Volontari del terremoto di Remo Lugli
Volontari del terremoto Operano a gruppi organizzati e con compiti ben precisi Volontari del terremoto Sono diminuiti di numero, ma sono ben attivi e profondamente presenti nel tessuto sociale di questa nuova realtà - La Croce Rossa e la Charitas hanno i nuclei più numerosi Si allestiscono quaranta grandi prefabbricati per l'assistenza ai bambini e agli anziani DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AVELLINO — La fiaccola del volontariato non si spegne. Certo, nelle zone terremotate non c'è piti il traffico convulso dei primi giorni, quando da ogni parte d'Italia affluivano i soccorsi, mezzi, materiali e uomini. Era un andare e venire affannoso, confuso, con risultati spesso contraddittori: tanto da una parte, nulla dall'altra. Ora sulle strade si circola bene, le macerie più ingombranti stanno scomparendo, non ci sono piti tende, che erano assolutamente inabitabili nel clima rigido delle scorse settimane, sostituite dalle roulotte, dal box, dai container. Anche In campagna ogni casa, seppure in piedi ma lesionata, ha al suo fianco una o due roulotte. I volontari sono diminuiti di numero, ma ci sono, ben attivi, profondamente presenti nel tessuto sociale di questa nuova realtà del dopo terremoto, aiuti preziosi nella ricerca di un equilibrio per chi ha perduto casa, cose e, spesso, uno o più congiunti. Non esiste una mappa completa di tutti i vari gruppi, laici, religiosi o d'ispirazione religiosa, che operano nella vasta area terremotata della Campania e della Basilicata. Ci sono anche molti raggruppamenti stranieri: tedeschi, inglesi, canadesi, belgi, svizzeri. Ogni organismo mantiene la propria presenza costante attraverso una rotazione dei suoi uomini, o donne, con permanenze che variano dagli otto ai venti giorni. E c'è chi ha già fatto persino nove turni, con interruzioni, a volte, di appena due o tre giorni, solo per una scappata a casa. Volendo dare qualche esempio di questa manifestazione di solidarietà conviene incominciare dalla Croce Rossa, che per il suo carattere internazionale testimonia la vasta partecipazione straniera alla tragedia del nostro Sud. La Lega delle società Croce Rossa, 127 nel mondo, ha raccolto l'appello della Croce Rossa italiana concordando con essa un programma per la realizzazione di centri socio-assistenziali, cioè prefabbricati di 400 metri di superficie, idonei ad accogliere bambini e anziani, da installare nei comuni più colpiti. Saranno 32, cosi suddivisi: Germania Federale 8, Italia 5, Olanda e Gran Bretagna 4, Svizzera 3, Francia, Belgio, Polonia 2, Olanda e Svezia 1. Una prima di queste strutture, italiana, è già entrata in funzione a San Gregorio Magno. Tutte le altre, in via di realizzazione, saranno pronte entro aprile. La Germania, oltre a questo programma, interviene in sette comuni con un complesso di 323 abitazioni prefabbricate; strutture pesanti di 50 e di 65 metri quadrati, che dovrebbero avere una durata di 30-40 anni. Franz Stefan, coordinatore dei soccorsi tedeschi, che è qui con 120 uomini da gennaio, non nasconde un aspetto negativo della sua fatica. •L'unica cosa che abbiamo avuto dalle autorità italiane — commenta — astato l'elenco dei comuni sui quali intervenire. Noi stessi abbiamo dovuto affrontare il difficile compito delle trattative per la scelta delle aree e della relativa urbanizzazione. Cosi, all'inclemenza del tempo, s'è aggiunto l'ostacolo del disorientamento generale». Della Croce Rossa italiana, spiega 11 dottor Luciano Dionisi, responsabile dei soccorsi. si sono già avvicendati in zona alcune migliaia di crocerossine, volontari militari e pionieri civili. Le infermiere volontarie sono presenti negli alberghi, nei treni, sulle navi, nei villaggi ove sono ospitati i terremotati. A Lioni funziona una unità mobile che produce acqua potabile per un gruppo di paesi. Altro organismo molto efficiente è la Caritas, che raggruppa una ventina di movimenti di ispirazione cattolica, come Acli, Comunione e Liberazione, Azione Cattolica. Presenti attualmente sono circa mille tra uomini e donne, autosufficienti, vivono in roulotte o box. •Nelle stesse condizioni dei terremotati, mai migliori — dice il delegato regionale don Elvio Damoli, che ha lasciato il suo posto di cappellano nelle carceri di Poggioreale a Napoli per fare il coordinatore in zona —. Siamo qui al servizio della gente, una "presenza collaborativa", cioè non per fare assistenza e distribuire roba come nei primi tempi, di cui non c'è più bisogno, ma per aiutare la popolazione a reinserirsi nella vita. Abbiamo anche costituito delle cooperative di lavoro, come a Castelgrande, a Senerchia. La gente deve diventare protagonista, ha bisogno di attività, di sentirsi valorizzata». A Sant'Angelo dei Lombardi uno di questi gruppi Caritas, di Brescia, ha creato un'attività di recupero dei beni culturali e anche di formazione professionale. Spiega l'organizzatore, prof. Antonio Massarelli, che per dieci anni ha diretto una scuola di restauro e che in questo periodo di missione riscuote lo stipendio della propria scuola bresciana: «Con altri due istruttori abbiamo raggruppato 17 giovani del paese. In gennaio e Remo Lugli (Continua a pagina 2 in quarta colonna)
Persone citate: Antonio Massarelli, Elvio Damoli, Franz Stefan, Luciano Dionisi
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