazione per telefono di Musselli controllato Scandalo petroli: voci e nomi incisi su nastri in mano ai giudici Polititi e funzionari in agitazione per telefono di Musselli controllato L'apparecchio del petroliere (latitante) era stato messo sotto «vigilanza» dal giudice Alessandrini, assassinato da Prima linea - La storia di una raffineria «addomesticata» VENEZIA — Si preparano sonni agitati per alcuni ministri, parlamentari, alti funzionari dei ministeri, pubblici ufficiali. Tutti amici e frequenti interlocutori al telefono con un personaggio ormai compromesso, il petroliere miliardario e latitante Bruno Musselli. Le loro voci, i loro nomi sono incisi in numerosi nastri in mano alla magistratura. Sono le intercettazioni telefoniche registrate dal 24 gennaio '79 sull'apparecchio di Musselli, rete di Milano, numero 4045371. Centinaia di chiamate, centinaia di nomi, frasi scottanti anche se qualcuna è in codice. Le registrazioni aprono uno spaccato su un certo modo di far politica e affari, sui rapporti tra classe dirigente e imprenditori senza scrupoli. Eccone alcune. 21 febbraio '79. Telefona a Musselli, Paolo Donat-Cattin (figlio del senatore democristiano). Viene fissato un incontro tra il petroliere e il senatore DonatCattin nella romana sede del¬ la de, a piazza del Gesù. 8-3-79: Musselli chiama la sua segreteria, chiede di «Carlo». La segretaria dice che Carlo è stato informato. Il petroliere aggiunge: al colonnello sono andati 150 buoni di benzina. 1 febbraio 1979: «Senti Bruno — dice l'interlocutore di Musselli — c'è la possibilità di acquistare 300 mila barili di petrolio indonesiano e 500 mila barili di petrolio cinese. Con l'affare indonesiano possiamo essere ricchi per tutta la vita». 9-3-79. Musselli dà appuntamento a Vanni Nisticò. all'epoca capo ufficio stampa del psi. Si lamenta perché Pilleri (presidente Agip) non gli dà il prodotto. Nisticò promette che farà teefonare a Pilleri da qualcuno. Tutto si sistemerà. Gli interlocutori privilegiati di Musselli in quel periodo sembrano essere gli esponenti democristiani e socialisti. Fra i de, ha particolare dimestichezza con gli uomini della corrente «Forze Nuove» di Donat-Cattin. Nelle registra¬ cestgsel«plagsèdcasrcta zioni compaiono spesso ì nomi dell'on. Vito Napoli, il braccio destro del capo corrente, di Ettore Bonalberti, uno degli uomini di fiducia di DonatCattin nel Veneto, due volte candidato alla Camera, nel '76 e '79. Ma anche negli ambienti psi, Musselli è ben introdotto. Frequenti le cene con Giuseppe Di Vagno, attuale sottosegretario all'Interno. Fra gli assegni di Musselli, sequestrati dalla magistratura, due erano per Di Vagno, venti milioni complessivamente. « Compensi per prestazioni professionali» si giustificherà l'attuale sottosegretario. Per avere dall'Agip il greggio che gli serve, il petroliere milanese si rivolge a Nisticò. Dal 24 gennaio '79, Musselli è piuttosto restio a parlare dal suo apparecchio telefonico. Mezze frasi, celati inviti agli interlocutori a non insistere, promesse che avrebbe richiamato lui più tardi. Perché tanta riservatezza? Il motivo c'è. Musselli sapeva di avere il telefono sotto controllo. Il giudice milanese Alessandrini aveva dato ordine ai carabinieri di intercettare le conversazioni telefoniche in partenza e in arrivo dall'apparecchio del petroliere il 24 gennaio '79, cinque giorni prima di essere ucciso da un commando di Prima linea, di cui faceva parte Marco Donat-Cattin. E quello stesso 24 gennaio, qualcuno (ma non si sa chi) l'aveva informato. Ma nonostante le precauzioni, il telefono di Musselli era sempre rovente. Telefonate di Sereno Freato (ex segretario di Moro), della segretaria del ministro Vittorino Colombo (altro de forzanovista), del suo capo gabinetto, Calabro, del colonnello Pasquale Urbano, comandante a Roma del secondo gruppo di polizia valutaria. A proposito di un altro parlamentare, il socialdemocratico Reggiani, Musselli si lascia sfuggire: -E' già in mano nostra». Ma il personaggio politico «di casa» nell'ufficio del petroliere milanese era Ettore Bonalberti che oltre a far politica lavorava come consu- lente alla Sipca di Bruino. altra società di Musselli, da cui sono usciti fiumi di petrolio di contrabbando. E' Bonalberti a intercedere presso Ammassari, direttore generale delle fonti d'energia al ministero dell'Industria, per ottenere un'autorizzazione che stava a cuore a Musselli. C'è da avere un finanziamento dalla Banca popolare di Milano? Bonalberti, al telefono, dice che «é intervenuto il ministro». Attualmente Bonalberti è responsabile per la de del settore sport e tempo libero. Che Musselli avesse potenti amicizie negli ambienti politici e ministeriali lo confermano le quattro comunicazioni giudiziarie indirizzate dalla magistratura milanese ad altrettanti funzionari. Sono sospettati di aver «addomesticato» il collaudo di una raffineria di Musselli, la Bitumoil, consentendo un contrabbando massiccio di prodotti petroliferi. I funzionari sotto inchiesta sono: l'ing. Salvatore Razzano (ministero dell'Industria), ing. Amedeo Caruso (ministero Finanze), dott. Alberto Girelli (direttore stazione sperimentale per i combustibili, di Milano), dott. Giorgio Giorgi (ministero dell'Industria). Guido J. Paglia

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